Fotocamere digitali, cellulari di ultima generazione, Pc portatili e collegamenti Internet wireless sono solo un assaggio dell’arsenale multimediale che sta tenendo sotto tiro il segreto militare. E questo proprio nel momento in cui l’esercito americano, sotto accusa per gli scandali delle torture ai prigionieri iracheni in sua custodia, vacilla.
“È un dato di fatto. Questi apparecchi saranno presto disponibili per tutti “, constata il generale Peter Pace, numero due dello stato maggiore interarmi americano.
Numerosi soldati, infatti, comunicano ogni giorno con i loro parenti via e-mail e tengono giornali personali sul Web, i cosiddetti Blog.
Finché non rivelano la loro posizione esatta in Iraq e i loro ordini di missione, possono raccontare la loro vita di tutti i giorni in territorio iracheno. Questo offre immediatamente al mondo intero prove in immagini di guerra.
Copiate, scambiate, diffuse tra soldati e civili sul posto, le immagini sono anche arrivate tra le mani di giornalisti.
“Di colpo, i militari devono controllare non soltanto la stampa ma anche i commilitoni – spiega Steven Barnett, insegnante di comunicazione alla Westminster University di Londra -. Questo potrebbe avere un impatto notevole sull’organizzazione militare del futuro”.
Si preannuncia la medesima rivoluzione comunicativa che avvenne all’epoca della guerra in Vietnam. Le fotografie scattate all’interno della prigione di Abou Ghraïb hanno, per il cittadino, lo stesso impatto comunicativo delle prime immagini provenienti da Saigon e diffuse dalla televisione negli anni ’60.