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Le nuove forme della pirateria informatica

22 Gennaio 2003

Le nuove forme della pirateria informatica

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Pirateria informatica. Dalla Francia arriva l’allarme per nuove forme di criminalità che usano le recenti tecnologie delle telecomunicazioni per i loro misfatti. A lanciare l’allarme sono gli specialisti del Club …

Pirateria informatica. Dalla Francia arriva l’allarme per nuove forme di criminalità che usano le recenti tecnologie delle telecomunicazioni per i loro misfatti.

A lanciare l’allarme sono gli specialisti del Club de la Sécurité des Systèmes d’Information Français (Clusif), che raggruppa esperti della sicurezza di 300 grandi aziende francesi.
“Sia che siano frodi o furti di dati personali, attacchi di virus contro i server, casi di ricatto e estorsioni o anche frodi di carte di credito – spiega alla AFP il vicepresidente del Clusif, Pascal Lointier – constatiamo che le competenze degli hacker sono sempre più utilizzate dalla delinquenza organizzata”.

Dal canto suo, il governo francese ha adottato in consiglio dei ministri un progetto di legge “per la fiducia nell’economia digitale”, che raddoppia le pene e le ammende previste dal Codice penale contro gli autori di virus.

In Francia il mondo della cybercriminalità, mostra la debolezza nel cucirgli addosso leggi repressive. L’articolo del progetto di legge che prevede di punire la semplice detenzione di programmi che permettono di commettere infrazioni, ad esempio, è criticato dagli esperti. Secondo loro, un tale articolo permetterebbe di perseguire anche le vittime dei virus.

Altro problema, poi, è rappresentato dallo “spam”. Secondo un analista francese di Network Associates, azienda di antivirus, “la legge attacca lo spam, o l’invio massiccio di messaggi non richiesti, ma non potrà risolvere il problema, perché l’84 % dello spam proviene dagli Stati Uniti”. “Entro qualche mese – continua l’analista – un terzo dei messaggi elettronici sarà spam, con tutti i rischi di saturazione delle reti aziendali”.

Un altro specialista in frodi informatiche, si è “divertito” a raccogliere casi di furto di dati personali con l’aiuto dell’informatica, soprattutto negli Stati Uniti dove il fenomeno è più sensibile. Così, ad esempio, viene fuori che un certo Donald McNeese, che gestiva un database per la compagnia di assicurazioni Prudential, è stato arrestato nel marzo scorso per aver tentato di vendere i dati personali di 60 mila impiegati: o un agente speciale della Drug Enforcement Agency, che per mesi ha rivenduto informazioni personali a 80 dollari l’una a una società di investigazioni.

Insomma, i campi sono tanti e, recentemente, se n’è aperto uno sottolineato dal Clusif. L’organismo francese, infatti, ha portato l’attenzione sui rischi di intercettazione del traffico sulle reti Wi-Fi, che stanno spuntando un po’ dappertutto per permettere alle aziende e ai privati di connettersi a Internet senza fili.

Ormai, secondo quanto emerso dai dati del Clusif, cartine di queste reti, sovente insufficientemente sicure e i loro codici, sono disponibili su Internet. Senza parlare del fenomeno dei “warchalking”, i segni fatti con il gesso sulle strade per indicare i punti favorevoli in prossimità di una rete.

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