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Il computer invisibile si nasconderà nei muri di casa

05 Luglio 2000

Il computer invisibile si nasconderà nei muri di casa

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Un gruppo di circa 200 ricercatori del celebre MIT (Massachusetts Institute of Technology) sta lavorando ad un progetto, denominato Oxygen Alliance, il cui fine è rendere i computer che conosciamo e usiamo praticamente invisibili, come appunto l'ossigeno.

Computer, quindi, che perdono la fisicità dell’hardware e che possono librarsi nell’aria, finalmente liberi da quell’ingombrante zavorra di case e periferiche (scanner e stampante in primis). Il percorso che va verso la progressiva smaterializzazione del tradizionale Pc è in corso da decenni, e non deve quindi stupire. Microchip, portatili, palmari, plastiche trasparenti, laptop, Wap non sono che alcuni esempi dell’inarrestabile evoluzione tecnologica che converge verso la miniaturizzazione: al Mit avranno quindi pensato che l’ultima frontiera fosse quella di far sparire il computer, renderlo un ectoplasma, un’entità fantasmatica.

Per questo progetto il MIT riceverà fondi per 50 milioni di dollari dal governo (soprattutto il Ministero della Difesa, sempre all’avanguardia nel settore, fin dagli albori di Arpanet) e da aziende private tra le quali spiccano Acer, Delta Electronics, Hewlett-Packard, Nippon Telegraph, Nokia e Phillips.

L’obiettivo dell’alleanza è di staccare le persone dal desktop e di realizzare un network, una rete appunto invisibile e senza fili, utilizzabile a casa, in ufficio, in macchina, praticamente ovunque. I desktop attuali verranno sostituiti da piccoli apparecchi portatili e le unità di lavoro scompariranno all’interno dei muri o del soffitto dei locali. L’utente potrà comunicare col computer tramite la voce, senza l’interfaccia di un mouse o una tastiera, e quindi solo col linguaggio naturale.

Fare di più facendo meno” è questo il motto del progetto che vuole portare computazione e comunicazione nella vita delle persone, in modo pervasivo ma naturale e necessario come l’aria. Meccanismi anonimi porteranno a noi la tecnologia in ogni circostanza; non saremo quindi più noi a portarcela dietro come un bagaglio pesante ma spesso indispensabile. Queste unità si personalizzeranno automaticamente in nostra presenza, trovando per noi le informazioni che cerchiamo e adattandosi alle singole esigenze. Pervasivo, nomadico, invisibile ed eterno: con questi quattro aggettivi, Oxygen pone altrettanti paletti alle proprie ambiziose velleità.
Inoltre il progetto, al fine di aumentare la produttività del ricevente, farà uso di tre principali tecnologie dalla parte dell’utente:

  • di automazione: offrono meccanismi semplici da usare e adattivi verso compiti ripetitivi e automatici (come per esempio regolare il termostato in casa)
  • di collaborazione: consentono il formarsi di collaborazioni spontanee le quali soddisfino i bisogni di persone che tendono a muoversi molto.
  • di conoscenza: permettono di accedere ad un’enorme mole di informazioni adattate alle esigenze di ciascuno.

Il progetto sarà diviso in diverse sezioni:

  • Enviro 21s: comprende quelle unità composte da sensori, microfoni e telecamere costruite all’interno di case, uffici e veicoli che raccoglieranno e distribuiranno informazioni.
  • Handy 21s: un apparecchio portatile con schermo video, una telecamera e un sistema GPS (Global Positioning System) per interagire con Enviro e da portare con sé. Questa unità riunirà le attuali funzioni di un telefono cellulare, computer portatile, radio am/fm, tv e telecomando.
  • Net 21: una rete che permetterà agli utenti Oxygen di condividere le informazioni in modo collaborativo e che permetterà a Enviro e Handy di comunicare tra loro

La parole chiave emergente dal progetto è quindi convergenza: una progressiva e sempre più completa integrazione e sinergia tra media diversi, in particolare tra otto tipi di tecnologie: portatile, un nuovo tipo di rete wireless, la comunicazione verbale col computer, l’accesso alle conoscenze, la collaborazione, l’automazione, il software su misura e il video da parete. Il potere di Oxygen risiede non tanto nella singola tecnologia, ma scaturisce invece dalla loro totalità e dall’adattamento reciproco tra uomo e macchina. Il risultato di tali ibridazioni saranno dei camaleonti tecnologici i quali cambieranno le proprie caratteristiche in funzione degli utenti Un mosaico di tecnologie grazie al quale “le persone potranno comunicare naturalmente con la macchina, nello stesso modo della comunicazione interpersonale”, come spiega James R. Glass, uno dei principali ricercatori che lavorano al progetto.
I tempi per vedere i risultati di questa futuristico progetto, ennesima utopia del Mit, andranno comunque per le lunghe: cinque anni è il tempo stimato per il progetto iniziato nell’autunno del 1999. Come ripete Michael L. Dertouzos, (uno degli animatori del progetto e direttore del laboratorio Computer Science del MIT), forse oggi si profila la quarta rivoluzione socioeconomica: dopo l’aratro della rivoluzione agraria, il motore di quella industriale e il computer per quella informatica, è ora il momento di spostare l’attenzione dagli oggetti materiali alla più preziosa risorsa della terra: l’uomo.
Mentre i ricercatori confidano nel fatto che il progetto possa funzionare, un discorso a parte vale per la reazione emotiva del pubblico: come ci si sentirà ad avere microfoni e telecamere piazzate in ogni angolo della casa, pronti a captare ogni nostro ordine o desiderio, programmati per prevedere i nostri bisogni?

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