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Google-Verizon, perché la proposta fa discutere

16 Agosto 2010

Google-Verizon, perché la proposta fa discutere

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Un progetto innovativo che rompe l'impasse del dibattito sulla neutralità delle reti o un disegno ambizioso per mettere le mani sulla rete del prossimo decennio, che passerà in gran parte per i dispositivi mobili? Dopo la proposta del motore di ricerca e del provider, il dibattito è sempre più acceso

Adesso si può davvero pensare a internet come a un treno diretto a tutta velocità verso una destinazione ignota. Anche la principale azienda del web, Google, ha pensato infatti che fosse il momento di escogitare nuove regole e così venire incontro alle richieste degli operatori (poco o tanto, si vedrà). L’ormai nota vicenda della proposta Google-Verizon al Congresso e all’Federal Communication Commission è una svolta soprattutto per questo motivo. Il primo ponte gettato tra due fazioni (fornitori di contenuti, operatori) fino a ieri opposte.

Un passo importante

Arriva dopo circa quattro anni di dibattiti sulla neutralità della rete, quasi soltanto americani (come se il futuro di internet e, più in generale, delle reti intelligenti di comunicazione non riguardasse anche noi). Dibattiti che si erano fermati in un impasse, a causa delle divergenze di opinioni. A maggior ragione, questa proposta è un passo importante, quindi. Adesso il treno potrebbe accelerare di colpo, a meno che la Fcc non decida di mettere un nuovo blocco sui binari, respingendo la proposta al mittente. Se facesse così, però, rischierebbe di cronicizzare l’impasse. Insomma, una situazione difficile, soprattutto perché questa proposta appare problematica alla maggior parte degli esperti e a tutte le aziende concorrenti di Google. Applausi solo da alcuni operatori tlc, quelli maggiori per altro (AT&T negli Usa, da noi Telecom Italia e Vodafone). Un quadro aggiornato sulle proteste è sul blog di Stefano Quintarelli.

Due le voci autorevoli a favore della proposta: Maurizio Dècina (ordinario del politecnico di Milano e tra i massimi esperti di reti in Italia) e Jan Dawson (analista di Ovum). L’apprezzano per motivi di “realpolitik”, tecnici, diplomatici e/o economici: Dawson fa notare che la proposta potrebbe essere il solo modo per uscire dall’impasse e che Google ha fatto meno compromessi di Verizon rispetto alle posizioni iniziali; Decina nota come «il network management su rete mobile è ora necessario per sostenere gli investimenti; la tutela della neutralità della rete non deve spingerci a posizioni da fanatici. L’importante è che tutti possano accedere a tutti i servizi, anche se a velocità differenziate. Un po’ come accade ora con gli aerei in Economy o in Business Class. Finora c’è stata solo l’Economy (best effort), adesso gli operatori e i fornitori sentono il bisogno di aggiungere la Business Class per spingere avanti il business della rete».

Motivazioni

Le motivazioni – dichiarate – di Google sono sulla stessa linea. Possono essere riassunte in quattro punti:

  • bisognava far avanzare il dibattito tra le due fazioni con una proposta, comunque da passare al vaglio della Fcc (e ci mancherebbe altro che due aziende si mettessero a regolamentare internet da sole);
  • comunque è apprezzabile che Verizon, per la prima volta, abbia accettato principi di neutralità (anche se solo sull’attuale internet da rete fissa), i quali mai sono stati scritti in legge finora;
  • la rete mobile va trattata in modo diverso perché è un mercato nascente;
  • autorizzare la nascita di servizi a valore aggiunto, dove non valgono le regole della neutralità e dove gli operatori possono adottare speciali politiche tariffarie (e di qualità), è un modo per spingere l’innovazione.

Non si può dar per scontato che le regole dell’attuale internet possano valere sempre e comunque, allo stesso modo, anche per futuri servizi innovativi. Serve «flessibilità» dice Google. Una qualità dedicata e un prezzo extra potrebbero essere il solo modo per giustificare, dal punto di vista tecnico e/o economico, servizi come «smart grid, nuove opzioni per il gioco e l’intrattenimento, assistenza sanitaria» (citando dalla proposta). L’importante, secondo Google, è che questi futuri servizi siano distinguibili da quelli che già conosciamo su internet. Niente motori di ricerca e web tv accelerati, insomma. Ai primi due punti i critici rispondono che il minimo comune denominatore raggiunto, «per far avanzare il dibattito» è insoddisfacente. È troppo poco limitare la neutralità – cioè il principio fondamentale su cui finora la rete si è sviluppata – ai servizi tradizionali su rete fissa. Si esclude infatti sia il mobile sia quei fantomatici «servizi a valore aggiunto». Da dove potrebbero arrivare, in futuro, innovazioni che potrebbero rivoluzionare il mondo dell’energia elettrica, così come internet ha fatto con quello telefonico. Il concetto di smart grid evocato da Google-Verizon allude proprio a questo.

Dilemma

Il problema evidenziato dai critici della proposta è che si rischia di lasciare in mano a oligopoli il futuro delle comunicazioni elettroniche, che nel mobile e in quei «servizi a valore aggiunto» potrebbe avere il cuore. Gli utenti banda larga mobile crescono molto di più di quelli fissi. Nel 2014 i primi saranno quasi il doppio dei secondi (1,8 contro 1 miliardo, nel mondo, secondo Strategy Analytics e Infonetics). I servizi a valore aggiunto, «distinti da internet», potrebbero essere le innovazioni più importanti per la società del futuro, un po’ come in passato è stato per l’arrivo dei video sul web, delle mail o dei motori di ricerca. Queste tre cose sono nate in clima di neutralità: per la prima volta, le future innovazioni (alcune, se non tutte) potrebbero invece farne a meno. È necessario il sacrificio di qualcosa che finora ha garantito la continua rivoluzione dei nuovi media? La risposta a questa domanda è fondamentale, per accettare o respingere la proposta di Google-Verizon. La sola cosa certa è che nei prossimi anni sarà rilanciata ancora, magari in altre forme poco riconoscibili e da soggetti inaspettati. Ma sarà sempre lo stesso dilemma: la contrapposizione tra innovazione dall’alto e innovazione dal basso. Possono convivere, nei nuovi media, senza che questi vengano svuotati della loro capacità rivoluzionaria sociale, tecnica ed economica?

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