Il censimento ha consentito la redazione di una statistica nonché di una relazione inviata, a titolo informativo, anche al ministero della Giustizia. Abbiamo posto, via Internet, all’avvocato Tommasi alcune domande per farci illustrare i risultati raggiunti dall’iniziativa.
Quali indicazioni sono emerse dal censimento?
“Dal sondaggio, che provocatoriamente è stato definito “censimento”, quasi ad avere la presunzione di poter intervistare la totalità dei legali, è emerso un notevole interesse della categoria forense nei confronti delle nuove tecnologie informatiche e telematiche. Un merito, a mio avviso, deve essere riconosciuto al free Internet ed alle connessioni flat che, tralasciando la problematica sulla reale qualità del servizio, hanno contribuito alla diffusione di Internet aumentando il numero degli utenti in Italia da un milione ad oltre dieci milioni in pochissimo tempo.
Un aspetto, oserei dire anomalo, ma significativo, è che la maggior parte dei legali intervistati ha risposto con i sistemi tradizionali, principalmente per posta, e solo una modesta percentuale compilando il questionario on line. Siamo indotti a pensare, pertanto, che la maggior parte dei legali non sappiano sfruttare le potenzialità della Rete e, in particolare, della posta elettronica. Relativamente a quest’ultima è emerso che la maggior parte degli intervistati dispone di un indirizzo di posta elettronica, ma vi è una scarsa conoscenza dell’uso che se ne può fare nella libera professione per le comunicazioni. Ben vengano, pertanto, iniziative, e qui mi rivolgo in particolare al CNF ed ai vari Ordini forensi, dirette alla formazione dei legali affinché si avvicinino sempre più ai nuovi metodi di comunicazione.
Altro dato interessante riguarda la deontologia. Emerge un’apertura verso la Rete ed uno, nemmeno tanto celato, scontento in rapporto ad altre violazioni deontologiche ritenute ben più riprovevoli”.
Quali prospettive si aprono ai cyberavvocati?
“Dipenderà tutto dalla capacità di adeguamento e dai tempi necessari per acquisire le nuove metodologie di lavoro e, soprattutto, dall’unitarietà di indirizzo deontologico di tutti gli Ordini forensi e del Consiglio Nazionale Forense. Relativamente alla deontologia, il vero freno alla diffusione di Internet tra i legali, fin quando vi sarà disparità di pensiero tra un distretto ed un altro, anche in contrasto con il CNF, si apriranno ben poche prospettive per gli avvocati del terzo millennio, sempre in stato di allerta su eventuali provvedimenti disciplinari per violazioni che si ignora di aver compiuto. In un recente parere l’Ordine di Milano, sempre proiettato verso il futuro, si è espresso in favore delle consulenze on line, anche se a determinate condizioni, mentre in altri distretti vige ancora un indirizzo rigido che associa Internet ad un comportamento poco dignitoso e decoroso per un avvocato, quando non viene considerato violazione del divieto di pubblicità ed accaparramento di clientela. In fondo, cosa differisce tra la consulenza prestata via Internet e quella per via telefonica che nessuno ritiene di dover contestare? Sono entrambe on line!
Occorre fare chiarezza, una volta per tutte, su ciò che è consentito e ciò che è vietato, con visioni unitarie. La capacità di autogoverno di una categoria dipende molto dalla sua unitarietà e, purtroppo, molta strada deve essere ancora percorsa. Solo con il superare questo ostacolo si apriranno ai legali nuovi orizzonti caratterizzati dall’abbattimento dei costi, dalla celerità nelle comunicazioni, da un rapporto più diretto tra gli interlocutori anche geograficamente distanti tra loro e tanto altro ancora di cui si potrebbe parlare per ore”.
Potrà esistere in futuro un avvocato che lavora esclusivamente con carta e metodiche tradizionali?
“È impensabile. Già oggi mi sembra un’assurdità, oltremodo nel prossimo futuro. Quell’avvocato rischierebbe seriamente di dover terminare l’esercizio della libera professione o di restare ai margini perché si troverà in seria difficoltà nei rapporti con una clientela sempre più esigente ed evoluta tecnologicamente. Per un avvocato, ma lo stesso dicasi per altre libere professioni, non è sufficiente l’aggiornamento dottrinario e giurisprudenziale se non si ha la capacità e, soprattutto, la voglia di adeguarsi al mutare del tempo”.
I risultati del censimento, la relazione, le statistiche e i grafici si possono reperire nel sito dell’Avvocato Tommasi.