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Il GPS per tracciare mappe psicogeografiche della città

13 Dicembre 2002

Il GPS per tracciare mappe psicogeografiche della città

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Succede ad Amsterdam. Un gruppo di designer artisti ha utilizzato la tecnologia satellitare per una sperimentazione tra reale e virtuale in cui gli abitanti si fanno utenti di una sorta di interfaccia urbana.

L’evoluzione della tecnologia è fatta e plasmata anche da sperimentazioni artistico-filosofiche che ne sanno mostrare significati nuovi. Significati che nulla hanno a che fare con la tecnica, ma possono ugualmente svelare nuovi strumenti e nuovi utilizzi della tecnologia nella società.

In occasione della esposizione “Maps of Amsterdam 1866-2000” all’Amsterdam City Archive Esther Polak e Jeroen Kee hanno studiato un progetto che si è concluso (nella sua fase operativa) il 4 dicembre scorso. Si intitola Real Time e ha utilizzato la tecnologia senza fili per tracciare i percorsi che le persone fanno nella città.

Il progetto ha dotato per due mesi gli abitanti di Amsterdam che hanno voluto aderirvi di un palmare con trasmettitore GPS annesso, proprio per mappare la città come viene vissuta dagli spostamenti personali. Durante i due mesi infatti (dal 3 ottobre al 4 dicembre 2002) tutti gli abitanti di Amsterdam sono stati invitati a dotarsi di questo palmare dotato di collegamento gps progettato dalla Waag Society.(sullo schermo del palmare l’utente poteva anche visualizzare il proprio percorso).

“Ogni cittadino ha un’invisibile mappa della città nella sua mente. Il modo con cui ciascuno sceglie di spostarsi nella città è determinato da questa mappa mentale. Questo progetto tenta una visualizzazione delle mappe mentali così ipotizzate attraverso i movimenti volontari degli utenti della città”. In questo modo gli autori spiegano questo progetto che mostra in una sola città tante diverse psicogeografie individuali e altrettante collettive.
Mappe urbane che non corrispondono agli edifici e alle strade ma agli spostamenti delle persone.

Gli artisti usano non a caso il termine users della città invece di abitanti. Perché in qualche modo lo spazio urbano, che va riprogettato in base all’esigenze dei suoi abitanti, può essere concepito come una sorta di interfaccia, che quindi deve essere usabile. Tracciando i percorsi che le persone compiono in questa sorta di interfaccia si possono capire molte cose su come modificarla.

L’interfaccia, infatti, è sì un concetto che è stato approfondito nell’ambito informatico, e ancora di più nella riflessione comunicativa e cognitiva relativa all’interazione tra l’uomo e la macchina informatica, ma i tanti studi sull’interazione hanno in qualche modo indotto a una rivisitazione del rapporto dell’uomo in generale con gli oggetti e anche con gli ambienti. Seguendo nuovi approcci di analisi non è più solo interfaccia lo schermo del computer e i vari componenti informatici, ma è interfaccia ogni cosa attraverso cui l’uomo interagisce con delle entità dotate di senso. In una prospettiva semiotica, ogni elemento del mondo è interfaccia.

Il concetto di interfaccia diventa quindi basilare per ogni tipo di design e rivisita la progettazione non solo delle vecchie tecnologie e degli oggetti (telefoni, segnaletica, pubblicità, televisori, elettrodomestici, guide, ecc), ma di tutti gli ambienti e in particolare di quegli ambienti in cui la funzione comunicativa è determinante per la comprensione degli stessi (i musei, gli uffici pubblici, gli ospedali ecc, ma in generale anche la città).

Ogni spazio architettonico può essere osservato sotto questo punto di vista e poiché la forma e la collocazione degli edifici influisce sui contenuti e sulle attività che essi contengono (pensiamo alle scuole, agli ospedali, alle fabbriche, alle case, alla pianificazione urbanistica), la progettazione degli spazi ha un significato comunicativo molto influente. La storia dell’architettura e dell’urbanistica del resto conoscono esempi eclatanti di come errori comunicativi nella progettazione abbiano contribuito a creare disagi sociali ed emarginazione.

Il progetto RealTime ha riscosso molto successo dalla critica, è stato nominato da Doors of Perception come finalista del Open Doors Grand Prix ed è stato nominato per il Dutch ISOC Award nella categoria net-art.

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