Uno dei quotidiani italiani che meglio ha interpretato finora l’incontro-scontro dell’editoria con il digitale, ovvero Il Foglio, ha pubblicato ieri un articolo piuttosto duro sull’idea dei libri affidati al tablet invece che alla carta.
L’occhiello spiega impietosamente che mettere il tablet al posto dei libri veri rappresenta un bel modo per rincretinirsi fin da piccoli. Il succo dell’articolo arriva quasi subito:
I libri hanno diverse funzioni: si sottolineano, servono per prendere appunti, segnare un numero di telefono, fare le orecchie, lasciare impronte. Un libro va divorato, segnato, marchiato. Magari poi abbandonato – ma con il segno di sé impresso per sempre.
La chiusura ha richiamato alla memoria la campagna Sprint for Shakespeare lanciata dalle Bodleian Libraries – Università di Oxford – per tornare in possesso del First Folio del grande drammaturgo inglese.
Centinaia di donatori, il supporto dell’attrice Vanessa Redgrave e tanta determinazione hanno fatto raccogliere oltre ventimila sterline e acquisire la raccolta più antica delle opere di Shakespeare. La quale va purtroppo nota per la propria fragilità e testimonia peraltro in modo impagabile il rapporto del lettore con il volume, proprio per i segni di sé:
Le storie migliori sono forse quelle che racconta il libro stesso — le opere naturalmente, ma anche come sia stato stampato, rilegato, conservato ma soprattutto letto. Ha ancora moltissimo da dirci con le sue incisioni, la pessima qualità della carta, un poema manoscritto anonimo, un seme di mela schiacciato tra due pagine, di come “Re Giovanni” appaia a malapena toccato mentre “Romeo e Giulietta” sia stato letto fino alla consunzione.
Il libro del 1623, oltre che rientrato nella raccolta Bodleian, è stato anche digitalizzato e dal 23 aprile prossimo sarà liberamente disponibile e scaricabile gratuitamente per appassionati e studiosi.
Un caso nel quale i segni, morsi, marchi di cui parla Il Foglio nasceranno a centinaia, migliaia, ovunque nel mondo, ma su facsimili digitali, come l’originale non può – anzi, a rischio della vita non può più – consentire.
Certo non è personalizzazione analoga al leggere Romeo and Juliet fino allo sfaldamento della pagina. Grande sfida per i librai, gli editori e i lettori: pensare (e fruire!) creazioni digitali capaci di sfidare il cartaceo sulla personalizzazione e sul legame con un’opera.