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I piccoli provider indipendenti per un’Internet di qualità

06 Agosto 1999

I piccoli provider indipendenti per un’Internet di qualità

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Le "tariffe di interconnessione", frutto bacato della liberalizzazione del mercato della telefonia dello scorso anno, rischiano di far fuori i piccoli provider indipendenti. Alla faccia del concreto sviluppo di Internet in Italia.

La liberalizzazione del mercato della telefonia dello scorso anno non sembra produrre quei buoni frutti che molti speravano per lo sviluppo di Internet in Italia. Prendiamo ad esempio le cosiddette “tariffe di interconnessione”. Grossi operatori telefonici, entrati di recente nel mercato italiano, in base a contratti di interconnessione con l’ex monopolista Telecom Italia, riescono a guadagnare pur offrendo abbonamenti gratuiti ad Internet, grazie alle quote che la stessa Telecom Italia storna loro sulla base di tali contratti.

Questa possibilità viene riservata ai soli operatori telefonici, creando così una enorme disparità tra le varie entità che oggi offrono connettività a Internet. I piccoli provider indipendenti non ricevono alcuna fetta dei proventi derivanti dalle telefonate effettuate dai propri utenti, sono del tutto tagliati fuori da qualsiasi accordo e facilitazione con Telecom Italia. Una situazione che, non è difficile capirlo, avrà effetti disastrosi sui bilanci di 3/4 mila società italiane costringendo molte di loro a chiudere i battenti (per un elenco dei provider italiani: http://inews.tecnet.it/provider/index.html).

Tutto ciò in barba alle più elementari regole di concorrenza e tra l’indifferenza, per non dire la complicità, di quegli organi preposti alle funzioni di controllo: Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni, Ministero delle Comunicazioni.

Manovre tariffarie come quella dell’interconnessione sono incompatibili con le indicazioni di Governo e Authority varie, i quali non individuano esclusivamente nella riduzione delle tariffe lo stimolo per l’utilizzo e lo sviluppo di Internet in Italia. In realtà aumentare l’accesso “quantitativo” alla Rete servirà solo a far incassare soldi alle grosse compagnie telefoniche: maggiore il tempo in cui si usa la linea telefonica per restare collegati, maggiori i loro guadagni. Per non parlare degli atavici problemi dell’infrastruttura italiana: linee spesso occupate e intasate, interruzioni delle comunicazioni, necessità di chiamate fuori distretto. Ecco quindi che incrementare soltanto l’accesso “quantitativo” a Internet non fa altro che diminuirne il livello di qualità.

Una soluzione certamente più seria potrebbe essere quella di fornire a tutti la possibilità di collegarsi a costo zero, per un tempo limitato giornaliero e/o mensile, eliminando lo stress della TUT. In questo modo le grandi aziende telefoniche si ritroverebbero sullo stesso piano dei piccoli provider indipendenti, e la concorrenza si giocherebbe sulla qualità del servizio, sulla capacità di assistenza, sull’apporto formativo, sullo sviluppo di soluzioni personalizzate per l’utenza. Ma raramente l’Italia è il Paese delle soluzioni intelligenti…

Come da più parti pronosticato, la fornitura di accesso gratuito a Internet finirà con il provocare l’appiattimento della qualità dei contenuti in circolazione sulla Rete. Per uno sviluppo quanto più possibile armonico di Internet in Italia occorre puntare invece alla convergenza tra la crescita dell’alfabetizzazione informatica e l’arricchimento qualitativo dei contenuti online. Una strada che da anni i piccoli provider indipendenti hanno intrapreso, pur in mezzo a mille difficoltà quotidiane.

La loro scomparsa, o quantomeno una loro drastica riduzione, segnerebbe certamente una battuta d’arresto per la crescita dell’Internet italiana. L’ennesimo elemento che non mancherà di aumentare la distanza dell’Italia dagli altri Paesi occidentali. Paesi dove Internet si paga, eccome! Con positivi vantaggi per tutti.

È per questo che l’Associazione dei piccoli provider indipendenti, ASSOPROVIDER (http://www.assoprovider.net), costituitasi a Roma il 29 luglio scorso, vuole in primo luogo portare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Autorità preposte sulla questione delle tariffe di interconnessione. Con la ferma volontà di lavorare insieme all’attivazione di politiche meno discriminatorie e più pluraliste atte a favorire davvero lo sviluppo di Internet anche in Italia.

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