Certe cose è certamente meglio dirsele a quattr’occhi, lontano da orecchie indiscrete, date retta a me. Ma in un tempo dove la comunicazione via e-mail sta affiancandosi alla comunicazione verbale fatta di persona, al telefono (o per i più esagitati, al telefonino) tante cose vengono scritte al posto di essere dette a voce.
E così l’e-mail può lasciare il suo segno (anche se sembra eterea perché viaggia nello spazio) e inguaiare il malcapitato di turno.
Delete è il verbo
Eccovi un piccolo campionario di e-mail dimenticate negli hard-disk e poi, incidentalmente, finite sotto gli occhi di chi non avrebbe dovuto sapere, fino alle aule dei tribunali.
Ho a disposizione tre esempi, relativi al caso del secolo, MICROSOFT vs. NETSCAPE.
Farò la traduzione dall’inglese in maniera molto letterale, meglio che appaia un poco strana, ma esatta nel significato. Con certe cose non si scherza. L’italico é mio.
Caso 1, i fatti: dopo l’uscita di Win 98 le acque si sono un poco placate, ma il processo continua. La Microsoft si prepara a schiacciare Netscape sotto il peso del suo monopolio commerciale.
Ed ecco il commento del vice presidente della MICROSOFT Paul Maritz, che in una e-mail (che ora é stata accettata come prova nel processo) si lascia sfuggire: “GLI TAGLIEREMO VIA (alla Netscape) LA RISERVA D’ARIA. TUTTO QUELLO CHE LORO STANNO VENDENDO, NOI LO REGALEREMO”.
Monopolista? Eh sì… Certo, sono cose che si pensano, e si dicono pure, ma in questo modo diventano prova a carico nel processo.
Caso 2, la controparte: anche in casa Netscape si dicono cose che sarebbe meglio tenere per sé. Il fondatore e CEO (Chief Executive Officer) della Netscape, James Clark, consiglia a un executive della Microsoft: “LEI POTREBBE OTTENERE UNA POSIZIONE (di lavoro) SIMILE IN NETSCAPE, CON LA POSSIBILITA’ DI MIGLIORARLA NEL FUTURO”. Ma il presidente James Barksdale che sarebbe subentrato di lì a poco non fu informato di questa piccola apertura.
Caso 3, ancora in casa Microsoft, dove decisamente si parla troppo. E qui è addirittura il buon Bill Gates che in una e-mail racconta un incontro appena avuto con Scott Cook, CEO della Intuit.
La Intuit (che per chi non la conosce, si occupa di software gestionale, software per la contabilità di piccole e medie aziende e di gente comune che vuole farsi i conti in tasca di quello che guadagna e spende) ha appena cominciato a distribuire l’ultima release di “QUICKEN”, il suo software di punta, offrendo Netscape Navigator gratis incluso nel suo CD.
E Bill Gates racconta: “… SONO STATO CHIARO CON LUI, DICENDOGLI CHE SE C’ERA UN PIACERE CHE NOI POTEVAMO FARE PER LUI, CHE AVREBBE POTUTO COSTARCI QUALCOSA COME 1 MILIONE DI DOLLARI, NEL CASO CI FOSSE STATO UN CAMBIO DI BROWSERS (nella distribuzione del loro software), NEI PROSSIMI MESI, IO SAREI STATO DISPONIBILE A FARLO”.
Traduzione dal dialetto di Seattle: “qui c’è un milione per te se togliete Netscape dal CD del vostro software e mettete Internet Explorer”. Un pourboire da un milioncino di $$, come ai tempi del sig.Bonaventura? Tutto il mondo è paese.
E a questo punto, visti i fatti:
Un’analisi ed una lezione da imparare.
Eh sì, una volta che le parole vengono scritte, possono lasciare il segno. E la giustizia americana si sta tuffando a pesce su queste prove cibernetiche.
Ma che fare? Alcune ditte si stanno già seriamente occupando di risolvere il problema. Un software (BURN-IT p.es.), di cancellare, ma cancellare sul serio, “bruciare”, tutto quello che vogliamo eliminare per sempre dal nostro hard disk.
Vale la pena ricordare che quando si “cancella” un file, in realtà viene solo ignorato da quel momento in poi il punto dell’HD dove quel file si trova, ma lui è sempre lì. Un po’ per volta potrà essere sovrascritto da altri file, ma a volte, anche a distanza di giorni, è possibile recuperare integralmente dei file cancellati per sbadataggine.
Altre aziende stanno trovando soluzioni per conservare i dati che a volte, però, sono molti.
Un esempio: una grande compagnia, con circa 60.000 utenti dell’e-mail tra dipendenti e collaboratori, nella sua rete Intranet e Internet, può tranquillamente generare 500.000 messaggi al giorno. Da riempire un HD al giorno, se si considerano anche gli attachment.
Conservare il tutto? Può sempre servire come prova, ed é pur sempre un riferimento. E se venissero fatte delle leggi che obbligano a catalogare e conservare tutto questo materiale?
In questa indecisione generale, altre ditte (la O’Shea, ad esempio) stanno proponendo possibili soluzioni “all’Italiana”. Suggeriscono di archiviare tutti i messaggi con mezzi “all’antica”: microfilm, carta. Un avvocato ci penserebbe certamente su due volte prima di richiedere di visionare certi dati, se rischiasse di vedersi recapitare nel suo studio un TIR di documenti stampati.
Ma una soluzione al nostro desiderio di riservatezza c’è: cancellare, cancellare e ancora cancellare. E se poi non resistete alla voglia di raccontare a un collega di lavoro che siete andati a letto con la moglie del direttore, fatelo davanti ad un buon bicchiere di birra: chi beve birra campa cent’anni, chi non lascia strascichi a volte pure.