Mentre la più imponente azione antipedofilia porta alla scoperta di nomi eccellenti implicati nel turpe traffico tra Stati Uniti e Gran Bretagna, in uno dei cosiddetti “stati canaglia”, l’Iran si prendono misure contro la “depravazione” su Internet. A modo loro, si intende.
È stato un alto responsabile della gestione della giustizia in Iran a denunciare quella che definisce l’influenza nefasta di Internet e promette misure per controllare il suo utilizzo, come riporta l’agenzia ufficiale, Irna.
“Prenderemo le necessarie misure previste per legge – dichiara Abbas-Alì Alizadeh, procuratore generale di Teheran – Siamo tutti testimoni di questo nuovo fenomeno che mette a disposizione della popolazione i peggiori programmi immorali e che incoraggia la depravazione e al corruzione”.
Parole che, se fossero uscite dalla bocca del ministro degli Interni britannico, dopo quanto emerso dalla inchiesta congiunta Usa-Gran Bretagna, non avrebbero creato scandalo.
Ma ogni paese ha il suo metro per definire cosa è o non è depravazione.
Le autorità giudiziarie iraniane, nella versione ufficiale, vogliono obbligare i fornitori di servizi Internet a installare filtri per impedire l’accesso a siti pornografici.
Nella realtà, i conservatori (che ancora detengono il potere giudiziario) vogliono controllare i siti e le informazioni, soprattutto a carattere politico, così come fanno per la radio e la televisione di stato.
Il 4 gennaio, infatti, si è riunito un gruppo di “censori” formato da rappresentanti del ministero della Cultura e delle informazioni, della radio e della televisione di stato, con lo scopo di controllare i siti “illegali” di informazioni su Internet.
La decisione di creare questo comitato è stata presa durante una riunione dell’Alto consiglio della rivoluzione culturale, presieduta dal capo dell’autorità giudiziaria, l’ayatollah conservatore Mahmud Hachemi-Charudi.
Su questi temi, soprattutto sulla modernizzazione del paese e dell’avvicinamento all’Occidente, lo scontro interno è molto forte e provoca frizione nella nomenclatura al potere, che non è così monolitica come si pensa.
Ad esempio, alla riunione dell’Alto consiglio della rivoluzione culturale dove è stata presa la decisione non c’era il presidente riformatore Mohammad Khatami, malgrado sia lui a dirigere l’organismo, a maggioranza conservatrice.
Internet è sempre più usata in Iran, soprattutto dai giovani che frequentano le centinaia di cyber cafè della capitale, Teheran.