I dibattiti di questi ultimi mesi fanno venire il sospetto che molti attori nell’editoria stiano scambiando per noiosissime e banali questioni tecniche lo sviluppo di risorse tecnologiche strutturali necessarie ad una strategia industriale di lungo periodo (tipo riuscire a sopravvivere da qui a dieci anni).
Ted Striphas ha affrontato l’argomento in un post di cui ho già parlato
qualche tempo fa, sottolineando tra l’altro come Kindle
is only nominally an e-reader. It is, like Google Voice, a means to some other, data-driven end: specifically, the end of apprehending the “ambient informatics” of reading.
Provo a dirlo in un altro modo: si tratta di riflettere sulle tecnologie che creano e permeano la rete di relazioni che rende possibile la pubblicazione e la fruizione di contenuti.
Nel suo articolo di sabato scorso Giuseppe Granieri ha parlato di alcune di queste tecnologie: big data, findability, user experience. Non si tratta dei soliti inutili dibattiti sul prezzo degli ebook o sulla qualità del self publishing. Si tratta di essere in grado di comprendere e utilizzare gli strumenti necessari a pubblicare contenuti con profitto e stare sul mercato, oggi. Questi sono discorsi importanti, questo è il piano stesso del discorso. Gli editori sono in grado di tenere testa, di competere, di innovare? Di guidare e non subire?
Nel frattempo succedono cose poco rassicuranti. Qualche giorno fa Amazon ha interrotto la vendita delle Kindle Edition dei titoli distribuiti dall’Independent Publishers Group, quasi 5.000 titoli. Il presidente dell’IPG, Mark Suchomel ha dichiarato:
Seriously consider the implications of this action for the long run. If we don’t hold firm on your behalf, your margins will continue to erode.
Amazon inizia a mangiarsi i margini degli stessi editori di cui è il più importante partner commerciale. Apple ha eliminato nelle ultime Asset Guide ogni riferimento allo standard ePub, sostituito dai termini Flowing Books e Fixed Layout Books; il nuovo software di authoring, iBooks Author, non consente alcuna uscita in ePub.
Gli editori cercano qualcosa che porti la complessità dello scenario a un livello che sia nuovamente governabile, qualcuno che si faccia carico dei loro problemi. Archiviate le applicazioni, troppo costose, il prossimo passo sarà frammentare la propria produzione: fixed layout per iPad e Kindle Fire, mobi, KF8, iba, ibooks ma anche ePub progettati ad hoc per Nook e Kobo, per non farsi mancare niente.
Prodotti rigidi, vincolati a singoli device, workflow fatti a pezzi, nessuna possibilità di scalare la produzione, i propri lettori (e i loro dati, tutti) consegnati a chi sa come ottenerli e saprà cosa farsene. Eppure, nonostante tutto, una via d’uscita c’è. Ne parliamo tra qualche giorno.