In un articolo pubblicato nei giorno scorsi su queste pagine (Internet, la città, la rete sociale), Sergio Maistrello auspica lo sviluppo aperto ed auto-organizzato di reti di cittadini che realizzino una nuova forma di dialogo fra cittadini e istituzioni. Poiché qualcosa è già stato fatto, penso che sia bene parlarne perché è sempre confortante vedere che buone idee e buoni propositi a volte sono già diventati realtà, e funzionano. Il genere di blog che si dedica a territori urbani più o meno ampi è l’urban blog. Come tutte le cose del web è difficile definirlo con precisione, perché sotto questa etichetta si trovano blog personali e collettivi, di taglio un po’ più privato o decisamente sociale, gestiti da singoli cittadini o da piccoli gruppi informali, o sponsorizzati da istituzioni comunali.
Agli urban blog è dedicata una mappa su Frappr: si punta su una città, e si può zoomare per vedere chi c’è, fino a un notevole livello di dettaglio. Chiunque può aggiungere il suo link o un suo tag alla mappa, in una logica open. Naturalmente ne risulta che i blog segnalati sulla mappa sono piuttosto eterogenei e non sempre urban, ma a volte personal. La gestisce Andrea Toso, docente presso il corso di laurea in Scienze dalle Comunicazione di Torino e partner di diversi progetti di ricerca nel campo dell’ubiquitous computing e dell’accessibilità del web, che sul suo sito mantiene un elenco di urban blog italiani sempre in via di aggiornamento. Tra le esperienze di stampo più istituzionale si possono citare:
- Urban 2 Crotone, un programma di iniziativa comunitaria destinato alla rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi, allo scopo di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Consiste in una serie di interventi di riqualificazione della fascia costiera e del centro storico. È in allestimento un blog, con cui il progetto attiverà l’interazione con i cittadini. In tal caso si tratterà di un urban blog istituzionale;
- Sampablog, progetto Urban Blog per il quartiere San Paolo di Torino, frutto della collaborazione tra la Città di Torino, il Laboratorio Vigone coinvolto nel Progetto Periferie, e il Csp. È uno strumento pubblico di espressione, comunicazione e condivisione di identità, esperienze e opinioni, per raccogliere e condividere contenuti provenienti dal contesto urbano del quartiere: istituzioni enti, comunità, singoli cittadini. Il quartiere San Paolo nel corso degli anni è cambiato da borgo operaio locale a luogo d’accoglienza e integrazione delle diverse ondate di immigrati. Perciò il quartiere è stato scelto per la sperimentazione dell’Urban Blog: il racconto collettivo di un’identità metropolitana in costante evoluzione;
- Blog Imperia è un blog piuttosto scarno e aperto soprattutto a lamentele e sfoghi di colore destrorso. Dà voce a cittadini che intervengono su temi come le tasse, le condizioni della città e del territorio, e altri temi di interesse locale. Si occupa di Imperia e dintorni;
- Bergamo Blog, un blog urbano decisamente orientato verso la sinistra radicale. Si occupa di tutta la città.
Se il concetto di urban blog si riferisce a un territorio urbano, il concetto di piazza blog aggrega gli abitanti del territorio intorno alla metafora della piazza, del luogo pubblico ma prossimo in cui ci si incontra, ci si informa, ci si scambiano esperienze. Piazza Blog è un urban blog che a mio avviso risponde meglio degli altri all’auspicio di Maistrello. L’ho visto nascere, si occupa del municipio a cui appartengo, quello in cui abito e lavoro da più di quarant’anni: è un territorio che in poco più di 5 kmq ospita 57.053 abitanti, con molti anziani e immigrati, e una forte concentrazione di enti di primaria importanza scientifica, sanitaria, culturale e politica: Stazione Tiburtina, Città Universitaria La Sapienza, Policlinico Umberto I, Istituto Superiore di Sanità, Cnr, Ministeri, Ambasciate. Il 25 giugno 2006 la redazione di Piazzablog scriveva:
Esattamente un anno fa iniziavano le pubblicazioni del giornale on line Piazzablog, registrato presso il tribunale di Roma, direttore responsabile Patrizia Rettori, con l’obiettivo di sperimentare l’uso sociale di Internet e creare una rete civica ed una piazza virtuale per il terzo Municipio, mutuando dai progetti informatici l’approccio “open source”. Con oltre 500 post pubblicati, 120.000 pagine visitate e centinaia di accessi giornalieri, Piazzablog è diventato un punto di riferimento nel terzo municipio, uno spazio libero a disposizione di tutti, senza restrizioni ideologiche o di genere. Piazzablog è un giornale autofinanziato e redatto a titolo volontario da cittadini che credono nell’importanza della partecipazione diretta ed attiva per migliorare la qualità della propria vita. Un anno nell’era di Internet è un tempo lungo, la strada che abbiamo percorso la trovate nel sito, quella da percorrere la dobbiamo ancora inventare.
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Per conoscerne meglio la nascita e lo sviluppo, ho fatto due chiacchiere con Bruno Cameli, ideatore e coordinatore di Piazzablog.
Quando è nata Piazzablog?
Nel giugno 2005.
Perché?
Io sono un program manager IT di Telecom. Nel mio lavoro, per ristrutturazioni interne, ho avuto un momento di pausa, che mi ha permesso di guardarmi intorno e studiare senza l’assillo quotidiano dei problemi aziendali. Fra le altre cose, ho proposto ai Ds di aprire un sito per migliorare la comunicazione interna. La proposta è stata bocciata perché mi hanno detto che internet e il web non erano maturi. Allora con mia moglie Paola Enrico (consulente e formatrice) e Bruno Carpitella (web designer) abbiamo pensato di creare un blog dedicato ai problemi del III Municipio. La molla è stata chiederci come avremmo potuto usare a costo zero il nostro know how tecnologico, di organizzazione e di comunicazione, per scopi sociali e per lo sviluppo del nostro territorio. Lo spunto è venuto da un rapporto Censis del 2004, Leader senza popolo. Popolo senza leader (poi pubblicato da Franco Angeli) da cui emergono due parole chiave: piazza e blog. Le considerazioni di fondo sono che i partiti contano sempre meno, e la gente non si fida di chi li rappresenta. Da tutto ciò è nato il progetto di attivare e movimentare una rete di persone fisiche, impegnate nel territorio. L’altra grande spinta l’abbiamo avuta assistendo allo spettacolo di Beppe Grillo a Roma, dove abbiamo visto rappresentato in scena qualcosa di molto simile a ciò che avevamo in mente. Il nostro problema era trovare la possibilità di mettere bocca su ciò che stava avvenendo nel nostro territorio, specialmente riguardo alla ristrutturazione della Stazione Tiburtina, che diventerà la stazione ferroviaria più importante di Roma, e che provocherà una serie più o meno prevedibile (ma quanto trasparente?) di trasformazioni urbanistiche a cascata. Il partito era sordo alle nostre voci. Le associazioni erano modelli vecchi e chiusi. Noi volevamo qualcosa che crescesse in modo autonomo. Così è nato Piazzablog.
Come funziona?
Io sono il coordinatore, oltre che il proprietario del progetto. C’è un direttore responsabile e una redazione, all’inizio più stabile, poi più aperta ai contributi dei visitatori, che stimola le persone a mandare loro contributi, testimonianze, richieste. Chi ha contribuito allerta i suoi amici a leggere e commentare ciò che ha scritto. Si genera così un passaparola che genera altre visite ed altri interventi.
Quali sono stati i momenti rilevanti della vostra avventura?
Abbiamo cominciato con il tema della pulizia, “Roma città sporca”. Negli incontri con politici e amministratori locali abbiamo cominciato a qualificarci come Piazzablog, e siamo arrivati con una telecamera con cui abbiamo ripreso gli incontri, per mettere i video nel blog. Si è verificato così un nuovo rapporto fra rappresentante pubblico e cittadino. Tu politico parli, io ti riprendo in video, scrivo e pubblico ciò che dici, che resta lì, a disposizione di tutti. Ciò determina un impegno diverso di fronte a promesse che non possono esser fatte se non possono essere mantenute. Il 3 dicembre 2005 c’è stato un incontro pubblico nella chiesa di Sant’Ippolito, intitolato Fai sentire la tua voce. Hanno partecipato un centinaio di persone del III Municipio. I politici non hanno parlato, hanno ascoltato. Dopo questo incontro la gente ha cominciato a collaborare con Piazzablog, perché ha capito che dall’altra parte c’era chi ascoltava.
E i politici come hanno reagito?
Hanno capito che siamo riusciti a mettere insieme persone che loro non riuscivano più a coinvolgere. Ci hanno prestato un’attenzione tutta diversa: non più sudditi questuanti, ma cittadini che si esprimono liberamente e senza complimenti, e che hanno la possibilità di ricordare, rivedere e rileggere quanto è stato fatto e detto. In occasione delle elezioni amministrative, avviene una rivoluzione copernicana. Invece delle promesse elettorali fatte dai politici ai loro possibili elettori, otto associazioni di cittadini hanno presentato un loro programma a tutti i partiti. I politici hanno pagato per intervenire e dire su quale dei punti del programma intendevano impegnarsi. I Ds hanno proposto una candidatura a un elemento di Piazzablog, Paola Enrico si è presentata, è stata eletta ed ora è consigliere municipale. In tal modo Piaszzablog ha un suo rappresentante dentro il III Municipio.
Dunque, Piazzablog è schierata politicamente?
No, non lo è. I singoli, a cominciare da me e da Paola, lo sono. Ma Piazzablog è un ambiente virtuale che accoglie i singoli più sui problemi concreti che sugli schieramenti. Anche An riconosce la nostra apertura.
Mi puoi dare un po’ di numeri?
Nel primo anno abbiamo avuto 120.000 pagine lette. Da una media iniziale di 2.500 pagine al mese ora siamo a 25.000 pagine al mese. Nel terzo numero abbiamo aggregato 57.000 abitanti. Riceviamo in media un paio di articoli al giorno, e le persone hanno imparato a interagire fra loro attraverso il sito, che in tal modo diventa una vera piazza. Tuttavia resistiamo alla tentazione di inserire pubblicità, perché vogliamo che la piazza resti un luogo di incontro e di scambio di idee, non un mercato. Finora il tutto ci è costato un migliaio di euro che abbiamo pagato in proprio.
E il futuro?
Vorremmo sviluppare meglio l’aspetto economico per farne un progetto autoconsistente. Vorremmo istituire un centro studi per il recupero della memoria del territorio, e finanziare il giornale con la ricerca. Vorremmo consolidare la situazione in modo da darle continuità.