La Corte Suprema di Victoria, in Australia, ha stabilito che, in relazione al reato di diffamazione commesso mediante un articolo pubblicato su Internet, è competente il tribunale del luogo in cui l’articolo è stato letto e non quello del luogo in cui è stato scritto e messo online.
Nel caso di specie, un importante uomo d’affari australiano, M. Gutnick, aveva denunciato il gruppo americano Dow Jones, in seguito alla pubblicazione sul Barrons Online – giornale telematico del gruppo, ospitato sul sito del Wall Street Journal – di un articolo in cui lo stesso Gutnick, era stato definito “un uomo d’affari ipocrita”.
L’articolo proseguiva, inoltre, accusandolo di essere un cliente di Nucham Golberg, detenuto negli Stati Uniti per riciclaggio di denaro sporco ed evasione fiscale per circa 42 milioni di dollari.
Gutnick, per tutelare la propria reputazione, si era pertanto rivolto ai giudici, in Australia, sostenendo che proprio in quel paese egli era conosciuto, indipendentemente dal fatto che l’articolo era stato scritto e pubblicato negli Stati Uniti.
L’avvocato del gruppo Dow Jones, invece, aveva basato la propria argomentazione difensiva sulla necessità di celebrare il processo negli Stati Uniti, dal momento che la pubblicazione era opera di un americano ed era destinata a lettori americani.
I giudici della Corte di Victoria hanno, però, considerato rilevante il luogo in cui è avvenuta la lettura dell’articolo, in quanto il giornale incriminato è accessibile soltanto mediante abbonamento, disponendo di un login e di una password.
Dow Jones, tuttavia, ha già annunciato che ricorrerà in appello e ha denunciato la pericolosità di una simile decisione, che potrebbe aprire la strada a numerosi processi transfrontalieri contro gli editori di siti Web.