Si fa un gran parlare della convergenza delle tecnologie informatiche con la telefonia e la televisione. Sul fatto che la convergenza sia in atto non ci sono troppi dubbi: quello che mi preoccupa, piuttosto, è verso cosa stia dirigendosi questa convergenza.
Considerate il piccolo universo digitale che ho attorno mentre scrivo queste righe.
- Abolito l’impianto stereo. Il mio computer portatile suona la mia musica preferita da un CD compresso in formato MPEG3 (il programma è reperibile presso http://winamp.lh.net), creato su un masterizzatore. Quando viaggio porto con me la mia intera “discoteca” (nel senso arcaico del termine) in quattro o cinque CD-ROM di questo tipo. Duecento canzoni in ogni dischetto di plastica. Uno scatolotto attaccato alla porta parallela sintonizza le stazioni radio. Sto sostituendo tutte le mie registrazioni su cassetta con copie digitali, custodite inalterabilmente su CD. La scheda audio registra e risuona tutti i suoni che mi interessano. La convergenza fra musica e informatica è cosa fatta.
- Goodbye, album di famiglia. Viaggio molto perché mi tocca fare il pendolare elettronico fra vari paesi d’Europa, così tutte le mie foto di famiglia sono in formato digitale, per poter viaggiare con me. Gli album di fotografie sono troppo ingombranti e cari (anche se la qualità del digitale non è ancora al livello della migliore fotografia chimica). Ecco un’altra convergenza sostanzialmente compiuta.
- Tanti saluti alla Treccani. Anche tutta la mia documentazione di riferimento è digitale: niente più enciclopedie o dizionari su carta; tutto è su CD-ROM. Leggo i giornali via Internet. La mia corrispondenza è quasi tutta elettronica. La quantità di carta che uso è in costante diminuzione, anche se difficilmente sparità del tutto. Infatti la mia agenda degli indirizzi è rigorosamente cartacea, anche se stampata con il computer, perché funziona senza batterie, non richiede un manuale d’uso e ha un tempo di avvio e di accesso migliore di quello di un organizer o (soprattutto) di Windows 95.
- Addio telefono, scanner e fax. Non ho ancora finito. Il mio portatile usa Net2Phone, un programma che permette di chiamare via Internet qualsiasi telefono al mondo a tariffe ridicolmente basse. Ricevo e invio i fax tramite il servizio JFAX (http://www.jfax.com); i fax mi arrivano sotto forma di attachment dell’e-mail e li posso prelevare dovunque mi trovo. Posso anche inviare un fax tramite e-mail, anche se ovviamente il portatile contiene un modem che fa anche da fax. La stampante portatile a colori Canon, oltre a stampare le foto delle mie adorabili gemelle, potrebbe diventare anche un mini-scanner grazie a una testina di lettura ottica che rimpiazza quella di stampa e mi permette di scansionare un documento da spedire via fax. Nei casi d’emergenza, potrei collegarmi a Internet o mandare fax anche dalla scheda PCMCIA GSM della Nokia, che converte il portatile in un cellulare GSM con vivavoce (costerebbe caro, certo, ma un’emergenza è un’emergenza). Tutto questo mi sembra mostri chiaramente che anche la telefonia è ormai poco più che una sottosezione dell’informatica.
- Ventun pollici vendesi. Se volessi spingere la convergenza ancora più in là, potrei acquistare una scheda PCMCIA Nogatech (http://www.nogatech.com) che riceve i programmi televisivi e (con una parabola e un ricevitore analogico o digitale) anche i canali via satellite e li visualizza sullo schermo del computer portatile, abolendo quindi il televisore. Volendo, potrei anche “videoregistrare” con il computer un programma tivù o una ripresa della mia videocamera: indubbiamente dovrei portare il computer quasi ai limiti delle sue capacità, e spenderei una bella cifra, ma è una cosa tecnicamente fattibile ed è questo che conta.
Musica, fotografia, editoria, televisione, telefonia: tutti convergono inesorabilmente, anche se con qualche inevitabile inciampo, verso l’informatica. A giudicare dalle statistiche sui problemi di fertilità e d’impotenza nei paesi ad alta tecnologia e sull’accesso ai siti porno di Internet, forse il prossimo campo che verrà assorbito dall’informatica sarà il sesso.
Tutti questi gadget elettronici stanno dunque dirigendosi verso un Nirvana digitale, ma in realtà la maggior parte di noi non sta viaggiando insieme a loro. I nuovi computer e i nuovi sistemi operativi, come Windows (ma non solo), danno all’utente un falso senso di facilità d’uso, di controllo e di sicurezza. In realtà sono macchinosi, inaffidabili e insicuri.
- Mesi di funzionamento ininterrotto, senza crash di sistema, sono normali per Unix, ma tenere attivo Windows 95 per più di un giorno senza dover riavviare il sistema è un miracolo. Man mano che le reti informatiche aziendali passano dai terminali ai PC, l’affidabilità scende. E sapeste quanto!
- Penetrare nelle reti di personal computer basate su Windows NT è un’operazione veramente banale, descritta su molti siti Internet. Lo stesso vale per il furto di informazioni dal vostro personal computer: senza opportune precauzioni, basta una visita su una pagina Web “vampira” per carpirvi le password e tutti i dati personali che avete sul computer.
- Clonare un cellulare o intercettare le sue comunicazioni è quanto di più semplice si possa immaginare: basta un telefonino Motorola e un pezzetto di stagnola. Intercettare i cellulari digitali GSM è più difficile, ma tutt’altro che impossibile: ci sono sempre anelli deboli nella catena di trasmissione.
- Il codice segreto del vostro Bancomat è registrato in chiaro sulla banda magnetica della tessera. Basta che il ladro la faccia passare attraverso un lettore, facilmente reperibile in commercio, per avere tutti i vostri dati e fare spese a carico vostro.
Insomma, questa tecnologia ha piedi d’argilla. Quanto tempo passerà prima che un grande crash di sistema o un furto telematico spettacolare facciano capire non solo alle aziende, ma anche all’utente comune, che è ora di pensare seriamente alla cosiddetta “robustezza” dei sistemi e alla loro sicurezza?
Finché questi due problemi saranno gestiti allegramente come vedo fare in molte aziende, banche ed enti pubblici, rimane il rischio che si arrivi a uno scenario in cui solo i pochi che davvero sanno di informatica hanno il controllo totale e gli altri si fanno sfilare il portafogli o cancellare l’identità (se avete visto il film The Net, avrete un’idea di cosa intendo). Dovendo scegliere, credo che da grande farò l’hacker.
Potrei esserci costretto, e voi con me, anche per un altro motivo: la divergenza fra leggi e tecnologia. Sembra infatti che i legislatori siano rimasti ai tempi di Marconi.
Vi faccio qualche esempio. Secondo l’inflessibile sistema legale italiano, il telefono cellulare è considerato una “stazione radio”, e per avere una stazione radio ci vuole la licenza, come previsto dal regolamento del Ministero della Comunicazione. Nel caso dei cellulari, la licenza è costituita dal contratto col gestore cellulare (probabilmente non ci avete mai fatto caso, ma nei contratti TIM c’è scritto “Il presente documento, ai sensi delle disposizioni vigenti, costituisce licenza di stazione radio”; nei contratti Omnitel questa dicitura non compare). Sicché, se volete essere assolutamente in regola con la legge, dovreste portare sempre con voi l’intero contratto, in modo da poterlo esibire a richiesta al funzionario che ve lo richiedesse. Se non l’avete con voi, sarete multati o vi verrà sequestrato l’apparecchio.
Un altro caso: da qualche tempo sono in vendita registratori per CD audio. In sostanza, sono masterizzatori che non necessitano di un computer e che fanno parte del normale impianto stereo domestico. Per timore che la gente a casa si registri copie pirata dei CD musicali, si prevede che verrà applicata una sorta di tassa sui CD audio registrabili vergini. Peccato che i CD registrabili per questi apparecchi siano fisicamente identici a quelli per i computer, per cui basta andare in un negozio di prodotti per computer e comperare dei CD per masterizzatori (che non pagheranno la tassa). Se anche si dovesse introdurre, come è stato proposto, una sorta di codice di identificazione per distinguere un tipo di CD registrabile dall’altro e impedire questo trucchetto, la soluzione tecnica sarà procurarsi un computer con masterizzatore e duplicare allegramente tutto quello che ci interessa.
Il peggio deve ancora venire: anche l’Internet del futuro potrebbe diventare fuorilegge. Infatti il decreto legislativo 11 febbraio 1997, n. 55, recita all’articolo 6 che “L’abbonamento alle radiodiffusioni nazionali costituisce titolo alla installazione e alla utilizzazione di antenne destinate alla ricezione di programmi radiotelevisivi da satellite, collegate esclusivamente a ricevitori radiotelevisivi”. L’articolo 20, dedicato alle sanzioni, al terzo comma, dice che “Nel caso in cui l’antenna destinata alla ricezione di programmi radiotelevisivi via satellite non sia collegata esclusivamente a ricevitori radiotelevisivi si applica la sanzione amministrativa da lire cinquecentomila a lire tre milioni”. Il quinto comma dice che “Il ministero delle Poste e delle telecomunicazioni può provvedere direttamente, a spese dell’interessato, a suggellare o a rimuovere l’impianto e sequestrare le apparecchiature terminali e gli apparati di rete”.
In altre parole, in Italia è vietato collegare alla parabola uno dei vari decoder che consentono già ora di ricevere Internet via satellite ad alta velocità. Stranamente questo non impedisce ad alcune società italiane di vendere il servizio (ad esempio DirecPC, presso http://www.nettuno.it/directpc). La cosa tragicomica è che è impossibile controllare casa per casa chi ha la parabola per vedersi le partite o le donnine nude e chi invece ce l’ha per ricevere Internet; quindi questa manfrina burocratica, come tante altre, non serve a niente se non a impedire lo sviluppo dell’Italia.
E allora cosa facciamo? Di fronte a questa divergenza tra mondo reale (tecnologicamente avanzato) e leggi medievali, e tra la massa di utenti ignari dei pericoli informatici e gli esperti in grado di valicare ogni difesa, c’è poco che posso consigliarvi di fare.
Le scelte che ho fatto io non sono certo adatte a tutti i palati: vivere nella paranoia informatica, vi assicuro, è una brutta cosa. Le pastoie legali mi preoccupano poco: tanto è risaputo che leggi come quelle che ho descritto non vengono mai applicate, ma tenute di scorta per le occasioni opportune. La questione della sicurezza, invece, richiede che si accetti un fatto basilare: la protezione richiede impegno personale. Dovrete studiare informatica a fondo e continuare a farlo per rimanere aggiornati, oppure rinunciare al computer. Non ci sono vie di mezzo, a meno che amiate vivere pericolosamente.
E il 30 dicembre del 1999, mi raccomando, andate alla vostra banca, chiedete la stampa del saldo dei vostri conti correnti e fatevela timbrare. Mai sentito parlare del problema dell’anno 2000?