Il Google Bombing consiste, appunto, nella creazione di moltissimi link ipertestuali verso un determinato sito Web. Non si tratta, però, di comuni collegamenti online; questi vengono infatti associati a una parola o un aggettivo o, ancora, un’espressione provocatoria, denigrante.
Quando qualcuno effettua una ricerca su un motore tipo Google per queste parole infamanti, il sito preso di mira appare in testa nei risultati.
Sono molte le personalità che hanno già fatto le spese di questa pratica. Il presidente Bush, ad esempio, ne è stato vittima alla fine del 2003, messo alla berlina dagli oppositori alla guerra in Iraq. Ancora oggi, digitando nel campo di ricerca di Google l’espressione “miserable failure“, il risultato che compare in primissima posizione è il link al sito della Casa Bianca, per la precisione alla pagina con la biografia del presidente.
All’inizio del 2004 fu, invece, la volta del sito Internet del deputato francese Jean Dionis du Séjour, relatore del progetto di legge sull’economia digitale, che compariva su Google, digitando le parole “Député Liberticide”.
Più di recente, sempre in Francia, la parola “magouilleur” (intrallazzatore) è stata associata al sito Web dell’Eliseo e, più precisamente, alla biografia di Jacques Chirac. In quest’ultimo caso, Google pare però avere eliminato lo scomodo risultato. Ormai, quando si effettua una ricerca sul motore leader di mercato utilizzando la parola chiave “magouilleur”, il sito dell’Eliseo non compare più.