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Generazione D: i figli di Internet

03 Agosto 2000

Generazione D: i figli di Internet

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Hanno già un nome e parecchia pubblicità che parla di loro. Le riviste si occupano del fenomeno e i quotidiani, come da copione, indagano. Sono il futuro, ma in certa misura anche il presente, degli Stati Uniti ad alta tecnologia

Il nome: “Generation D”: dove la “D” sta per digitale e suona molto meglio di generation X o di Net-generation.
Segni particolari: adolescenti o poco più, ma in parecchi casi neppure tali.
Professione: maghi delle nuove tecnologie.
Hobby: le nuove tecnologie.

Alcuni sono i classici veri e propri geni che a 14 anni hanno messo in piedi la prima start-up, recensita dal ‘Wall Street Journal’e due anni dopo – cioè adesso – cominciano a sentire la pressione esercitata su di loro da tutte le parti: casa, scuola, lavoro… Non hanno uno slogan ma forse potremmo suggerirne uno. Il classico “Gimme a break” di Bugs Bunny.

I geni, naturalmente, sono pochi e pochi sono quelli che a neppure vent’anni hanno già incassato qualche miliardo. Ma di cose geniali ne hanno fatte davvero: del resto Shawn Fanning, il creatore di Napster ha 19 anni. Ma è quasi più attraente il caso di Jacky Thorpy, lei pure 19 anni. Ha cominciato a progettare e realizzare siti da quando di anni ne aveva 14. La sua ultima creatura si chiama http://www.teenfx.com “un portale di nicchia” apprezzato dal Wsj destinato a ragazzi tra i 13 e i 19 anni e merita una visita molto attenta e approfondita. Oppure c’è il caso di Ilya Anopolsky, che di anni ne ha tredici e ha già un società di sua proprietà che disegna siti Web. Riesce a lavorare senza doversi presentare direttamente e dunque senza dover rivelare la sua età, rischiando così di perdere incarichi che difficilmente verrebbero dati a un tredicenne. Poi c’è di Michael Furdyk, che adesso ha 18 anni e già all’attivo la vendita, due anni fa per circa un miliardo di lire, della sua prima start-up – MyDesktop.com e ora si occupa della gestione di BuyBuddy.com – consumer report dedicato ai computer e ad altre apparecchiature ad alta tecnologia.

Storie di questo tipo – raccontate nel numero di agosto di Brill’s Content – si trovano con una certa frequenza negli Stati Uniti. Il punto non sono le singole vicende, ma quel che esse raccontano del paese. Soprattutto se invece che guardare a quel che sta accadendo si presta attenzione a quel che accadrà o potrebbe accadere.

La risposta che danno gli studiosi americani è piuttosto semplice: si stanno rovesciando i rapporti familiari in tema di autorità e sta prendendo forma una generazione di giovani guru che dispongono di competenze e conoscenze molto maggiori dei genitori. Gli Stati Uniti sono un paese sempre più adolescente: circa il 28% della popolazione (78 milioni di persone) ha tra zero e 22 anni, mai ci sono stati così tanti diciottenni come ora. Si capisce perché il cinema americano produce quel che vediamo sui nostri schermi in continuazione, si capisce soprattutto che i rapporti di forza all’interno della famiglia non sono più gli stessi.

La stessa cosa accadde con l’introduzione della televisione e il sociologo Joshua Meyrowitz sostiene che si possono quasi contare i giorni che passano dal 1953 – anno in cui le case americane con televisione superano il 50% – e il 1967, quando la prima generazione televisiva arriva ai 18 anni: “in quel momento rifiutarono tutti i ruoli a cui erano destinati e diedero vita ai movimenti giovanili. Il 2000 e dintorni si presenta come un altro momento di passaggio decisivo.

Cosa accadrà lo vedremo di qui a qualche anno. O forse meno, vista la velocità dei computer e visto anche un altro elemento tutt’altro che trascurabile. A differenza della tv, i computer consentono di costruire reti tra le persone e richiedono delle competenze che la televisione non pretendeva. Tutto ciò mette i ragazzi in una posizione di doppio vantaggio rispetto ai loro genitori e agli adulti in generale. Il potere che hanno di plasmare il futuro è straordinariamente più forte. Si tratta di capire se avranno maggior fantasia di adulti genitori e invece che perfezionare il grande fratello se ne faranno beffe con tanti piccoli nipotini.

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