Gli acronimi legati al Web sono una miriade, di qualunque aspetto si tratti, infrastruttura (HTTP, URI), linguaggi (HTML, CSS, PHP), enti (W3C, WHATWG), non si sfugge, ci si trova sempre a fare i conti con qualche sigla.
Ethan Marcotte ce ne ha regalato un’altra che, a quasi due anni di distanza dalla sua prima formulazione sta godendo di crescente attenzione: RWD.
Un sito web realizzato secondo questo insieme di tecniche che vanno sotto il nome di Responsive Web Design sa reimpaginare i suoi elementi che fluidamente si ridispongono e adattano alle limitazioni imposte dal dispositivo utilizzato.
Il salto di qualità richiesto a chi sia abituato a sviluppare secondo schemi ormai datati o, comunque, privilegiando un’unica risoluzione, può intimorire. Questo stato d’animo è ben sintetizzato da un tweet in cui mi sono imbattuto di recente.
Ebbene grazie a Bootstrap, from Twitter possiamo prenderci il lusso di sperimentare queste nuove tecniche senza essere obbligati a scalare una ripida curva di apprendimento.
With Bootstrap 2, we’ve gone fully responsive. Our components are scaled according to a range of resolutions and devices to provide a consistent experience, no matter what.
La versione 2 di questo framework iper-leggero e intuitivo permette di muovere i primi passi nel mondo del responsive design senza grandi patemi grazie anche a una documentazione spartana ma ben realizzata.
Bootstrap può rappresentare un’ottima palestra per avvicinarsi a questa filosofia di disegno che rigetta il concetto tipografico di una gabbia predefinita e immodificabile per realizzare la struttura di un sito web. Il responsive design è l’ennesima conferma di un Web che non cessa di evolvere!