L’interesse per il nascente mercato dei libri elettronici sembra non diminuire in questi primi mesi del 2011, che offre agli ebookofili diversi appuntamenti. Il primo si è tenuto a Milano ieri: si tratta di IfBookThen, conferenza dedicata al futuro dell’editoria ideata e realizzata da Bookrepublic e 4IT Group. Prometteva di essere un incontro particolarmente aperto alle esperienze internazionali e così è stato, come testimonia anche il flusso di tweet che ha accompagnato lo svolgersi della conferenza dando voce non solo agli ospiti presenti in sala, ma anche ai lettori online e grazie al quale è possibile ripercorrere l’intera giornata.
Pensate al lettore
Proprio la testimonianza di chi i libri li acquista e li legge è stata al centro della ricerca Readers aren’t users condotta da Adaptive Path e presentata da Henning Fischer, che ha esortato gli addetti ai lavori ad affrontare le sfide del digitale prestando attenzione ai clienti, riflettendo sul loro punto di vista e sulle loro esigenze. Rendere l’acquisto e la fruizione degli ebook più semplice, piacevole e accessibile dovrebbe essere l’obiettivo per tutti gli attori in gioco.
«Copyright issues and business models are publisher side problems that the readers will never ever care about»
@publit
La necessità di salvaguardare i lettori a un livello più ampio, tutelando le informazioni e preservando la trasmissione della cultura, è il messaggio portato da Peter Brantley, direttore del Book Server Project, di Internet Archive e co-fondatore della Open Book Alliance. Il formato digitale, infatti, dà la sensazione che le informazioni possano essere conservate in maniera più facile, perché disperse nella Rete e replicabili a basso costo, ma spesso non è così: all’aumentare della complessità, tra la miriade di formati, la gestione dei diritti e la mancanza di indicazioni legislative univoche, aumenta il rischio di perdere i contenuti. Brantley ha posto delle domande di non semplice soluzione, che abbracciano questioni di carattere tecnico, politico e sociale e che devono essere affrontate ora che il problema è ancora relativamente circoscritto.
«With drm the file is locked. What if you lost the key?»
@ifbookthen
Mercati locali
La rapidità con cui il digitale ha trasformato il mercato americano è testimoniata dall’intervento di Mike Shatzkin, fondatore e Ceo di The Ideal Logical Company, che dopo aver provocatoriamente invitato gli editori a non sprecare tempo ed energie tentando di salvaguardare la carta, li ha incoraggiati a sfruttare le opportunità offerte dal cambiamento. Ma se gli americani hanno potuto contare su una sostanziale uniformità per quanto riguarda la lingua, la moneta, le regole commerciali, in Europa il panorama è diverso. Proprio per questo, Shatzkin ha consigliato di valorizzare le caratteristiche peculiari del mercato locale, fondendole con le esigenze di quelle globale, in maniera glocal.
«Italian publishers, you run a big risk if you try to slow down the market! @mikeshatzkin #ibt11 #italiansslowdownitbetter»
@gallizio
Il cerchio si è chiuso con l’intervento di Alessandro Piperno, che ha portato in scena la “voce dello scrittore”, un ruolo che può attingere alle suggestioni offerte dalla Rete, senza però doversi necessariamente confrontare con il pubblico e il suo gusto.
«#ibt11 ‘Twitter è come un Joyce impazzito’ alessandro piperno»
@mafedebaggis
La coda lunga degli ebook
Il contributo di Jonathan Nowell di Nielsen Books ha evidenziato come l’impatto del digitale sul mercato editoriale sia fortemente influenzato dal tipo di prodotto perché essenzialmente legato alle diverse tipologie di pubblico. Proprio per questo motivo è importante tenere in considerazione l’impatto della “coda lunga” sulle vendite.
«Nowell: the longtail tends to move towards the backlist. Do NOT ignore your backlist. #ibt11»
@publit
Il confronto tra i diversi tasselli che compongono il mercato europeo è continuato durante il panel di addetti ai lavori curato da A.T. Kearney: uno sguardo su Inghilterra, Spagna, Svezia, Germania, Francia, Italia che ha fornito alcuni dati di confronto.
«#awp11 Future of Book Reviews: Panel says transmedia/digital elements may play into ever shortening text reviews. #dbw #ibt11»
@Porter_Anderson
Il coraggio di innovare
All’interno del quadro sin qui tracciato poi, alcune persone hanno avuto il coraggio di sperimentare. Le loro storie sono fonte di ispirazione. Uno di questi è sicuramente Richard Nash, fondatore e Ceo di Cursor. La sua tesi è che autore e lettore non sono semplicemente ruoli che le persone si trovano a interpretare e che il digitale consente di mettere in comunicazione in maniera semplice ed efficace, in un rapporto in cui il libro ha la funzione di collante. Un punto di vista che ha dipinto l’immagine di un autore completamente immerso nella community di interessi popolata da lettori, editori, altri autori eccetera.
«‘Authors and readers aren’t types of people, they are behaviours’ P. Nelson quoted by @r_nash at #ibt11»
@apogeonline
Un tema vicino è quello trattato da James Bridle, creatore del progetto Open Bookmarks, che ha sfidato i luoghi comuni e le resistenze che vengono comunemente citate a difesa del libro cartaceo: non si tratta dell’odore della carta, quello che davvero rende diverso un libro cartaceo da uno elettronico è l’esperienza, il tempo trascorso con quell’oggetto, la sua storia, il suo trasformarsi in qualcosa di diverso dopo aver esaurito la sua funzione di contenitore dal quale attingere le informazioni. Ed è proprio in questo che risiede il suo valore. Sfruttarlo significa potersi allontanare da un business model basato sul valore di ogni singola copia, modello che il digitale mette radicalmente in discussione. E allora perché non incoraggiare proprio la condivisione delle esperienze, in un percorso di innovazione che ci conduce verso il social reading?
«#ibt11 se gli editori vogliono mantenere un ruolo dovrebbero tenere in considerazione il lato social della lettura»
@antoniolagala
Libro contro media
Ma non solo il libro digitale e quello cartaceo si scontrano per ottenere l’attenzione e il tempo del lettore. Il libro in sé, sia esso elettronico o meno, si trova a competere con tutti gli altri media. Peter Collingridge di Enhanced Editions utilizza questo approccio nel presentare applicazioni che appaiono come la naturale evoluzione del libro.
«Multipurpose devices real problem. RT: @ifbookthen Publishers compete w/ other media, not w/ ebooks, to catch reader attention & time #ibt11»
@pressfuturist
La giornata si chiude con uno sguardo al futuro e la testimonianza di Chris Meade di if:book london che, mostrando le potenzialità dell’innovazione tecnologica in campo educativo, ci lascia riflettere su come saranno proprio i lettori di domani a decretare il futuro del libro.