Conosciuta soprattutto per i processi intentati contro MP3.com e Napster, la RIAA si butta contro le radio diffuse online.
“SoundExchange” è il nome del progetto che la RIAA vuol far nascere unilateralmente per raccogliere le royalties da chi diffonde musica online: insomma, dai Webcaster.
In effetti, questa materia sfugge ai difensori dei diritti d’autore.
Per recuperare il terreno, perciò, si appoggiano al Digital Millenium Copyright Act dell’ufficio dell’US copyright Office, adottato nel 1998, che stabilisce che i Webcaster devono pagare i diritti d’autore.
Pronta sul nastro di partenza, la RIAA sta scaldando i motori per partire alla ricerca dei soldi perduti.
Ma la guerra non è vinta in partenza. Infatti, si troverà di fronte altri contendenti agguerriti, come la DiMA (Digital Media Association, che raggruppa i Webcaster) e gli artisti riuniti in numerose associazioni, tra le quali la Future Of Music.
E queste ultime si domandano a quale titolo la RIAA si accaparra questo ruolo.
Ma il pretendente più spinoso, sembra essere rappresentato dall’associazione degli editori di musica che rivendica niente meno che il 15 % degli introiti dei “Webdiffusori”.
Da qui il comportamento schizoide che vede alcune e-emittenti come Spinner, iCast o il gruppo FMCities.com chiudere i battenti, e altre, come Yahoo! radio fare accordi con la RIAA e mettere in pericolo la posizione di altre radio per la negoziazione delle percentuali.
Da parte degli artisti, poi, alcuni sono preoccupati dal fatto che da tutti questi accordi, vengano tagliate fuori le piccole etichette indipendenti.
Insomma, un bel grattacapo che, speriamo, sia risolto in via amichevole e non, come accade spesso, nelle aule di tribunale.