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Di chi è l’informatica italiana ?

25 Maggio 2004

Di chi è l’informatica italiana ?

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Una recente sentenza del TAR consente a un "infiltrato" l'accesso all'Esame di Stato per l'abilitazione alla Professione di Ingegnere nel Settore dell'Informazione. Il primo di una lunga serie?

Un po’ di storia

L’università italiana si accorge dell’esistenza dell’informatica già nel 1969, quando a Pisa nasce il primo Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione. Da questo corso di studi escono i primi Dottori in Scienze dell’Informazione, persone capaci di muoversi a 360 gradi nel mondo del bit e di svolgere quindi compiti di analisi, progettazione ed implementazione di software, reti e, più in generale, sistemi informativi.

Successivamente, e fino al 1980, si uniranno le università di Bari, Salerno, Torino Udine e Milano.

È proprio negli anni 80 che ci si rende conto che i professionisti dell’Informatica sono pochi, le università non sfornano un numero sufficiente di specialisti, ecco quindi nascere il Corso di Laurea in quasi tutte le università italiane.

Dal punto di vista statistico il titolo di studio di Dottore in Scienze dell’Informazione è uno di quelli che si suda, alternandosi tra libri, tastiere e schede perforate. Nonostante si tratti di un corso di soli quattro anni, la selezione è durissima ed i pochi che escono sono competenti e preparati.

A grandi falcate arriviamo agli anni 90, quando nasce l’ALSI (Associazione Nazionale Laureati in Scienze dell’Informazione ed Informatica). L’obiettivo dell’associazione è quello di creare un Ordine Professionale in grado di regolamentare il settore visto che negli anni i professionisti della materia sono diventati migliaia.

Si cambia

Siamo al 1992, quando nasce il primo Corso di Laurea in Ingegneria Informatica, sono passati 23 anni da quel lontano 1969. Contemporaneamente il Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione viene trasformato in Corso di Laurea in Informatica ed allungato di un anno.

La ristrutturazione non aggiunge materie, ma le ridistribuisce rendendolo di fatto più semplice, le statistiche infatti mostrano un aumento del numero di laureati in corso ed una diminuzione degli abbandoni.

L’Ordine degli Informatici

La Proposta di Legge per l’istituzione dell’Ordine Professionale degli Informatici viene presentata a Camera e Senato nel 1996 anche grazie all’ALSI.

I governi dell’epoca però (Prodi e D’Alema) fanno ostruzionismo, non perché ce l’abbiano particolarmente con i professionisti del bit, ma per una naturale e genetica allergia verso gli Ordini Professionali, rifiutando di crearne di nuovi e cercando di eliminare quelli esistenti.

Ci si mette anche la Pubblica Amministrazione

I Dottori in Scienze dell’Informazione continuano a vendere la loro professionalità anche senza la tutela di un Ordine, ma ci si mette di mezzo la denominazione del titolo accademico che non sempre aiuta ad individuare la materia di competenza, “Scienze dell’Informazione” si associa più facilmente alle tematiche giornalistiche piuttosto che informatiche.

Per questo motivo il “burocratese” tipicamente utilizzato nei bandi di concorso della Pubblica Amministrazione cita esclusivamente le lauree in Informatica, escludendo di fatto i Dottori in Scienze dell’Informazione, ma ci pensa il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (anche questa volta su iniziativa dell’ALSI) a mettere un po’ d’ordine, stabilendo per decreto l’Equipollenza per pubblici concorsi tra la Laurea in Scienze dell’Informazione e la Laurea in Informatica.

Ancora oggi ci sono enti pubblici che per ignoranza tentano di rifiutare l’equipollenza, ma è sufficiente portare un po’ di carta bollata per far valere i propri diritti.

La sostanza quindi è che esiste totale equipollenza tra la laurea in Scienze dell’Informazione e quella in Informatica.

A questo punto vi chiedo di ricordare questa semplice regola (dove il segno di ‘uguale’ ha il significato di equipollenza).

regola 1: Laurea in Scienze dell’Informazione = Laurea in Informatica

Si cambia (di nuovo)

Siano a cavallo tra il 2000 ed il 2001, il Governo Amato cambia la struttura dei corsi universitari e vengono creati i percorsi di studio di Laurea Breve e Laurea Specialistica.

Bene, ci si adatta, ma che ne è delle vecchie lauree? Chi si occupava all’epoca della vicenda riceve l’assicurazione che tutte le vecchie lauree rientreranno nelle Classi delle Lauree Specialistiche, questo significa che i vecchi titoli di Dottore in Scienze dell’Informazione ed Informatica saranno considerati equipollenti a quelli della Laurea Specialistica in Informatica (la Classe 23/S).

Perfetto, questo esclude a priori i problemi con i concorsi pubblici.

Attenzione ad un dettaglio non trascurabile, l’equipollenza non è soltanto formale, ma è sostanziale, il passaggio dal vecchio ordinamento al nuovo è esclusivamente una ridistribuzione dei contenuti con in più la possibilità di uscita anticipata dopo il terzo anno con un titolo accademico (anche se di caratura minore).

Sembra quindi che per una volta le cose siano state fatte bene.

Sembra.

A questo punto vi chiedo di ricordare un’altra semplice regola:

regola 2: Laurea in Informatica = Laurea Specialistica 23S

Il che significa (applicando la regola 1):

regola 3: Laurea in Scienze dell’Informazione = Laurea Specialistica 23S

Entrano in scena gli Ingegneri

Le ristrutturazioni, si sa, coinvolgono tutti, e così nel 2001 una Commissione Parlamentare (la C.P. Rossi) redige una Riforma degli Ordini.

L’Ordine degli Ingegneri viene suddiviso in tre settori, tra cui il Settore dell’Informazione nel quale confluiscono anche le due lauree in Informatica (quella Breve e quella Specialistica).

In realtà la cosa non è stata così semplice, sarebbe bello chiedere a chi si occupava della vicenda come mai le due lauree in Informatica siano magicamente scomparse per alcuni giorni dai documenti in bozza, salvo poi ritornarvi grazie anche alla pressione dell’ALSI.

Le bozze vengono consolidate in un DPR che viene approvato dal Governo Amato e che viene poi firmato dal Capo dello Stato nel Giugno 2001.

Un DPR coi fiocchi

Quindi l’Ordine di Ingegneria viene diviso in tre settori, uno di questi è il Settore dell’Informazione.

La cosa davvero divertente è che al Settore dell’Informazione possono accedere automaticamente tutti i vecchi iscritti all’Ordine di Ingegneria.

Questo implicitamente significa che un Ingegnere Meccanico (o Edile, o Chimico, o Aeronautico) già iscritto all’Ordine degli Ingegneri può iscriversi automaticamente al settore dell’Informazione.

Tutto ciò è assolutamente normale, infatti io vado sempre dal mio elettrauto di fiducia quando devo dare il bianco in casa, esattamente come chiamo l’elettricista se trovo una perdita d’acqua.

Il DPR stabilisce quindi che l’unico vero Professionista Informatico è l’Ingegnere iscritto all’Ordine nel Settore dell’Informazione.

Il DPR stabilisce anche che i laureati in Informatica Classe 26 (laurea breve) possono iscriversi alla sezione B dell’albo, quella dedicata alle lauree brevi, mentre i laureati in Classe 23/S (laurea specialistica) possono iscriversi alla sezione A.

Apparentemente il problema sembra risolto alla radice, applicando infatti le regole viste in precedenza tutti i laureati in Scienze dell’Informazione ed Informatica, essendo titoli equipollenti alla laurea Specialistica, possono iscriversi, previo Esame di Abilitazione, al Settore dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri.

Apparentemente.

Il ribaltone

Dal giorno successivo all’entrata in vigore del DPR si inizia a respirare un’aria pesante, sembra che qualcuno non veda di buon occhio la presenza dei vecchi laureati all’interno dell’Ordine, vengono convocati incontri e riunioni con l’obiettivo di dipanare la matassa.

Tuttavia, in perfetto stile italiano, nel Maggio 2002 viene emanata una Circolare Ministeriale che ha il compito di interpretare il DPR 328/2001, e indovinate un po’ che cosa dice la Circolare? Esclude esplicitamente i vecchi laureati dalla possibilità di sostenere l’Esame di Stato.

E tutto questo in barba alle regole che abbiamo visto in precedenza e che garantiscono equipollenza.

Nella sostanza quindi un Ingegnere Aeronautico che si è laureato nel 1970 può esercitare la professione di Informatico, mentre non può farlo un Dottore in Informatica che si è laureato con l’ordinamento in vigore prima del 2000.

Gli ultimi due anni

In perfetto stile italiano abbiamo assistito ad un paio d’anni di contestazioni, ricorsi, tentativi abusivi di sostenere l’Esame di Stato da parte dei Dottori in Informatica, Interrogazioni Parlamentari, lettere di fuoco, scontri epici, azioni legali.

Tutto senza che gli “Informatici di fatto” ottenessero la possibilità di essere considerati “Informatici di diritto”.

Nel frattempo un gran numero di parlamentari di tutti gli schieramenti ha promesso di “occuparsi della vicenda” anche e sempre grazie all’ALSI che approfitta di ogni occasione per far valere quello che ritiene un diritto negato.

L’eccezione che conferma la regola

Nel Novembre 2002 Rocco, un Dottore in Scienze dell’Informazione, decide di provare il colpo e fa un Ricorso al Consiglio di Stato contro la Circolare che ha interpretato il DPR.

Il ricorso viene respinto.

Rocco non si da per vinto e presenta un ricorso al TAR di Lecce, si tratta del n°2106/02 “Dott. Rocco Ciardo contro Presidenza del Consiglio dei Ministri e MIUR” e vince.

E la vittoria è talmente schiacciante che il MIUR rinuncia ad un eventuale ricorso, accettando di fatto l’ammissione di Rocco all’Esame di Stato.

La sentenza che NON fa giurisprudenza

La prima cosa che si potrebbe pensare è che, data la tipologia di ricorso e data la sentenza, la stessa sia immediatamente applicabile anche agli altri casi analoghi, anche a chi come Rocco, ha fatto richiesta di essere ammesso a sostenere l’Esame di Stato a Lecce.

Non è così.

Tra chi si occupa della questione è già ufficiale che a Lecce, come verbalmente disposto dal MIUR, le domande dei vecchi laureati saranno rigettate.

In particolare il Presidente della Commissione durante la prima riunione formalizzerà l’esclusione che dovrebbe essere notificata in questi giorno tramite raccomandata o tramite telegramma.

I vecchi laureati in ogni caso ci saranno eccome, le domande di iscrizione sono moltissime e non appena arriverà la notifica dell’esclusione partiranno i ricorsi che da un lato garantiranno una sospensiva all’esclusione consentendo di fatto la possibilità di sostenere l’Esame di Stato, e dall’altro hanno un’altissima probabilità di essere vinti visto che lo stesso TAR ha già deciso una volta in tal senso.

In attesa

La prima cosa da fare è il tifo per Rocco, l’Esame è una cosa serissima e si passa solo studiando, non con i ricorsi.

Infine, forse, il modo di porsi fino ad ora utilizzato da parte di chi si occupa (o non si occupa) della questione potrebbe essere un’arma a doppio taglio, se un solo ricorso vinto può passare inosservato, che succederà se qualche centinaia di ricorsi tutti uguali consentiranno l’accesso all’Esame di Stato ad un gran numero di vecchi laureati?

L'autore

  • Massimo Canducci
    Massimo Canducci vanta oltre 25 anni di esperienza nel campo dell'innovazione e della digital transformation ed è Chief Innovation Officer per Engineering Ingegneria Informatica. È docente alla Singularity University, l'Università di Torino e l'Università di Pavia, e insegna in master MBA.

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