Intel ha comunque contestato le accuse dell’Antitrust giapponese, secondo cui avrebbe violato le leggi antimonopolio e ostacolato il suo compatriota e competitor Advanced Micro Devices.
“Possiamo accettare l’ordine di cessare ogni attività promozionale, ma siamo rispettosamente in disaccordo con le autorità giapponesi e con la loro interpretazione dei fatti”, ha dichiarato Chuck Mulloy, portavoce di Intel, aggiungendo che il gruppo non ha alcuna intenzione di modificare le sue pratiche commerciali fuori del territorio nipponico. Ha poi aggiunto che le promozioni sono un’ottima cosa per gli acquirenti di PC
Intel ha precisato che le è ancora consentito proporre promozioni o sconti sugli acquisti di grandi quantità.
Accettando di dare seguito all’ingiunzione giapponese, Intel ha voluto evitare di avviare una procedura giudiziaria che potrebbe durare molti anni e che rischierebbe di indebolire la sua posizione in un paese in cui ha realizzato, l’anno scorso, un fatturato di tre miliardi di dollari. Il gruppo controlla, infatti, quasi il 90% del mercato giapponese dei microprocessori.
La vicenda
In seguito a denunce di AMD e di Transmeta, nell’aprile 2004 gli investigatori giapponesi avevano perquisito tre edifici di Intel. La Commissione ha successivamente ordinato alla società americana, tre settimane fa, di cessare dall’abbinare sconti e promozioni alla percentuale di chip Intel utilizzati nei computer dell’impresa cliente. Secondo la Commissione, infatti, la filiale giapponese del gigante americano avrebbe fissato soglie del 90 e 100%, superando le quali gli acquirenti beneficiano di prezzi molto interessanti.
AMD ha salutato la decisione giapponese con molto entusiasmo. Il gruppo, la cui quota di mercato in Giappone è crollata dal 25% nel 2002 al 10% alla fine dell’anno scorso, ha denunciato questa stessa pratica di Intel alla Commissione europea che, per il momento, sta esaminando la documentazione.
Il mercato europeo è molto più importante per il gigante dei processori, avendo rappresentato l’anno scorso quasi il 25% del suo fatturato, pari a 34 miliardi di dollari.