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I provider sono responsabili per i contenuti illeciti che circolano in Rete?

26 Luglio 2001

I provider sono responsabili per i contenuti illeciti che circolano in Rete?

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Rinviata al 4 settembre l'udienza per la definizione della causa che vede coinvolti, in Francia, l'associazione anti-razzista J'accuse! e l'associazione dei fornitori d'accesso, AFA.

Con un’ordinanza del 12 luglio 2001, il giudice Jean-Jacques Gomez, del Tribunale di Parigi, ha rinviato al 4 settembre l’udienza per la definizione della causa intentata dall’associazione antirazzista J’accuse! contro l’AFA, ritenuta responsabile della presenza sul Web del portale Front 14, che ospita siti razzisti, neonazisti, revisionisti, ecc.

Il giudice ha ritenuto necessario approfondire la questione e ha, perciò, invitato l’associazione J’accuse! a compilare una lista di tutti i siti ospitati da Front 14, al fine di identificarne e citarne in giudizio gli autori e i responsabili, in particolare qualora si tratti di siti francesi.

La decisione è stata accolta con favore dall’AFA, l’associazione dei fornitori d’accesso, che da sempre sostiene la necessità di mettere sotto accusa principalmente coloro che creano i siti a contenuto razzista e non gli Internet provider.

Il problema fondamentale, infatti, è proprio quello di stabilire se occorra davvero condannare gli strumenti attraverso i quali le informazioni a carattere illecito circolano in Rete, quando non è possibile colpire gli autori. In caso di risposta affermativa, i fornitori d’accesso dovrebbero individuare i siti illegali e frapporre un filtro agli internauti che domandassero di connetterevisi.

Il giudice, nel rinviare l’udienza, ha anche invitato le parti in causa a chiamare all’udienza i “grandi testimoni di Internet”, cercando così di aprire un dibattito pubblico sugli aspetti tecnici e giuridici di questa delicata questione.

Gli avvocati di J’accuse!, che pure miravano a ottenere l’immediata chiusura di Front 14, hanno affermato, commentando la decisione, che l’importanza della causa mal si concilierebbe con un’eccessiva rapidità e hanno ricordato che ci sono voluti 10 mesi per arrivare alla definizione della causa che aveva coinvolto, per motivi analoghi, Yahoo!.

L'autore

  • Annarita Gili
    Annarita Gili è avvocato civilista. Dal 1995 si dedica allo studio e all’attività professionale relativamente a tutti i settori del Diritto Civile, tra cui il Diritto dell’Informatica, di Internet e delle Nuove tecnologie.

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