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L’IBM non ha venduto macchine per i campi di concentramento nazisti

11 Ottobre 2002

L’IBM non ha venduto macchine per i campi di concentramento nazisti

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Dal Museo dell’Olocausto di Auschwitz arriva una notizia che solleva l’alone di collaborazionismo che aveva macchiato la famosa azienda informatica americana, IBM. Secondo quanto riportato, infatti, il sistema IBM venduto …

Dal Museo dell’Olocausto di Auschwitz arriva una notizia che solleva l’alone di collaborazionismo che aveva macchiato la famosa azienda informatica americana, IBM.

Secondo quanto riportato, infatti, il sistema IBM venduto dagli americani ai nazisti è stato utilizzato dagli stabilimenti IG Farben di Auschwitz-Birkenau in Polonia per gestire il personale, ma non nel campo di concentramento.

La notizia che fosse stato usato nel campo, risale ad un anno e mezzo fa riportata dal giornalista americano Edwin Black.

“Un ufficio Hollerith (il marchio con il quale venivano commercializzate le macchine prodotte dall’IBM) è presente nell’annuario telefonico interno della IG Farben – ha spiegato all’AFP un responsabile degli archivi del museo – disponiamo di un centinaio di file di vecchi operai degli stabilimenti, stampati da una delle macchine”.

“Questa macchina – continua il responsabile del museo – appartiene alla IG Farben. Si trovava nei baraccamenti dell’amministrazione dello stabilimento, a 7 km dal campo. Non c’è nessuna prova che il campo sia mai stato equipaggiato di una macchina IBM”.

“Pensiamo che nel 1944 – continua – un terzo dei 30 mila operaia della IG Farben fosse formato da prigionieri del campo di Auschwitz”.

Tra quello che è rimasto, comunque, nessuno dei file IBM di cui dispone il museo riguarda prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, anche se i responsabili non escludono l’esistenza di una cellula nell’amministrazione del campo incaricata di trasmettere a Berlino informazioni destinate ad essere inserite nel sistema.

Alcuni sopravvissuti avevano accusato la IBM di aver venduto alla Germania nazista macchine a schede perforate.
Queste macchine avrebbero permesso alle truppe tedesche, durante i pogrom del 1933 e del 1939, di essere estremamente precisi nella localizzazione degli ebrei e di altre categorie ritenute “inferiori”.

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