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Linux intorno al mondo

28 Gennaio 2002

Linux intorno al mondo

di

Dall'Inghilterra alla Cina, alcune stimolanti prospettive l'open source

Quanto segue è una breve carrellata di iniziative in ambito Linux e open source che nel 2002 (e oltre) potrebbero davvero produrre buoni frutti.

In Gran Bretagna è stato avviato una ricerca di tre mesi per stabilire l’efficacia di sistemi desktop basati su Linux per le attività di polizia. L’indagine è curata dalla Police Information Technology Organisation, comitato governativo che fornisce servizi in ambito informatico e telematico all’apparato investigativo. In particolare si tratta di stabilire se il sistema open source sia in grado di garantire le elevati doti di sicurezza e stabilità richieste nel settore, oltre che risultare compatibile con gli attuali sistemi utilizzati. Il tutto ovviamente anche nell’ottica di ampi risparmi economici. Complessivamente il progetto interessa un massimo di 60.000 desktop computer dislocati negli uffici della polizia inglese e gallese. Tutto dipenderà dalle risultanze della ricerca, previste per fine marzo, mentre per il momento un portavoce del ha tenuto a precisare che “non è stato preso alcun impegno nei riguardi di Linux.”

Ancora in ambito governativo, ma all’altra parte dell’oceano, da segnalare l’iniziativa lanciata dal Cyberspace Policy Institute presso la George Washington University. Grazie ad accordi con la General Services Administration, struttura che fornisce servizi di information technology alle varie agenzie statali, nel corso dei prossimi 12 mesi verranno presentati ai rappresentanti di tali agenzie dei progetti basati su programmi open source e free software. Nello specifico questi riguarderanno le varie funzionalità dell’e-Government, ambito in cui cresce continuamente la domanda di prodotti efficaci ed a costi ridotti. Ogni sessione mensile sarà dedicata all’illustrazione in dettaglio di un paio di progetti open source, che potranno quindi essere prescelti e gradatamente utilizzati nei vari settori dell’e-Gov.

Interessante anche un’altra notizia in arrivo dalla Corea. Il governo si appresta ad acquistare 120.000 copie del software Linux Deluxe prodotto da Hancom. Una volta implementata, l’operazione consentirà il passaggio all’open source del 23 per cento delle macchine che oggi girano su programmi Microsoft. Trasferendosi su standard Linux in accoppiata con HancomOffice, il governo coreano prevede un risparmio complessivo di circa l’80 per cento, rispetto ai fondi necessari per l’acquisto di prodotti Microsoft. Tra l’altro, la Corea è uno dei pochi paesi al mondo in cui per molti anni Microsoft non è riuscita ad imporre la propria egemonia. Fino a tutti gli anni ’90 è stato il gruppo Haansoft, già noto come Hangul & Computer e proprietario del marchio Hancom, a produrre il pacchetto di wordprocessing più diffuso, accaparrandosi addirittura il 90 per cento del mercato. Ciò non si è però tradotto in incassi altrettanto elevati, vista la “comune” tendenza di quelle regioni alla copiatura e diffusione illegale dei programmi. Nel 1999 Microsoft tentò persino di inglobare Haansoft, ma l’operazione venne respinta da una feroce sollevazione popolare guidata da utenti e compagnie locali. Non va dimenticato che la Corea rappresenta pur sempre l’11. potenza economica al mondo e pur a fronte del riflusso finanziaria degli ultimi anni, rappresenta comunque un mercato assai più redditizio degli altri paesi asiatici.

Tra questi, da notare come la medesima combinazione tra impulsi patriottici e necessità di risparmiare sui costi continui a giocare un ruolo centrale in Cina, potenzialmente l’area più appetibile per la penetrazione informatica occidentale. Anche qui non mancano le indicazioni di precisi avanzamenti di Linux a danno del gigante di Redmond. Recentemente il gruppo Gartner ha fatto notare l’assegnazione di contratti per sei progetti governativi nella municipalità di Pechino ad altrettante aziende locali, mentre sono state respinte le offerte del settimo partecipante (Microsoft). Ancora, un recente rapporto dell’Accademia delle Scienze cinese segnala che, qualora tutte le entità governative dovessero adottare i prodotti Microsoft, la spesa generale sarebbe superiore ai 21 miliardi di dollari. Se invece si optasse per software realizzato in loco e basato su Linux tale cifra verrebbe drasticamente ridotta: meno di due miliardi di dollari. Elemento forse ancora più significativo, lo studio sottolinea come Windows offra la presenza di “un buco nella back-door di sicurezza che renderebbe il sistema vulnerabile agli attacchi degli hacker.”

Un trend confermato dalle analisi di IDC, secondo cui nel 2002 il sistema open source potrebbe davvero imporsi nell’intero paese. Ciò grazie, da un parte, alla notevole diffusione di nuovo hardware locale che gira su Linux, e dall’altra, al rampante interesse dell’imprenditoria nell’integrare il software open source nei vari livelli delle infrastrutture aziendali. Anzi, dopo il tentennamento dello scorso anno, esistono tutti i presupposti per cui nel 2002 Linux si affermi come opzione preferenziale per ogni tipo di business. Senza dimenticare come il recente ingresso della Cina nella World Trade Organization non mancherà di accelerare il boom delle spese per l’information technology, fino ad un più 25 per cento, sempre secondo il rapporto IDC dal titolo ‘Linux and China drive tech 2002‘. Il quale conclude, a scanso di equivoci, che ciò non significa affatto il tracollo di Microsoft nei paesi asiatici. Dove, rispetto agli anni passati, assisteremo piuttosto alla revisione e diversificazione del budget per l’informatica di apparati statali e commerciali. Il che non è certo poco.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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