Sul fronte dei Cd musicali protetti è guerra aperta in Francia tra industria discografica e consumatori. Anche se lo Snep (Syndicat national de l’èdition phonographique) ha confermato di non avere nessuna intenzione di ritirare dal mercato i Cd contenenti sistemi anticopia, i consumatori proseguono nelle loro azioni legali.
Dopo l’associazione UFC-Que Choisire (che ha fatto causa alla EMI) e l’associazione Consommation, Logement et Cadre di Vie (che ha protato in giudizio EMI, BMG e Sony), adesso è la volta della DDCCRF, la Direzione dipartimentale per il consumo, la concorrenza e la repressione delle frodi dell’Hauts-de-Seine, che ha deciso di portare, anche lei, in tribunale la EMI. Il motivo è sempre lo stesso: i dispositivi anticopia non permettono di leggere correttamente i Cd protetti su tutti i tipi di lettori e il consumatore non viene informato in alcun modo di queste limitazioni.
La scesa in campo della DDCCRF, almeno dal punto di vista simbolico, è significativa: la Direzione dipartimentale per il consumo, la concorrenza e la repressione delle frodi ha avviato un’azione penale, cosa che invece le associazioni del consumatori non avevano potuto fare, non disponendo di prove idonee.
L’azione della DDCCRF si basa su due punti principali: “l’inganno sulla qualità sostanziale del prodotto” e il mancato rispetto del diritto alla copia privata. L’accusa è stata ritenuta sufficientemente motivata e il procuratore di Nanterre ha fissato la prima udienza per l’inizio del 2004.
Intanto, è già stata risolta una questione preliminare: è l’editore del contenuto del Cd, e non il costruttore del supporto, a dover essere chiamato in causa per i problemi di lettura del contenuto stesso.
Intanto, Consommation, Logement e Cadre di Vie, che ha perso in primo grado la causa avviata contro BMG, non intende sotterrare l’ascia di guerra. L’associazione ha deciso di ricorrere in appello, continuando a raccogliere testimonianze di consumatori. Nel frattempo, però, la EMI, contro la quale l’associazione aveva vinto in prima istanza lo scorso giugno, ha deciso, anche lei, di ricorrere in appello.