Greenpeace, nota associazione per la difesa dell’ambiente, nell’ambito di una recente campagna di sensibilizzazione condotta sul proprio sito Internet, ha utilizzato il marchio della società petrolifera Esso – la celebre scritta rossa in un ovale blu – sostituendo alle due S il simbolo del dollaro, per indicare la propensione della multinazionale a sacrificare l’ambiente in favore del profitto.
L’operazione ha suscitato l’immediata reazione della Esso che ha citato in giudizio, in Francia, il gruppo ambientalista, contestando la deformazione del marchio e l’utilizzo del logo contraffatto “per indurre l’associazione da parte degli internauti tra questo e il marchio richiamato, così da suscitare confusione tra il pubblico con lo stesso marchio nella sua forma autentica”.
I legali della società hanno, poi, precisato che anche la riproduzione identica del marchio sarebbe stata ugualmente illegale, in quanto Greenpeace non aveva affatto bisogno di utilizzarlo per fornire al pubblico le informazioni di cui disponeva.
Con l’ordinanza dell’8 luglio 2002, il Tribunal de Grande Instance di Parigi, accogliendo le richieste della Esso, ha considerato l’utilizzo del marchio in questione tale da creare un rischio di confusione tra il pubblico e non giustificato, né necessario per le dichiarate finalità informative del sito.
Il presidente del tribunale francese – aderendo alla tesi giurisprudenziale già emersa nel noto caso del sito che invitava a boicottare la Danone – ha richiamato la normativa in materia di tutela del marchio che, a differenza di quella sulla proprietà intellettuale, non prevede un’eccezione quando il marchio è usato a fini di parodia o di critica, e ha ordinato a Greenpeace di cessare qualsiasi utilizzo del marchio Esso che generi confusione tra gli utenti.
Greenpeace ha già annunciato che ricorrerà in appello.