Vent’anni fa (urca, come passa il tempo quando uno si diverte), quando un designer abituato a lavorare sulla carta o sullo schermo decideva di buttarsi sul web e chiedeva da dove comincio la risposta era semplice, come il web.
HTML 3.2, prima versione a godere di qualche diffusione, si imparava in un paio di giorni. Il JavaScript 1.0 era solo un ombra del più complesso Java a cui si ispirava e ben lontano dal veloce e potente linguaggio attualmente disponibile. I CSS addirittura non esistevano e nessuno sperava di poter controllare l’impaginazione con la stupefacente precisione che oggi ci attendiamo.
![Stupefacente precisione a patto che non sia necessario supportare Explorer 9, beninteso](http://i.imgur.com/snNwpLF.jpg)
Stupefacente a patto che non sia necessario supportare Explorer 9, beninteso.
Qualche giorno fa mi è stata però rivolta proprio quella domanda, il che mi ha costretto a riflettere. Oggi combinando i tre pilastri del web — HTML 5, CSS 3 e Javascript — è possibile realizzare un sito che è un piccolo capolavoro di eleganza e design. Ma servono tutti e tre, quindi il designer deve essere progettista, impaginatore e programmatore assieme. I più bravi poi padroneggiano altre arti arcane, come Canvas per le animazioni e SVG per creare immagini vettoriali e filtri, che possiamo considerare opzionali.
Chi comincia però si trova in una brutta posizione, un po’ come chi volesse costruire un castello di carte partendo dal secondo piano: ogni cosa sembra appoggiarsi su qualcos’altro. Un consiglio ragionevole può essere allora accantonare temporaneamente JavaScript, evitandone l’uso o copiando integralmente unità precotte, come PIE, che consente alle vecchie versioni di Explorer di funzionicchiare quando messe davanti a un sito moderno.
Si potrà in seguito passare all’uso di una libreria pronta come NodeJS, che fornsce metodi pronti per risolvere le problematiche più comuni. Oppure JQuery, che però è vittima del suo stesso successo e fatica a imporre sul campo la versione 2, anche se non più recentissima, semplicemente perché incompatibile con una badilata di plug-in e moduli utili, comodi o popolari realizzati negli anni passati.
Dall’HTML però non si scappa, quello va imparato. Certo, all’inizio ci si può aiutare — e molto — con un programma come Dreamweaver ma non ci vuol molto ad accorgersi che usare soltanto quello senza scrivere HTML a mano è come dipingere mentre si indossano i guantoni da pugile. Impossibile fare un lavoro di fino. E comunque deve arrivare prima o poi anche JavaScript.