Il compianto Roberto Venturini aveva scritto non sono gli anni, sono i chilometri. Parafrasando, non sono gli anni, ma i transistor. Alcuni dei mille anniversari dell’informatica stanno diventando carichi di passato.
Il più significativo è quello del 4004, il microprocessore capostipite, inventato dall’italiano Federico Faggin nonostante le post-verità che si possono trovare frugando in rete. Compie quarantacinque anni, che rendono poco credibile qualsiasi rivoluzione. Oggi che hanno una CPU perfino gli auricolari, è imborghesimento.
La distanza tra il 4004 e certo software libero è quasi generazionale. Linux è stato celebrato per i venticinque anni e il gioco di simulazione storica FreeCiv, consigliatissimo agli amanti del genere, ne ha compiuti ventuno. FreeCiv è multiplayer a piacere e ha una versione per browser, praticabile anche su tavoletta.
Che faranno da grandi
A volte nel mondo aziendale sento ancora parlare di nuovi media, nuove tecnologie, rivoluzioni, come si vede nel supplemento tecnologia del telegiornale della domenica. Hardware e software sono certo stati bambini, ma ora sono adulti ed è tempo che si prendano delle responsabilità. La cantonata presidenziale l’hanno presa anche varie intelligenze artificiali di fama.
Bing Predicts assegna [al candidato sbagliato] una probabilità del 90 percento di vincere la presidenza nella giornata di domani, con una stima di 323 voti elettorali che contempla la vittoria in Florida, Virginia, North Carolina e Nevada.
A questo proposito, che cosa vogliano fare da grandi le macchine e specialmente quelle pensanti o sedicenti tali, ancora è nebuloso. Mancano anniversari pesanti a sufficienza. Certo, se invece di contare gli anni informatici in rapporto 1:1 con quelli umani accelerassimo di un milione di volte, parleremmo di didattocene, l’era dell’apparato che impara da solo, e avremmo una data di nascita ufficiale: quando una intelligenza artificiale ha affrontato il test di ammissione all’università di Tokyo e ha fallito per la seconda volta.
Il futuro già presente
L’unico che abbia avuto il coraggio di azzardare previsioni a lungo termine sull’evoluzione delle macchine è Ray Kurzweil, che però da tempo preferisce una sparata di facile presa sui media a una argomentazione articolata. Il resto è piccolo cabotaggio, il futuro già presente e quindi facilmente predicibile: i chatbot, la realtà virtuale, gli assistenti vocali o gestuali, tutte virgole che cambiano magari i bilanci delle multinazionali ma non il quadro di insieme.
La mia (scontata) predizione è che scopriremo di sbagliarci clamorosamente su molte tendenze tecnologiche e no, specialmente quelle strillate ogni momento sui social media e sui giornali. Lettura consigliata: But What If We’re Wrong? di Chuck Klosterman.