L’agenzia stampa Nuova Cina ha pubblicato una nota dove scrive che i cybercafè in Cina hanno ottenuto una nuova omologazione dalle autorità se equipaggiati di un sistema di controllo online dei siti consultati dagli utenti.
Questi luoghi di ritrovo e comunicazione hanno subito una forte campagna di repressione e “rettificazione”. Più di 17 mila dei circa 94 mila cybercafè presenti in Cina sono stati chiusi e più di 28 mila hanno ricevuto una dilazione per mettersi in linea con le nuove disposizioni, mentre più di 48 mila erano a norma.
Per essere a norma bisogna che sia installato sui computer presenti nei luoghi pubblici “un software di gestione per la sicurezza dei cybercafè” che “registra le pagine visitate, blocca l’accesso a siti cattivi, protegge contro le informazioni pericolose e aiuta i gestori dei cybercafè nella gestione e registrazione delle connessioni”.
Una digressione: è la stessa, identica motivazione che è presente in molte aziende, pubbliche e private, per l’uso dei computer connessi alla Rete.
Torniamo a bomba.
“Questi locali – spiega ancora l’agenzia – possiedono un sistema online di segnalazione alla polizia e di identificazione delle registrazioni per aiutare le autorità competenti a sorvegliare la sicurezza delle informazioni online e offline nei cybercafè”.
Questi cybercafè sono frequentati, secondo statistiche ufficiali, da più del 20 % degli internauti cinesi, circa 452 mila persone. Alcuni di questi, dice l’agenzia, soprattutto giovani “si abbandonano a giochi malsani che colpiscono gravemente i loro studi”.
E meno male che non li fanno diventare anche ciechi…