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I PowerBook che verranno

14 Maggio 1999

I PowerBook che verranno

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Le indiscrezioni sui nuovi portatili Apple - che arriveranno sul mercato alla fine del mese - si succedono lasciando immaginare un nuovo effetto iMac, ma già oggi Apple sta proponendo grandi rivoluzioni più nel mondo del software che in quello dell'hardware.

La notizia:

Apple ha presentato, durante l’apertura della Worldwide Developer Conference, i nuovi PowerBook G3. Nei confronti dei modelli precedenti, oltre al potenziamento delle caratteristiche tecniche sono state migliorate la portabilità e la durata delle batterie. Avrenno uno schermo di 14;1 pollici, peseranno 2,7 kg (circa un chilo in meno dei precedenti) e la durata di una ricarica dovrebbe attestarsi attorno alle 5 ore, contro le 2 di prima. Monteranno il sistema operativo 8.6, da pochi giorni licenziato (solo scaricandolo in rete) nella versione USA, che comprende un potenziamento del sistema di gestione delle batterie attento soprattutto alle caratteristiche dei nuovi modelli.
I due nuovi modelli saranno disponibili in Italia verso fine mese.
Il primo modello è un PowerBook G3 a 333MHz con 512kB di cache L2 64MB di RAM e un hard disk da 4GB con CD, ATI RAGE LT Pro video controller 8MB SDRAM video memory, 10/100BASE-T Ethernet, built-in 56k modem e modem 56k. Il suo valore si attesta attorno ai 5.000.000 più IVA.
Il secondo si differenzia per i 400MHz di clock, la backside level 2 cache di 1 MB, un hard disk più capiente (6 GB), un lettore DVD-ROM con video playback e, ovviamente, il prezzo, di poco inferiore ai 7 milioni più IVA.

Atmosfera rilassata, il vento della ripresa soffia in poppa e a Cupertino ci si può distendere. Chi lo può fare per primo é Steve Jobs, reduce da tutta una serie di crash avvenuti davanti al pubblico Giapponese che lo stava festeggiando come un eroe, anche – o forse proprio per quello – perché insiste a rifiutare la carica di CEO definitivo di Apple, richiestagli a più riprese dagli azionisti, soddisfatti della crescente resa dei titoli.

La nuova primavera di Jobs é come una macedonia di frutti colorati chiamati iMac. In Giappone, dove di soluzioni di successo se ne intendono, 170 mila partecipanti e più di 200 espositori hanno riconosciuto al volo l’innovazione e hanno fatto razzia di questo non-computer anti-PC che per il 46% degli acquirenti nipponici sarà il primo rapporto con l’informatica personale. A Jobs quei frutti sono piaciuti tanto che ha rivestito della loro buccia tutti i ferri di casa, ma a dire il vero non sembra che la soluzione abbia sollevato lo stesso entusiasmo dell’enfant prodige.

I nuovi PowerMac sono rivoluzionari, ma, proprio in quanto tali, ancora acerbi e litigiosi con i prodotti tradizionali, mentre i PowerBook vestiti da iMac tardano ad uscire. Proprio da Tokyo ci si aspettava l’annuncio disatteso al MacWorld di gennaio di una nuova linea di portatili, ma sull’argomento il riserbo non é stato ancora del tutto sciolto, nonostante l’annuncio in questi giorni dei nuovi modelli di fascia alta. Nel frattempo, quanto più Apple tace, tanto più si diffondono e si fanno insistenti le indiscrezioni e sembra che quello dei PowerBook fantasma sia oggi l’argomento preferito dei salotti Macintosh.

La questione non é da poco, e se Jobs tace sull’argomento é probabilmente perché ci lavora da tempo e sta preparando meticolosamente il prossimo attacco al mercato. Il clima d’attesa é confermato fra l’altro dal prolungamento per diversi mesi dell’offerta dei PowerBook G3 attualmente in catalogo.
E se dai laptop dovesse uscire un nuovo iMac o forse di più, questo non sarebbe affatto strano, in quanto quello dei portatili di ogni specie é stato forse il settore più dinamico degli ultimi tempi assieme a quello delle reti, mentre molti analisti ritengono che il vero fenomeno debba ancora esplodere e che lo farà negli anni a venire.

Tutto questo Jobs lo sa da un pezzo, anche se in molti gli hanno contestato lo harakiri del Newton, fatto suicidare proprio quando stavano maturando i colossali investimenti sostenuti. Eppure USRobotics, prima di passare a 3COM, aveva saputo trasformare una rivoluzione tecnologica in un successo di mercato, compiendo l’opera proprio laddove Apple si era fermata.
Una buona idea nata dal Newton doveva essere l’eMate, un MessagePad racchiuso in una conchiglia da subnotebook con tastiera e schermo monocromatico retroilluminato del valore di un milione e mezzo, nato per le scuole, ma poco fortunato sia fra gli studenti che nel mercato di massa, dove comunque non ha avuto neppure una distribuzione sufficiente.

Nel chiudere i laboratori del Newton, Jobs aveva negato di avere messo fine all’idea che vi stava alle spalle. Se é difficile creare un prodotto nuovo é meglio riconoscere il successo degli altri e cercare di sfruttarlo. Per questo cercò di rilevare da 3COM il settore Pilot che negli ultimi tempi accusava decisi segnali di stanchezza. Non riuscendoci, ha comunque destinato delle risorse nel progetto PalmPilot e forse i risultati si vedranno tra poco con un parto proprio in casa Apple. Non bisogna infatti dimenticare che 3COM sta puntando molto nelle licenze del suo OS e che questo al momento attuale rappresenta una quota di gran lunga superiore al 50% del mercato dei palmari. Nonostante l’attuale annuncio dei nuovi portatili, non pochi ritengono che si tratti di modelli di transizione in vista dei veri cambiamenti da tutti attesi. E c’è anche chi ipotizza e suggerisce soluzioni, ma anche chi pretende di offrire delle anteprime.
Ecco dunque quanto si va dicendo a proposito della futura linea di portatili. Questa si tradurrebbe in tre tipi di prodotti:

  • Un primo modello che dovrebbe coincidere con quelli annunciati, era noto con il nome in codice di Lombard, rivolto agli acquirenti di fascia alta, da Jobs soprannominata “digital road warriors”, per i quali é necessario che non manchi, non solo il CD-ROM, ma neppure il DVD o lo schermo 14″. Questa macchina segue il classico look Wall Street e la si voleva appartenere alla categoria thin inaugurata dai Sony, CPU G4 con clock pronta a viaggiare da un minimo di 400 MHz. Ci si aspettava anche l’introduzione dell’LCD staccabile, sostituibile con un display ad occhiali (heads-up display). A fronte di queste aspettative molti rifiutano di fare coincidere i nuovi modelli con il progetto Lombard e per questo aspettano..
  • Il modello consumer low-end, quello economico, sulla scia dell’eMate, viene soprannominato MacMate o WebMate, anche se é più noto come P1; probabilmente sarà iMac-like, molto simile a Lombard, ma con qualche risparmio complessivo..
  • Viene ultimamente ufficiosamente confermato lo sviluppo di un non-Newton per manager e professionisti che siano soliti lavorare in viaggio: una macchina agile e pronta soprattutto per scrivere e collegarsi in rete. Le attese più lunghe dovrebbero riguardare proprio questo modello.

PowerBook a parte, il settore dove Apple sta conseguendo i risultati più controversi ma anche più interessanti é quello del software. A dispetto della chiusura di Claris e del relativo disinvestimento dal mercato degli applicativi, uscirà in questo mese Final Cut, un programma per il video editing rilevato qualche tempo fa da Macromedia che lo stava sviluppando per contrastare un altro dei feudi di Adobe, quello dominato da Première e da After Effect.

E se il sistema operativo sta dando dei grattacapi ad Apple, con problemi nella gestione della memoria riscontrati con 8.5 e confermati dai ripetuti crash verificatisi al MacWorld di Tokyo, sono in molti a riporre forti aspettative nel Mac OS X Server, definitivamente rilasciato da alcuni giorni. Il basso prezzo contro le alte prestazioni, il forte orientamento alla filosofia del network computing lanciata dall’amico e consigliere d’amministrazione di Apple, oltre che padre e padrone di Oracle, Larry Ellison, che consente di fare funzionare un grandissimo numero di client con il software sul server-side, fanno di OS X Server un ipotetico NT-killer.

In questa inclinazione fa concorrenza a Linux e le similitudini sono forti, oltre che per la comune matrice UNIX, applicativi condivisi, primo fra tutti il celeberrimo Web server Apache, anche per la scelta di entrambi di fornire il codice come Open Source.

Come si sa dai carteggi di halloween, questo approccio al software, caratterizzato dalla concessione gratuita, non solo dei programmi finiti, ma soprattutto del codice sorgente utilizzato a patto che quanto verrà sviluppato da quella matrice continui a rimanere di pubblico dominio e “aperto”, sta terrorizzando gli uomini di Bill Gates, demoralizzati ultimamente anche da IBM che ha sviluppato una Java Virtual Machine in grado di funzionare con prestazioni superiori del 50% a quelle di Windows sugli stessi sistemi Microsoft, senza neppure incorrere nel rischio di snaturare quel codice SUN che ha portato il colosso di Redmond in tribunale con la prospettiva di un forte scorporo delle sue business units.

La scelta strategica di Jobs apre un grande futuro a Apple in un terreno per lei inedito e dove oramai i giochi sembravano essere definitivamente fatti, in un momento di forte debolezza di Microsoft che, mentre non riesce a licenziare un sempre più elefantiaco Windows 2000, riceve critiche da tutte le parti al suo Server e attacchi da concorrenti molto efficienti come la rinata Novel.

Il kernel di Apple funziona poi, non solo con i nuovi PowerMac, ma anche con macchine Intel, il gigante che già da mesi sta promuovendo le alternative a Microsoft, da BE OS allo stesso Linux e che non potrà che vedere di buon occhio il nuovo prodotto di Apple. E se già 16 mila sviluppatori hanno aderito al progetto Darwin (questo il nome del Mac OS Server in Open Source) e sono già centinaia di migliaia le persone che hanno scaricato il software da Internet http://www.apple.com/darwin/, il futuro di Apple nel mondo delle reti non é da prendere sotto gamba.

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