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E-commerce alla ribalta negli Stati Uniti

30 Giugno 1999

E-commerce alla ribalta negli Stati Uniti

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Si è insediata in Virginia la commissione federale che indagherà sullo sviluppo del commercio elettronico negli Stati Uniti. Voluta esplicitamente dal Congresso, la commissione ha il compito specifico di approntare …

Si è insediata in Virginia la commissione federale che indagherà sullo sviluppo del commercio elettronico negli Stati Uniti. Voluta esplicitamente dal Congresso, la commissione ha il compito specifico di approntare possibili risposte sul tema della tassazione delle cyber-aziende. Si tratta, in pratica, di proteggere in qualche modo sia il commercio “tradizionale” sia i governi locali e statali contro la perdita di entrate (le tipiche tasse su ogni merce, con minime esclusioni, generalmente sotto il 10%) dovute alle facilitazioni garantire a quanti operano esclusivamente online. Dallo scorso ottobre gli acquisti effettuati via Internet sono stati dichiarati esentasse, con annessa moratoria di tre anni per l’imposizione di nuovi balzelli.

Pare comunque che in tal senso l’e-commerce non rappresenti (ancora?) una minaccia seria. Almeno secondo i risultati rilevati dalla recente indagine di Ernst & Young: nel 1998 le tasse non raccolte governi locali e statali ammonterebbe a 170 milioni di dollari, appena lo 0,1 per cento delle tasse totali. Ciò perché, sempre secondo la ricerca, l’80 per cento delle transazioni avverrebbe tra le varie aziende, e quindi non sarebbe comunque soggetto a tassazione. Inoltre il 63 per cento delle vendite online al minuto riguarderebbe merci non tassabili (alimentari, servizi finanziari, viaggi e turismo). Infine, il 60 per cento dei prodotti venduti via Web che avrebbero effettivamente generato tasse locali, sarebbe da equiparare alla fetta di mercanzia normalmente venduta tramite i cataloghi postali e il telemarketing, ugualmente non tassabili.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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