Apogeonline: 1. Come differisce L’enciclopedia delle scienze dal consueto libro per bambini che vogliono imparare? Ci sono state particolarità nel tuo lavoro di traduzione di questo libro?
Martina Fabbri: Il principale punto di forza che ho identificato in questo libro è il modo in cui sono stati organizzati dall’autrice i vari vocaboli: sono divisi per aree tematiche ma sono anche tutti legati tra loro, creando una lunga collana di parole e spiegazioni, dalla prima all’ultima pagina, che permette di veicolare bene anche il concetto di interconnessione che lega tutte le discipline scientifiche tra loro. Inoltre, le illustrazioni di Vicky Barker sono davvero belle e intuitive per corredare il testo.
L’aspetto del tradurre che ho trovato più stimolante e sfidante è stato cercare di mantenere la veridicità scientifica, seppur semplificata essendo un testo per bambine e bambini, dei concetti racchiusi dalle parole presentate. Nella sua riduzione della complessità il libro resta fedele alle verità scientifiche.
2. Si parla di STEM, anzi, di insegnare le STEAM oramai da anni ed escono libri pienamente allineati con questi concetti. Da quanto puoi vedere, la scuola ha recepito almeno in parte le esigenze dell’acronimo? La A di Art, in particolare, riceve della considerazione?
Insegno alle scuole superiori, dove l’interdisciplinarità è un concetto necessario ma lontano, ancora, dall’essere raggiunto appieno, purtroppo. Come primo impatto, conciliare le discipline scientifico-matematiche con l’arte o comunque con un approccio nuovo e diverso da quello che si applica da decenni, sembra uno scoglio insormontabile ai più, ma ci sono molti validi colleghi che si mettono in gioco, sperimentano e provano a innovare. È difficile, certo, ma, per citare il padre della Scienza, eppur si muove.
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3. Tra i movimenti di opinione c’è anche quello che vuole l’intero concetto STEAM come una forzatura promossa dalle multinazionali allo scopo di penetrare nel mondo della scuola per vendere e profilare. Che cosa possiamo dire su questo?
Mi sembra un punto di vista molto estremizzato. Negli ultimi anni è di certo cresciuto l’interesse alle discipline STEAM, e questo ha creato movimento nel mercato, come è normale che sia in una società capitalistica. Però, a mio parere, la penetrazione e l’influenza che si vuole esercitare oggi sulla scuola pubblica riguardano altri aspetti, molto più incentrati su un appiattimento degli apprendimenti in generale, non solo sull’esaltazione o l’attenuazione di certe discipline.
4. Ci sono parti più coinvolgenti e soddisfacenti al momento di insegnare le STEAM, e altre invece più ostiche per gli studenti o per gli insegnanti?
Sicuramente sì, a nessuno può piacere e risultare facile qualsiasi ambito di una materia. Da chimica, il mio metodo di insegnamento parte sempre da lì per poi allargarsi alle altre discipline scientifiche. Propongo ai miei studenti una visione atomocentrica della scienza. E forse proprio la chimica, assieme alla matematica, sono le discipline che spaventano già solo per il nome che portano. Ma che, molte volte, sanno piano piano conquistare le studentesse e gli studenti e ritagliarsi un posticino nel loro cuore.
5. Sempre parlando di multinazionali, è facile trovare percorsi di studio sponsorizzati da grandi aziende e magari grandi atenei, che vogliono insegnare le STEAM fin dall’età prescolare. Funzionano?
La maggior parte degli studi in merito all’apprendimento oggi dimostra che già nella prima infanzia (3-5 anni) bambine e bambini hanno la possibilità di sperimentare e sviluppare liberamente capacità e aspirazioni, e che perdere apprendimenti in questa fase può causare ripercussioni a lungo termine.
6. Qual è stata la parola più divertente da sviluppare ne L’enciclopedia delle scienze?
Coprolite, ovviamente. La me bambina avrebbe amato trovarla spiegata in un libro!
7. È un testo da scuola o da famiglia? È possibile pensare che i bambini possano scoprirlo da soli, grazie alla sua struttura?
È un testo che si adatta bene in entrambi i casi. Lo vedo molto ben utilizzabile in classe alla primaria come ausilio per introdurre in maniera colorata e figurata gli argomenti scientifici, sia come libro da utilizzare a casa per stimolare la curiosità. Il modo in cui è scritto e strutturato permette anche la fruizione autonoma da parte di bambine e bambini, che possono muoversi tra le varie categorie e spostarsi da un vocabolo all’altro grazie ai richiami a nuove e diverse parole.
8. Che cosa serve a un insegnante, ma anche a un genitore che voglia accompagnare un bambino alla scoperta del mondo STEAM?
Pubblicazioni, strumenti digitali, giochi didattici (che a mio parere hanno da sempre un grande valore educativo) che permettano di guidare le bambine e i bambini verso un apprendimento efficace e duraturo, che in particolare per i più piccoli e le più piccole deve prevedere anche una parte di divertimento.
9. C’è molta discussione attorno alle modalità migliori di utilizzo di hardware e software in classe. Un libro come questo può essere accompagnato dall’utilizzo di media digitali o rappresenta piuttosto un momento specifico di apprendimento non necessariamente legato ad aperture verso Internet?
Funzionerebbe benissimo in versione digitale e interattiva, che permetterebbe di potenziare l’aspetto visuale e l’esplosione dei vocaboli per approfondirli.
10. A chi consigli L’enciclopedia delle scienze?
Davvero a tutti. La regalerò ai miei amici che hanno figlie e figli e la sto già consigliando anche ai colleghi di ogni ordine e grado.
Immagine di apertura di Jeswin Thomas su Unsplash.