Che cosa si ottiene combinando il management dei tempi interstiziali, la letteratura, internet (magari mobile) e la pubblicità? Al momento direi che si ottiene DailyLit, uno dei pochi servizi via email a cui sto dando ultimamente un po’ retta. L’assunto di base: le persone leggerebbero di più, se ne avessero il tempo e se avessero qualcuno che le stimola. Tutti noi abbiamo libri che vorremmo leggere, ma la cui mole ci spaventa (nel mio caso la Summa Zoologica di Alberto Magno, 1.920 pagine).
Di qui l’idea di DailyLit: fondare un servizio che via email, quotidianamente, ci invia un breve capitolo dell’opera che abbiamo scelto (tra le non moltissime nel catalogo, siamo attorno ai mille titoli, un discreto numero dei quali i soliti grandi classici). Chiaro, potremmo tranquillamente reperire le stesse opere attraverso il Project Gutemberg o, nel mondo palmare, su uno dei molti siti che mettono a disposizione spesso gratuitamente migliaia di testi. La differenza, qui, sta nel concetto di facilitazione, che è il vero servizio del servizio.
Tornare alle origini
Come una specie di mamma, DailyLit non solo ci prepara un leggero snack letterario (garantito dal tempo di lettura non superiore ai 5 minuti), ma ogni giorno ce lo sottopone con regolare puntualità, in modo da impedire che noi lo si dimentichi. Che poi, tutto sommato, è un ritorno all’antico: moltissimi grandi libri, da Dickens a Sherlock Holmes passando per i feuilleton o i Tre Moschettieri, hanno in realtà visto la luce per la prima volta proprio pubblicati a puntate su quotidiani e riviste, serializzati, erogati a pagamento in forma regolare e in piccole dosi, sull’antica carta.
Non solo, per non lasciarci nessuna scusa, le email che quotidianamente riceviamo possono essere in un qualche modo ottimizzate per una più comoda lettura sul palmare o il telefono. La versione che ho visto per l’iPhone in effetti non è male, anche se va detto che io sono anni che leggo libri sul palmare, e il passaggio dal Treo all’iPhone già mi ha cambiato non poco le carte in tavola, con mia grande gioia di lettore. Il tutto, è ovvio ha i suoi costi – dato che Daily Lit non ha al momento sponsor o generosi donatori privati (tutti noi, in sostanza), molti dei suoi testi sono disponibili solo a pagamento: e siamo tra i 5 e i 10 dollari (mica poco).
Entra qui in gioco, come al solito, la pubblicità, che rende gratuito il costoso e si trova servito in cambio, almeno in teoria, un pubblico attento e soprattutto selezionato; quelli che leggono un libro mica sono degli abbrutiti. E in teoria esiste il potenziale di segmentare e differenziare il pubblico della nostra pubblicità per tipo di libro e per titolo. Di modo che possiamo sintonizzare e contestualizzare il contenitore media ai toni e alla personalità della nostra marca, sponsorizzando a seconda dell’affinità dello stile con i valori del nostro brand.
Al momento l’attività è di tipo sperimentale, con un paio d’aziende che hanno deciso di testare il modello. Un racconto di Natale di Dickens è stato, appropriatamente, sponsorizzato da un’azienda di biglietti d’auguri, mentre libri più seri portano il messaggio di una gioielleria. La presenza pubblicitaria è discreta, poco intrusiva, una accettabile tassa da pagare per accedere al servizio. Da capire, poi, quanto funzioni. Ma questo è un problema comune a quasi tutte le attività “for profit” della rete.
Ovviamente, all’attività core del sito si affiancano gli ormai inevitabili servizi di community, di creazione del milionesimo nostro profilo, dell’ennesimo flusso su Twitter, sull’obbligatorio spazio per condividere e commentare, leggere le recensioni user generated, partecipare ai forum di discussione, costruire e gestire le liste delle nostre letture (cosa che a me è sempre sembrata leggermente paranoico-ossessiva).
Sempre più schermo
Al di là della notizia in sé, ecco che la pubblicità muove un ulteriore passo verso quello che per millenni è stato sostanzialmente un’area intoccabile, quello dei libri. E un ulteriore passo in avanti verso la dominazione dei display, quei tanti display che in molte forme e device costituiscono sempre più l’interfaccia attraverso cui fruiamo di notizie, di entertainment, passiamo il nostro tempo – a scapito dei mezzi tradizionali. E, quindi, delle pubblicità su quei mezzi.
Dato che L’Aberto Magno su DailyLit non c’è, mi sto leggendo Guerra e Pace. Considerando che me lo hanno cortesemente suddiviso in 663 parti, un paio d’anni e ce la dovrei finalmente fare.