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Le memorie DRAM nel mirino dell’antitrust americano

21 Giugno 2002

Le memorie DRAM nel mirino dell’antitrust americano

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Le memorie RAM per i nostri computer, sono un po’ come il doping per gli atleti: più ce n’è, meglio è. Ma il loro prezzo subisce spesso oscillazioni, come il …

Le memorie RAM per i nostri computer, sono un po’ come il doping per gli atleti: più ce n’è, meglio è. Ma il loro prezzo subisce spesso oscillazioni, come il mercato dell’oro, cosa che ben conosce chi, per implementare la potenza di RAM sul proprio Pc, ha pagato caro queste tavolette elettroniche.

Queste “barrette energetiche” per computer sono da un po’ di tempo sotto l’occhio vigile della divisione antitrust del ministero americano della Giustizia (DOJ), che ha intrapreso un’inchiesta su possibili pratiche anticoncorrenziali dei fabbricanti di memorie DRAM. Un mercato che rappresenta circa 12 miliardi di dollari all’anno.

L’americana Micron Technology, numero due mondiale del settore, ha annunciato che coopererà pienamente all’inchiesta lanciata dal ministero americano, rendendo noto ai più l’inchiesta sul settore.

Il ministero ha confermato la notizia, anche se si è rifiutato di dare precisazioni sull’inchiesta.
“Posso confermare che il dipartimento antitrust porta aventi un inchiesta sul settore”, ha confermato un portavoce del ministero della Giustizia americano.

Gli analisti pensano che le autorità cerchino di determinare se le aziende hanno venduto memorie elettroniche a un costo inferiore al prezzo di rivendita.
Il settore, purtroppo, è abituato a questo tipo di sospetti e la stessa Micron Technology aveva accusato i suoi concorrenti asiatici di questo tipo di pratica negli anni ’80 e ’90.

Queste memorie dinamiche sono uno dei componenti più comuni presenti sui personal computer.
Permettono di scrivere, leggere, o riscrivere dati tante volte quanto è necessario a patto che la memoria sia alimentata di elettricità.

La coreana Samsung (a scrivere Corea mi viene il prurito alle mani), primo fabbricante mondiale di DRAM, ha anche lei confermato che la sua filiale americana ha ricevuto una notifica di inchiesta, come la tedesca Infineon, che ha confermato di essere stata contattata dalle autorità.

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