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Informazione: contro o con?

15 Aprile 2002

Informazione: contro o con?

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Il bivio tra informazione e controinformazione è stato l'oggetto di un seminario tenutosi all'Università di Torino l'11 aprile scorso, al quale hanno partecipato alcuni "addetti ai lavori": Vittorio Pasteris, Zenone Sovilla, Francesca Paci e Salvatore Romagnolo

Tra le più vistose deformazioni che il sistema dei media “ufficiale” (stampa, TV e radio) ammette al suo interno, c’è lo scarso impegno per l’approfondimento e la qualità. E tra le più importanti conseguenze, la ricerca di modalità diverse per fare “un’altra” informazione, con il contributo delle nuove tecnologie. Si tratta, perciò, di scegliere tra l’informazione istituzionale e questa informazione alternativa o “controinformazione”, come viene definita.

Il dibattito svoltosi all’Università di Torino, si è focalizzato soprattutto sulla Rete e sulle possibilità che offre. Internet è, infatti, al centro dei cambiamenti in corso nel sistema mediatico: la bassa soglia d’ingresso, i costi fissi piuttosto contenuti e le semplici competenze tecnologiche richieste, hanno permesso e favorito la nascita di gruppi informativi costruiti “dal basso”.

Molti nuclei autogestiti si sono così proposti nel loro insieme come sistema “contro” e indipendente. Per molti versi, i tratti dell’attuale panorama ricalcano quelli dell’epoca delle “radio libere” degli anni ’70. Unico mezzo di comunicazione che in passato sia riuscito a offrire spazio all’iniziativa “dal basso”, la radio è stata però col tempo equiparata al funzionamento commerciale degli altri media, anche in conseguenza dell’innalzamento della soglia d’ingresso (per lo più tecnologica).

I grandi poteri commerciali stanno ormai accorciando le distanze anche sul Web, che però garantisce ancora un buon margine di sopravvivenza all’autogestione. Il network indipendente può rappresentare così una via di fuga dagli eccessi del sistema editoriale, che appiattisce la qualità e annulla l’approfondimento.

Occhi puntati anche sul rapporto che si viene a creare tra l’ordine costituito dell’informazione e il mondo “underground”. La maggiore attenzione riservata ai siti della controinformazione (tra i tanti esempi, Indymedia.org), considerati ormai dai media ufficiali alla stessa stregua delle fonti tradizionali, suggerisce una riflessione: non si tratterebbe più di una “contro” informazione, quanto di un’informazione “integrata”.

Un esempio di relazione stretta tra sistema consolidato e nuovi percorsi dell’informazione è il progetto Non Luoghi, punto d’incontro tra operatori del settore presentato durante il seminario. Non Luoghi si propone come una critica dall’interno, con l’obiettivo di dar voce ai professionisti del giornalismo costretti spesso a subire frustrazioni e pressioni di natura “aziendale” (quando, cioè, l’attenzione è sul profitto, a scapito della qualità: “se l’informazione paga è quella giusta, viceversa, se l’inchiesta costa troppo non si fa”).

Niente a che fare con l’antagonismo, qui. Si cerca, anzi, una soluzione per andare al di là delle sole fonti istituzionali, preoccupandosi meno della sensibilità degli inserzionisti e più per la qualità e l’indagine. Questa, secondo i fondatori del progetto, è la strada verso l’informazione democratica, che apre anche un canale alla pari tra chi fa giornalismo e chi no, attivando forme di partecipazione alla diffusione di notizie da parte di tutti.

L’informazione non può e non deve essere considerata, e tanto meno concepita, come “prodotto”. Deve restare un “servizio” e in quanto tale deve fare riferimento e dare credito a tutte le testimonianze a disposizione. Tra queste non va perciò escluso Internet con i suoi circuiti della controinformazione, che può portare alla luce competenze ed esigenze sommerse. Naturalmente, ciò non dispensa chi fa giornalismo dall’obbligo imprescindibile di verificare quanto appreso.

Tema scottante rimane quello dell’indipendenza tipica di queste nuove agenzie informative. In realtà, ciò che rende indipendente un’informazione, e quindi la svincola da legami con secondi fini estranei alla natura della notizia (la volontà di un gruppo commerciale o il pensiero di una corrente politica), è proprio questa testimonianza allargata che va a comprendere sia le fonti ufficiali, sia le registrazioni e i resoconti “ai margini”.

Infine, due ordini di problemi emergono nel dibattito che da tempo si sta svolgendo intorno a questi temi. In primo luogo, come viene garantita l’attendibilità delle notizie? La soluzione può essere individuata nella necessità di sviluppare una forte professionalità. I gruppi che in passato hanno acquisito credibilità e autorevolezza (si è citato il caso di Radio Popolare) hanno dimostrato di essere prima di tutto seri professionisti. Questo ha permesso loro di ottenere uno spazio via via maggiore nel sistema, pur mantenendo l’indipendenza.

In secondo luogo, come è possibile finanziare l’attività senza “sporcarsi le mani” (facendo cioè ricorso a inserzioni e pubblicità)? Spesso, i siti di informazione alternativa sono frutto di puro volontariato, in altri casi invece sono appoggiati da associazioni di vario genere. Il filo conduttore è sempre lo stesso e viene indicato come il percorso da seguire anche in futuro: un forte spirito di iniziativa. Proprio grazie all’iniziativa “dal basso”, oggi sono attivi e funzionanti diversi centri che forniscono informazione specializzata e spesso “oscurata” nei media tradizionali. Si tratta di vere e proprie agenzie di informazione indipendenti che sopravvivono economicamente producendo notizie (il più delle volte rivendute a terzi sottoforma di servizi giornalistici).

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