Sono passate molte settimane dall’11 settembre, eppure sotto quello che rimane delle due torri gemelle del World Trade Center cova ancora un incendio che si nutre dei mobili, dei computer e quant’altro è ancora sepolto dalle macerie.
Su tutto questo, su quello che i newyorchesi chiamano “Ground Zero”, vola costantemente un piccolo aereo. A bordo sono state installate una videocamera a visione termica, una videocamera digitale e un sofisticatissimo radar-laser per sorvegliare cosa ancora sta covando sotto il suolo.
È, a detta degli esperti, il più lungo incendio che abbia consumato un palazzo commerciale nella storia degli Stati Uniti. Un fuoco che non può essere attaccato direttamente e che i pompieri cercano di circoscrivere.
Per poterlo fare si affidano agli “occhi” di sofisticatissimi apparati forniti da una società privata, che raccoglie i dati analizzati in tempo reale da geografi dell’università newyorchese.
La società si chiama EarthData, specializzata da 50 anni nelle misure terrestri prese dal cielo. “Dal 15 settembre a oggi abbiamo sorvolato il Ground Zero tutti i giorni”, spiega Bryan Logan, presidente della società.
È l’unico mezzo aereo autorizzato dalle autorità a sorvolare a bassa quota la zona, normalmente vietata al sorvolo.
Appena arriva sulla zona, la telecamera a visione termica si attiva. Rileva le differenze di temperatura e permette di far apparire subito, sulla cartina del disastro e con una approssimazione di 50 centimetri, le zone più calde in rosso, le più fredde in blu con tutte le sfumature.
Compito del radar-laser, invece, consiste nel proiettare fasci laser sulle macerie in modo da costruire un’immagine molto precisa a tre dimensioni.
“Grazie a questo – spiega Logan – possiamo sorvegliare le zone franose giorno per giorno: si muove? Slitta? Queste attività potrebbero mettere in pericolo i soccorsi”.
I dati cosi raccolti vengono inviati velocemente al Centro per l’analisi e la ricerca di informazioni spaziali (CARSI) dell’Università di Hunter, a New York e escono sotto forma di cartine tridimensionali a colori.
Le cartine sono state molto utili ai pompieri e agli altri che lavoravano intorno alle macerie perché davano punti di riferimento, permettendo di localizzare meglio i crateri e gli ammassi.
“Le immagini termiche permettono di determinare dove cova il fuoco – spiega Sean Ahearn, direttore del CARSI – sorvegliamo anche i danni subiti da tutta la costruzione e i progressi nei lavoro di abbattimento”.
La durata eccezionale dell’incendio viene spiegata dal NYFD (New York Fire Department) dal fatto che dispone di immense riserve di combustibile e alimentato in modo ristretto ma regolare da correnti di ossigeno che penetrano tra le macerie.