Grazie a HyperRecord e al co-finanziamento della Comunità Europea, nell’ambito del programma Cultura 2000, è stato possibile realizzare il progetto di un nuovo sistema di catalogazione che prevede di riunire online le Collezioni Capitoline andate disperse nel corso dei secoli e di ricostruirne la storia per «trovare una soluzione al problema della catalogazione, tramite l’interconnessione di diversi istituti», ha spiegato Claudio Parisi Presicce, responsabile del progetto. Infatti, HyperRecord è un sistema che si occupa della connettività non solo tra musei, ma anche tra istituti e altri enti, mettendo in comunicazione i differenti mondi informatici, offrendo accesso alle stesse risorse informatiche attraverso il Web, definendo comuni protocolli e identici formati per il loro salvataggio e l’identificazione. Il sistema rappresenta un insieme di protocolli, formati e linguaggi che vanno concordati a priori. I singoli moduli possono essere diversi da una implementazione all’altra, è però indispensabile che funzionino nello stesso modo e che comunichino nella stessa lingua, anche se gli enti utilizzano database diversi.
«Una sede espositiva antica come quella dei Musei Capitolini, deve fare i conti con una massiccia documentazione di prima mano: per questo, il sistema scelto si è imposto il vincolo del software open source, necessario al fine di far dialogare schede e immagini con documenti di prima e di seconda mano ed essere sempre aggiornato», ha aggiunto Parisi Presicce.
Sono molti i documenti messi a disposizione e già presenti nel sistema. Si tratta dei cartacei conservati nell’ufficio catalogazione, i testi relativi alle circa seicento sculture dei Musei Capitolini, gli inventari storici dell’Archivio Storico Capitolino (il più antico risale al 1627) e i documenti della Commissione Archeologica Comunale dal 1872 al 1922. Tra i progetti futuri, è in programma l’inserimento di altri documenti all’interno dalla banca dati, come gli inventari storici del 1627, 1634, 1671, 1692 e 1697 e quello del Magazzino Archeologico all’Orto Botanico del 1891; i Giornali delle scoperte di tutti gli oggetti avvenute tra il 1875 e 1901, divisi per aree di provenienza; i Cataloghi Annui degli oggetti entrati nel Museo; le Schede Fotografiche realizzate tra il 1950 e il 1990 e la documentazione fotografica che accompagna le relazioni di restauro.