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L’era del dopo Napster

13 Novembre 2000

L’era del dopo Napster

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La storia, i fatti e i personaggi che hanno costruito il WWW, la killer application della Web economy.

L’accordo Napster-BMG non sembra aver gettato nella disperazione i numerosissimi fans dell’MP3 gratis. Certo, c’è chi grida al tradimento, alla svendita di una comunità di 38 milioni di utenti ad una odiata multinazionale del disco, ma c’è anche chi fa notare che l’abbonamento a Napster ipotizzato dal suo inventore Shawn Fanning (5 dollari al mese) non è poi una cifra spaventosa e che, cosa non trascurabile, garantirebbe la qualità dei file scaricati. Senza considerare che le alternative a Napster, a disposizione in rete, sono sempre più numerose.
Ma che ne sarà del più popolare software per la condivisione dei file?

In effetti, i termini dell’accordo ancora in via di definizione con il gruppo Bertelsmann non sono noti. Di concreto, per ora, c’è il fatto che la multinazionale ha ritirato la denuncia contro Napster per la messa in rete di brani coperti dal diritto d’autore. In futuro, secondo voci molto accreditate, Bertelsmann acquisirebbe il 58 per cento della società Napster Inc., trasformandola, di fatto, in una sua divisione per la vendita on line dei prodotti del gruppo. A cominciare, per ora, dalla musica.

Le due parti stanno studiando le soluzioni tecniche per permettere questa svolta che significherà la fine di Napster, almeno così come l’abbiamo conosciuto sinora. Anche se le FAQ sull’accordo Napster-Bertelsmann, pubblicate dal sito dell’azienda fondata da Fanning, lasciano planare qualche dubbio, appare altamente improbabile che l’accordo con la multinazionale dell’entertainment possa prevedere, accanto al servizio a tariffa legato alla BMG, il mantenimento dei server che permetterebbero, di fatto, di raggiungere e scaricare gratuitamente i brani di proprietà delle altre major. Un’ipotesi che significherebbe la sicura condanna di Napster nella causa intentata dalle multinazionali della musica: la difesa della società californiana, infatti, si è sempre basata sulla “irresponsabilità” dei proprietari del software rispetto all’uso che viene fatto del loro prodotto. Per Shawn Fanning ed i suoi finanziatori l’accordo con il gruppo Bertelsmann, al di là di una legittima volontà di monetizzare il successo della loro creatura, significa, dunque, anche mettere fine ad una vicenda giudiziaria dall’esito probabilmente infausto.

Napster Goes To Business, insomma. Un destino condiviso da Scour.com, un’altra comunità basata sul file-sharing (in questo caso di musica e video), e su un apposito software che aveva negli ultimi mesi riscosso grande successo. Portati in tribunale dalle multinazionali del cinema, un paio di settimane fa i dirigenti della società – per evitare grane giudiziarie- avevano preferito dichiarare fallita l’azienda che ora sarà acquisita da Listen.com. Chi investe in Listen.com? Tra gli altri, la Disney, la solita BMG, Warner e Universal.

E c’è da prevedere che le applicazioni commerciali del Peer To Peer aumenteranno in numero e qualità. Definita l’importanza di Napster pari a quella di Mosaic al tempo della nascita del browser, Pat Gelsinger, capo della divisione Tecnologia di Intel -nell’agosto scorso- annunciava l’impegno del gigante dei processori nella costruzione di architetture in grado di implementare appieno l’utilizzo del Peer To Peer. Un indirizzo condiviso ugualmente da IBM, Hewlett-Packard ed altre 15 aziende che, all’inizio dell’autunno, hanno dato vita al primo meeting del Peer-To-Peer Working Group. L’air du temp è stata annusata anche da Ray Ozzie, l’inventore di Lotus Notes, che – messosi in proprio- ha lanciato in questi giorni il suo Groove, un programmone di 10Mb, un po’ Napster ed un po’ ICQ, destinato esplicitamente alla condivisione dei file in ambito aziendale.
Queste, dunque, le “magnifiche sorti e progressive” del P2P e del file sharing? Ai milioni di utenti di Napster resterà solo la discutibile soddisfazione di aver partecipato, più o meno a loro insaputa, al più colossale Beta Testing avvenuto sulla Rete, naturalmente a profitto dei soliti noti? Improbabile.

A Chiariglione piacendo, l’Mp3 gratis rischia di avere ancora lunga vita in Internet. Certo, oggi è difficile dire se gli orfani di Napster convergeranno su un unico software grazie al quale trovare Pose Ton Gun dei NTM e Gotta Catch’em All dei Pokemon, o se, più probabilmente, si “spalmeranno” sulle numerose alternative oggi a disposizione. Né possiamo sapere se gli eredi di Napster reggeranno l’urto di milioni di nuovi utenti. Nei momenti più difficili della vicenda giudiziaria di Napster, quando il giocattolo sembrava lì lì per rompersi sotto i colpi della giustizia americana, quasi tutte le altre comunità, non sono riuscite a far fronte alla richiesta di collegamenti da parte di utenti alla ricerca di un sostituto del gatto con la cuffia. Chi vivrà vedrà, dunque. Ma vediamo quali sono oggi le principali alternative a Napster:

IMESH: permette di condividere ogni genere di file. Naturalmente la parte del leone la fanno gli Mp3 ma è possibile anche fare ricerche di Video, Immagini, Software e Documenti. A differenza delle ultime versioni di Napster ha una funzione di Resume che permette di riprendere, quando lo si desidera, i download interrotti. Lo stesso file, inoltre, viene scaricato presso più utenti contemporaneamente.

AUDIOGALAXY SATELLITE: Il software fa riferimento alla comunità Audiogalaxy. Il risultato della query propone oltre a quello ricercato anche brani dello stesso artista. Il Resume è automatico. A differenza di Imesh e dello stesso Napster sfugge ad alcuni firewall usati dalle aziende. Interfaccia un po’ spartana ma facilissimo da usare. È sempre più citato dai newsgroup dedicati allo scambio di Mp3.

NEWTELLA: A differenza dei software precedenti, Newtella -così come il quasi omonimo Gnutella al quale si ispira- non utilizza un server centrale per dirigere il traffico. Il solo modo di farlo sparire, dunque, è che i suoi utilizzatori non lo utilizzino più. Al contrario di Gnutella le sole ricerche consentite sono quelle di Mp3. È più semplice da usare del progenitore perché non è necessaria la ricerca di un primo host per collegarsi al network ma, come nel caso di Gnutella, il suo difetto è la lentezza.

I CLONI DI NAPSTER: Nascono nell’ambiente Open Source dal reverse-engineering dell’originale. In rete è possibile trovare una serie di server alternativi a quello costituito dagli uomini di Shawn Phanning. Le principali risorse sono OpenNap e Napigator. Naturalmente è necessario dotarsi di un programma client, il vero e proprio clone di Napster, che consente di attivare la ricerca. Ed anche in questo caso le possibilità non mancano. Tra questi Audiognome, NapAmp (un plug-in per Winamp), MyNapster, (tutti per ambiente Windows). Ma non mancano le applicazioni concepite per gli altri sistemi operativi.

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