Occorre tornare sul quinto compleanno di iPhone, perché non è ancora chiaro a tutti quale sia stata effettivamente l’innovazione, anche traumatica, che ha portato.
Comprensibile. È andato in confusione perfino Clayton Christensen, l’autore di The Innovator’s Dilemma, che così ha trattato iPhone un lustro fa:
The iPhone is a sustaining technology relative to Nokia. In other words, Apple is leaping ahead on the sustaining curve [costruendo un telefono migliore]. But the prediction of the theory would be that Apple won’t succeed with the iPhone. They’ve launched an innovation that the existing players in the industry are heavily motivated to beat: It’s not disruptive.
Facile credere allora che Apple avesse deciso di entrare nel mercato cellulare con un cellulare migliore degli altri. Invece, ha riassunto John Gruber di Daring Fireball, lo ha fatto con un computer portatile migliore degli altri. Migliore e innovativo non perché fosse più veloce, potente o efficace, ma perché era sempre con noi e sempre connesso. Per il resto non faceva neanche il copia e incolla e le sue funzioni di telefonia erano inferiori.
Solo che iPhone non era in concorrenza con i cellulari, ma con i portatili. Stava ai cellulari come il computer sta alla macchina per scrivere, niente concorrenza ma scavalcamento.
È incredibile come nessuno dei costruttori abbia allora seriamente compreso la situazione. Negli anni Palm è deceduta lasciando una eredità marginale; Rim è in caduta a vite ed è legittimo chiedersi se a fine 2013 esisterà ancora nella forma attuale; Nokia compirebbe un miracolo se si risollevasse dopo essere entrata nella zona dei margini negativi, da cui nessun costruttore cellulare è mai tornato nel medio periodo.
Oggi Amazon, Google e persino Microsoft, l’azienda software per antonomasia, costruiscono apparecchi con schermo a tocco e in tutte le case si parla di app, gergo inesistente prima del luglio 2008.
In cinque anni iPhone ha demolito un mercato enorme e lo ha riplasmato, costringendo aziende miliardarie con anni di esperienza e quote di mercato elevate a ridefinirsi o scomparire.
Alcuni, come Kevin Roose sul magazine New York, hanno salutato iPhone accusandolo di stare rovinando tutto.
D’altro canto la risposta degli acquirenti, ai modelli di Apple così come a quelli Android che condividono la stessa filosofia di base, è indiscutibile. Negli Stati Uniti il mercato degli smartphone è al 50 percento della penetrazione e non si vedono segni di saturazione.
Viene piuttosto da chiedersi, visto che Apple non ha inventato alcuna tecnologia esclusiva per arrivare al primo iPhone e chiunque avrebbe potuto progettarlo, che cosa stavano vendendo le aziende tradizionali di cellulari, visto come il pubblico ha scelto di dimenticarsene in fretta.