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L’immaterialità stimola l’immaginazione

04 Gennaio 2012

L’immaterialità stimola l’immaginazione

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«Il digitale è, per costituzione, dalla parte del movimento», scrive Aberto Rollo, direttore letterario Feltrinelli, nella prefazione all'ebook di Fabio Brivio dedicato al mestiere dell'editor ai tempi del libro elettronico

Questa riflessione di Fabio Brivio sul lavoro dell’editor nell’era del digitale è innanzitutto utile. Ma è certamente qualcosa di più stimolante di un manuale. Non a caso l’ho chiamata “riflessione”. Siamo sull’onda di cui si parla nella bella epigrafe e dobbiamo capire quanto equilibrio dobbiamo conquistare e per quanto durerà, prima di cambiare tavola o prima che il mare cambi.

L’editor in era digitale si trova davanti a potenzialità enormi, non meno degli editori. Si tratta di capire su quali aspetti dell’attuale identità della funzione agiscono i cambiamenti e di monitorarli, consapevoli che non è in gioco la difesa della funzione ma la messa a fuoco delle strade che si aprono.

Una lezione bellissima sul rapporto fra creatività e tecnologia, l’hanno data e continuano a darla John Lasseter e la Pixar: la tecnologia è semplicemente una nuova matita molto costosa, dice Lasseter, ma la vera sfida sta ancora e sempre nella storia da raccontare. E la storia da raccontare nel caso Pixar si traduce in una serie di film d’animazione che intrecciano lo scatto di smaglianti idee narrative alla qualità delle invenzioni visive e della loro perfezione. La grandezza di tanto intrattenimento ha a che fare con un lavoro di squadra in cui nessuna funzione è consumata dalla sua specialità ma al contrario matura attraverso l’esposizione a specializzazioni diverse, che vogliono contaminarsi, o comunque confluire in un solo alveo produttivo. Insomma, l’avventura della Pixar sta lì a parlarci di come le professionalità si trasformano alla luce di esigenze “antiche”. Nulla è veramente nuovo. E tutto è profondamente nuovo.

Nell’editoria libraria il digitale è entrato come uno spettro – e non come una opportunità. Si tratta di invertire la tendenza. Come? Ecco. Fabio Brivio ci dà senz’altro una mano a immaginare una compatibilità attiva fra esperienza accumulata e esperienza da maturare all’interno del digitale. Quando dice che «si potrebbe smettere di pensare in termini di edizioni e cominciare a lavorare in termini di versioni», secondo la logica che, nel mondo dei software, governa le evoluzioni di un programma, introduce un deciso elemento di accelerazione al lavoro editoriale.

Il digitale è, per costituzione, dalla parte del movimento – che non significa necessariamente instabilità. Se nella costruzione di un libro scientifico è immediatamente evidente la funzionalità del versionare, in quella che ha a che fare con l’immaginazione la faccenda assume addirittura un risvolto ancora più innovativo e interessante. Editor e autore possono muoversi in un ambito che al confronto filologico fra edizioni diverse (vicario alla pubblicazione) può anteporre il percorso evolutivo per versioni successive. È una ipotesi. Forse immaginosa. Ma a questo e ad altri scenari possibili, le riflessioni di Fabio Brivio (pivotale il capitolo dedicato al fare marketing con i metadati) fanno pensare. L’immaterialità del digitale non è insomma quella dei fantasmi, quanto piuttosto quella che fa lavorare l’immaginazione.

Alberto Rollo
Direttore letterario
Giangiacomo Feltrinelli Editore


Pubblicato originariamente come prefazione a Il mestiere dell’editor di Fabio Brivio. Scopri la collana di ebook Apogeo dedicati all’editoria digitale.

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