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I limiti della memoria digitale

20 Febbraio 2001

I limiti della memoria digitale

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I documenti archiviati sui supporti digitali non hanno vita eterna. Quello che memorizziamo oggi potrebbe risultare illeggibile tra 60 anni. E questo non perché le informazioni immagazzinate saranno, nel frattempo, state cancellate.

L’accesso ai dati archiviati oggi su hard-disk o Cd-Rom potrebbe risultare più complicato del previsto. Il supporto si può degradare, il lettore può smettere di funzionare, e il software necessario per la lettura dei dati può non essere più in grado di convertire nel nuovo formato i file creati con precedenti versioni.

È in questo modo che la NASA, l’ente spaziale americano, ha perduto 75.000 dei 130.000 nastri magnetici sui quali erano stati registrati i risultati di esperimenti e di missioni spaziali. E l’esercito americano ha più problemi a utilizzare gli archivi digitali sulla guerra del Vietnam che quelli, cartacei, sulla guerra di Secessione. Per scongiurare il pericolo, negli Usa sono stati avviati numerosi gruppi di studio incaricati di sorvegliare sulla conservazione dei dati. L’americana Commission on Access & Preservation e la sua omologa europea, formate da rappresentanti delle biblioteche e degli archivi nazionali, cercano, attraverso l’emanazione di norme, di garantire alle generazioni future l’accesso alle conoscenze archiviate.

Si prospettano diverse soluzioni, ma nessuna offre una garanzia completa. Il “raffreddamento”, che consiste nel portare avanti, insieme, l’evoluzione del materiale e dei software, comporta un costo aggiuntivo che può diventare insopportabile perfino per le amministrazioni pubbliche. La “migrazione”, che mira a cambiare il formato, presenta il rischio di degradare gli schedari. L”emulazione”, infine, a lungo termine, può rappresentare una soluzione durevole salvaguardando, sotto forma di meta-dati, il programma utilizzato per creare lo schedario come pure il sistema di gestione del computer.

Come insegnano gli esempi di amministrazioni che hanno digitalizzato i loro archivi molto in fretta, bisogna rapidamente trovare una soluzione o definire delle norme di conservazione.

Al di là del problema della conservazione dei dati, si pone anche il problema della conservazione del nostro patrimonio. L’Unesco, dopo aver progettato la rinascita della Biblioteca di Alessandria, lavora adesso all’operazione “Memorie del mondo”, il cui obiettivo è proteggere il patrimonio documentario umano e democratizzarne l’accesso, per lasciare alle future generazioni la “Pietra di Rosetta” necessaria a decifrare in futuro la nostra civiltà.

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