Pekino ha pubblicato le regole destinate a controllare il contenuto dei siti Web cinesi. Il ministero dell’Informazione e dell’Industria si impone come il “grande regolatore” di Internet.
Un passo avanti e due indietro, la Cina si occupa di Internet.
Il ministero dell’informazione pubblica, infatti, le prime leggi sulla diffusione di contenuti sul Web.
Secondo queste regole, i fornitori di contenuti su Internet in Cina devono ricevere l’avallo del ministero prima di creare società comuni o avere cooperazioni con aziende straniere.
La quotazione in borsa all’estero per società cinesi di Internet dovrà, ugualmente, essere approvata dal ministero dell’Informazione e dell’Industria e non solamente dalla commissione cinese di sorveglianza della Borsa, come nel passato.
La Cina ha autorizzato la partecipazione di società straniere nelle aziende cinesi di Internet fino al 50 % del capitale, nella prospettiva di adesione all’Organizzazione mondiale del commercio.
Le nuove regole in vigore stabiliscono che tutti i nuovi fornitori di contenuti dovranno ottenere un permesso dal ministero dell’informazione e che le aziende già esistenti dovranno fare lo stesso entro un periodo di 60 giorni dalla data di pubblicazione del testo di legge.
I fornitori di contenuti saranno anche tenuti a impedire la diffusione di “contenuto illegale e sovversivo”, essendo responsabili come chi lo ha diffuso.
I contenuti che offuscheranno la reputazione della Cina, che propagheranno idee, incoraggeranno il separatismo o mineranno il potere politico, saranno puniti dalla legge.
I fornitori di contenuti, poi, saranno tenuti a fornire quello che diffondono o informazioni sui loro utenti ogni volta che l’autorità glielo chiederà.
Il governo cinese è favorevole allo sviluppo tecnologico di Internet, ma teme la diffusione di contenuti pornografici e soprattutto, di idee politicamente “sovversive”.