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Il computer in classe: ritorno al futuro

14 Dicembre 2000

Il computer in classe: ritorno al futuro

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Le tecnologie del futuro per una pratica pedagogica del passato

É un ritorno al futuro con la tecnologia del passato. Il giornale in classe – ma meglio sarebbe dire la comunicazione in classe – pare avere nuovi impulsi. Da Roma a Milano, da Livorno a Catania, le scuole si sono trasformate in tipografie e redazioni virtuali. Tutti a caccia di notizie, nel mondo reale e nel cyberspazio grazie a Internet.

Perché è un ritorno al futuro con la tecnologia del passato? Semplicemente perché al giornale come strumento di educazione ci avevano pensato grandi educatori. Come Célestin Freinet che scosse la Francia benpensante degli anni Trenta portando a scuola la tipografia e trasformando tranquilli alunni, figli di borghesi, in “rivoluzionari” cronisti d’assalto sempre pronti a criticare il Palazzo. Lo fermò il fascismo.

Bambini protagonisti di un magazine da loro realizzato (tirò più di trentamila copie) anche in Polonia, dove Janusz Korczak trasformò orfanelli e ragazzini finiti in riformatorio in splendidi redattori. Morì insieme a molti di loro in un campo di concentramento nazista. E la storia potrebbe continuare con Don Milani, Dewey e tanti altri pedagogisti che capirono che comunicazione ed educazione non potevano che andare a braccetto.

E il futuro? Internet e computer, naturalmente. Ecco le tecnologie del futuro per una pratica pedagogica del passato. A Milano il ministero della Pubblica Istruzione sta organizzando una serie di iniziative per portare il giornale, nelle ultime forme multimediali, in classe. A Roma ci sono decine di progetti specifici. Uno di questi è stato realizzato con la collaborazione dell’Enciclopedia Treccani (capo progetto Raffaella Morichetti). I ragazzi di alcune scuole medie si sono trasformati in redattori multimediali usando le fonti della mitica Treccani.

Sempre con la collaborazione del ministero, a Livorno sono stati organizzati cinque giorni di studio durante i quali scolari e studenti di scuole di ogni ordine e grado hanno realizzato ipermedia e, in collaborazione con alcuni docenti universitari e giornalisti, hanno costruito un website e si sono trasformati in comunicatori multimediali. Cosa hanno fatto? Intanto hanno giudicato le opere (Cd-rom) dei loro compagni, poi hanno raccontato giorno dopo giorno tutte le fasi del convegno. Infine hanno scritto tutto quanto sul Web.

In Toscana è nata anche la Società italiana per la comunicazione elettronica e educazione (Sice). L’obiettivo è quello di portare nella scuola dell’obbligo le tecniche di comunicazione multimediale e anche giornalistica. Perché nella società postmoderna, nella quale il problem finding sta sostituendo il problem solving, cercare (e produrre) notizie nella Rete sta diventando decisivo.

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