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Il grande ritorno dell’Amiga

02 Settembre 1999

Il grande ritorno dell’Amiga

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Per la prima volta dopo molti anni, l'Amiga è di nuovo al centro dell'attenzione. Qualcosa che è ben più che una passione indimenticabile.

In questo momento esiste un diffuso imbarazzo a parlare di Amiga, un imbarazzo del tutto diverso dalla precedente paura di essere scherniti dedicando tempo ad una tecnologia “morta”. Per la prima volta, dopo anni, Amiga è al centro dell’attenzione dell’intera stampa specialistica (Wired, Forbes, citando numerose riviste tecniche d’eguale qualità ma minor prestigio) e non (Wall Street Journal). In un “momentum” agitato da annunci, voci, grida e speranze, è imbarazzante fare previsioni. In ogni caso, per chi non se ne fosse accorto, la notizia è che gli amighisti sono ben dentro la “nuova società dell’informazione”.

Incredibile: finalmente la comunità Amiga è tornata a pensare, informarsi e sbattere la testa, grazie ad aziende quali ATI, MIPS, SUN. Chi potrà più accusarli di essere gli scemi del villaggio, se il villaggio in cui adesso vivono è il mondo intero? Chi potrà deridere Amiga, ora che sembra tornare di prepotenza a giocare tra i grandi nomi? Da quanto tempo prestigiosi giornali internazionali ne avevano perso le tracce? Checché ne dica Fleecy Moss (ex dipendente di Amiga Int che ha aspramente criticato la politica societaria), la nuova gestione ha trasportato virtualmente la comunità Amiga nel mondo dell’Informazionecontemporanea. Ma quando il futuro arranca, quando l’avvenire è incerto, emergono tremende forze che tirano verso il passato.

Dove sono queste forze? Qualcuno le identifica in Phase5 (produttrice di schede acceleratrici Amiga e “cacciata fuori del gioco” dai nuovi piani di Collas, presidente della società), ancorata all’idea di un sistema “vecchia maniera”: acceleratori PowerPC, tecnologia personalizzata, computer per Alpha Geek. Un’idea sicuramente più vicina ad Amiga così come lo conosciamo, e resa più concreta dall’alleanza con QNX (la società che avrebbe dovuto fornire il kernel per i nuovi Amiga, sedotta ed abbandonata in favore di Linux da Amiga Int).
Concettualmente simile la posizione di Iwin Corporation, che avrebbe riprogettato l’intera architettura di Amiga, ipervitaminizzandola con dual processing, DVD, PowerPC, e quanto altro serve ad un professionista della videografica.

Al di là di tali scelte tecniche, finora a “fare i fatti” è toccato sempre agli utenti Amiga. E oggi “essere amighista” significa molto più che soltanto utilizzare questa determinata tecnologia. È vero: c’è chi per esigenze particolari o per curiosità, lavoro e formazione passa ad utilizzare anche il PC e/o l’iMac. Eppure poi li si vede bazzicare sul canale chat #Amigaita, alle fiere Amiga, in AmiWorld. Innegabilmente, gli utenti di questo computer presentano un fortissimo legame affettivo, che va oltre il puro campanilismo.

È noto che gli amighisti presentano uno spiccato senso comunitario. Avete un problema con Amiga? Telefonate all’amighista più vicino e questi sarà disposto a fare chilometri e chilometri per sistemarvi il comnputer, gratis. Oppure potreste rivolgervi ad un user group (composto di volontari, come AGI), ottenendo il medesimo risultato al medesimo prezzo. Aprite una rivista a caso, MicroComputer, e trovate una rubrica su Amiga curata da amighisti desiderosi di comunicare quanto possono del proprio computer. Collegatevi ad Internet e troverete decine di riviste di qualità professionale, con collaboratori sparsi per il mondo, che lavorano gratuitamente.

La passione per Amiga è così intensa, duratura, vitale da potersi paragonare ad una vecchia amicizia. È fondata sull’impegno costante, arricchita dalle esperienze fatte e da fare, alimentata dalla stima di chi conosce e apprezza questi sforzi. Gli amighisti vogliono dar vita un modo più umano di guardare all’informatica, grazie alla forza dell’idealismo e alle iniziative concrete, ricreando quello che Amiga è stato (e per molti rimane tuttora): un sistema semplice da utilizzare, potente e adattabile con facilità alle proprie esigenze, personalizzabile all’inverosimile e dotato di un non so che di magico.

In una sola parola, essere amighista significa ‘”essere” qualcosa. Non importa quanti megahertz hai, quanti gigabyte possiedi, importa quello che sei.
“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”, diceva il Mahatma Gandhi. Gli amighisti si sentono investiti di questa “missione”, forse un po’ assurda ma che sembra divenire sempre più reale. E se tale cambiamento avverrà, non sarà per i giochi di potere di una grande società ma per questo sentimento di evangelizzazione che da sempre contraddistingue chi ama Amiga.
Un ulteriore passo in questa direzione è stato compiuto creando l’Amiga Advisory Council, una via preferenziale per comunicare ai vertici societari le esigenze, le speranze e le necessità della comunità Amiga, servendosi di suoi rinomati membri (come l’italiano Luca Danelon).

Un ritorno in grande stile, anzi meglio: la continuazione di una passione più che duratura.

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