Durante l’ultima edizione di If Book Then, il fondatore dell’Institute for the Future of the Book Bob Stein ha dichiarato qualcosa di interessante in tema di editoria e rapporti con i lettori:
"amazon and Apple know how to compete, but not how to collaborate" says Bob Stein at #ibt13
— Andrew Rhomberg (@arhomberg) March 19, 2013
La collaborazione è ciò che Amazon ha acquisito con Goodreads: una comunità viva e attiva di lettori forti, la stessa che tiene in vita l’industria libraria e i cui suggerimenti sono lo strumento più efficace per scoprire nuove letture. Dentro ci sono informazioni su cosa leggono le persone, come, con quali tempi. E il modo in cui i percorsi che portano da una lettura a un’altra e guidano nella scelta sono strutturati e legati.
Il valore al centro della transazione sono le persone, la rete sociale che compongono, la loro passione per i libri e le storie, la dedizione che impiegano nell’ordinare, catalogare, e soprattutto consigliare nel modo migliore e più preciso possibile. La qualità di queste informazioni è altissima; di sicuro più alta (almeno per ora) del più raffinato algoritmo di suggerimento, e lo stesso vale per l’autenticità del loro coinvolgimento. Jordan Weissman su The Atlantic:
Su Goodreads tendono a comparire gli appassionati di libri, quelli impazienti di raccontare a chiunque dell’ultimo libro che hanno letto. Così non sorprenderà che il sito sia una ottima piattaforma per convincere la gente a comprare libri. Circa il 29 percento dei frequentatori di Goodreads ha dichiarato in una inchiesta di avere conosciuto mediante Goodreads stesso o sito similare l’ultimo libro acquistato. Sui social network tradizionali la percentuale è del 2,4 percento. A conti fatti, nel mondo dei libri Goodreads ha la stessa influenza di Facebook.
Ci si può chiedere se queste merci di scambio siano legittime. Da un lato basta pensare alla crescente preoccupazione per i modelli di business di Facebook, Twitter, Instagram e degli altri social network: prodotti utili che si finanziano vendendo a compagnie private terze le nostre informazioni, l’accesso alle medesime o la possibilità di contattarci.
Dall’altro è sempre successo. Le aziende si comprano, vendono e fondono in base al loro successo, che deriva dall’esistenza di una comunità di utilizzatori. Nessuno ha mai condiviso i profitti che aiuta a generare, né ha chiesto che avvenisse, o considerato il contrario un’ingiustizia. Il Web semplicemente rende più evidenti questi processi, li amplifica, pone la questione in modo più netto. L’economia è una pratica umana e sociale, e le reti sociali – i loro meccanismi, i funzionamenti – esistono a prescindere dal Web. Sono le persone a creare valore per un sistema economico, da sempre.
È vero: qui sono in ballo le nostre vite, un livello di intimità più profondo. Dire cosa leggiamo è uno dei molti modi per dire chi siamo, e per dirlo in modo molto preciso. Si tratta anche di agire con maggiore consapevolezza. Può essere un buon momento per smettere di considerare i servizi online gratuiti – come Goodreads, ma vale per tutti – enti benefici senza scopo di lucro. Si tratta di aziende private con obiettivi e interessi, che offrono servizi utili gratuitamente, e prima o poi chiedono qualcosa in cambio. Sta a noi decidere quanto concedere e capire quando è giunto il momento di guardare altrove.