Si fa un gran parlare della satira in tv, vuoi per reclamarne una maggior presenza o per lamentarne le eccessive licenze. Ma come se la passa la satira online? A ben guardare nell’ultimo anno si è parecchio messa in mostra. Sono nate, infatti, o si sono consolidate realtà qualitativamente e quantitativamente significative: non il singolo blog di singoli autori, né il calderone umoristico per tutti i gusti. Ma autori, conosciuti o sconosciuti, che si sono coordinati per dar vita a siti organizzati, strutturati, con uscite frequenti, livello qualitativo alto, selezione dei materiali (non consueta online) e persino ambizioni: sinergie, modelli di business, collaborazioni.
Le novità
Il 2009 è ad esempio l’anno in cui esce Mamma!, sito di vignette e articoli satirici nato da autori più o meno esperti e giornalisti già attivi su altre realtà (il nucleo storico viene dall’esperienza di Paparazzin, inserto del quotidiano Liberazione, poi fatto fuori dalla direzione del partito), che vogliono provare a usare il web per qualcosa di nuovo e di diverso: creare una rivista autoprodotta su carta, che parta da una base solida di abbonati raccolta online. Cioè un modello commerciale diffuso (ma non in particolare per la satira, a quanto ne so) negli Stati Uniti, dove l’abbonamento è sempre stata un’entrata sicura su cui fondare poi altre entrate da una distribuzione territoriale, ma assai poco praticato da noi (sebbene, recentemente, con un certo successo dal Fatto Quotidiano). Questo progetto ha un’originalità indubbia, e vince subito il premio di Forte dei Marmi per la satira online.
Ma non è l’unico esempio. Nasce nel 2008, ma si afferma su uno standard qualitativo alto nel 2009 anche ScaricaBile, un pdf satirico che esce due volte al mese, in formato esclusivamente digitale e rigorosamente gratuito. Una vera e propria rivista, da sfogliare prevalentemente sui monitor. Nato in sordina, come un’operazione spontanea – in questo caso gli autori non hanno esperienze pregresse – il prodotto migliora numero dopo numero fino ad attrarre progressivamente autori e talenti più esperti, che contribuiscono a rendere il pdf un appuntamento di qualità ben oltre l’amatoriale, ormai meta stabile per molti appassionati (e spesso record di accessi, il giorno dell’uscita, su Issuu). Una vera rarità nel panorama online: perché si tratta di coordinare ogni due settimane autori di diversa provenienza, assemblare il materiale, selezionare, impaginare e distribuire. Non proprio uno scherzo.
Non solo vignette
Ma non sono gli unici esempi di vitalità online recente dell’arte satirica. Come dimenticare il sito di battute a tema proposte prima da un ristretto pool di autori e poi dagli stessi lettori, che prende forma nel forum e si trasferisce sul blog dopo selezione, come l’ormai celebre Spinoza? E, parallelamente, anche per le polemiche che dalle parti di Spinoza ha suscitato, la Palestra dei lettori di Luttazzi, che, orfano di televisione, si comporta da editor attento e pedagogico, nel selezionare, migliorare e pubblicare le battute dei lettori, tanto da annunciarne la versione cartacea da Feltrinelli.
Tanto rilevanti devono essere questi esempi, che infatti non sono sfuggiti a editori strutturati: il Foglio di Giuliano Ferrara ha deciso di aprire un concorso giudicato da Vincino e chiamato la Caverna, forse unico tentativo da moltissimo tempo di dare credibilità ad una satira se non proprio di destra, almeno non allineata al modello culturale classico della sinistra. Esempio subito seguito a ruota dal Virus dell’Unità, che ospita interventi di collaboratori già noti come Francesca Fornario insieme a interventi, video e vignette di lettori o pescati in giro per la rete. E dopo un rodaggio solo online si presenta al sabato sul giornale di carta, con interventi selezionati tra quelli giunti online spontaneamente dai lettori, alcuni dei quali, naturalmente, autori già noti.
Tutto questo senza contare iniziative di più lungo corso, come Il Quotidiano della Satira, Inserto satirico e molte altre. Questo fiorir di iniziative di livello, orientamento e formato diverso stupiscono anche per un’altra ragione: la scarsità di corrispettivi nell’industria stampata cartacea. Almeno, se si esclude l’eccezione del Vernacoliere, che sta tra il goliardico e il satirico, e che ha una storia e una collocazione così territorialmente marcata da essere forse un utile caso di studio, ma non un modello nazionale. E appunto il recentissimo, e dunque ancora da consolidare, Virus.
Le difficoltà dell’edicola
I fogli satirici non godono di buona salute da anni, e forse hanno addirittura anticipato la crisi dei quotidiani ormai conclamata. L’ultimo grande campione è stato il Cuore di Michele Serra, giacché le direzioni successive, tentando strade diverse anche perché pareva esaurita una certa stagione, non hanno incontrato il medesimo successo. Come i tentativi dei vari Comix, Par Condicio, Paparazzin, Emme. Tutti morti, per ragioni forse non sempre di mercato (come non sempre per ragioni di mercato magari erano nati). Sono comunque lontani i tempi di testate storiche come Il Male e Frigidaire: come il fumetto non seriale, la satira periodica non gode di buona salute. A differenza di quanto accade in Francia e Spagna, che vedono trionfare in edicola giornali come Charlie Hebdo (sebbene in difficoltà dopo l’uscita verso insospettati lidi sarkoziani dell’ex direttore Philippe Val e l’espulsione del disegnatore storico Siné, accusato di antisemitismo, il quale ha addirittura dato vita ad un clone di Charlie Hebdo dal nome simile – Siné Hebdo – e dalla grafica identica) oppure lo storico Le Canard Enchainé, più raffinato e letteralmente di culto presso un pubblico che lo prende sul serio come si prendeva sul serio il primo Cuore in Italia. Oppure ancora El Juenes, esempio barcellonese di satira che sopravvive in edicola in un paese che ha conosciuto dittature più recenti delle nostre.
Le prospettive future
Insomma, come per i quotidiani d’informazione, la satira non ha fortuna su carta, ma sta tentando una riscossa sul web. È una fase passeggera? Si troveranno modelli sostenibili? Il progetto di Mamma, che punta a costruire una rivista indipendente, è sicuramente interessante e da seguire con attenzione. E paradossalmente, molto “2.0”, seppur su un’altro fronte, è anche il tentativo dell’Unità di ridurre i costi sfruttando lo spontaneismo online (modello assai criticato da sinistra: chissà che ne pensano i neomarxiani alla Carlo Formenti di questo approccio così neo-post-liberista alla «wikinomics» del giornale gramsciano). Simile a quello di Luttazzi, se vogliamo. Mentre ScaricaBile, dopo aver suscitato il riconoscimento e l’interesse del Mucchio Selvaggio, che in cambio di qualche banner l’ha spedito in bundle ai propri abbonati digitali per alcuni mesi e contribuito così alla sua diffusione e credibilità, pensa a forme di merchandising per dare concretezza a un’operazione sorprendentemente vitale.
Nelle prossime settimane seguiremo queste iniziative più da vicino, in una serie di incontri con i responsabili, per parlare di modelli di produzione indipendente di prodotti culturali di qualità in un momento di forte crisi come questo. Manterranno la vitalità iniziale? Evolveranno verso modelli consolidati? E la stampa “strutturata” che ne pensa? Ne può trar giovamento? Le può cannibalizzare, sfruttare, sostenere? Vien da pensare a come molte fanzine degli anni ’70 e ’80 abbiano trovato una pur faticosa sostenibilità nel tempo, fino a diventare magazine a tutti gli effetti. Quale ruolo può avere la rete, oggi, per supportare modelli del genere? Non lo scopriremo prima di qualche anno, ma possiamo almeno iniziare a discuterne.
Disclaimer. Chi scrive è coinvolto come collaboratore in alcune delle esperienze citate: Scaricabile, Mamma!, Emme, Cuore, La Caverna.