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Bilanci truccati per AOL?

22 Luglio 2002

Bilanci truccati per AOL?

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Bernardo Parrella nel suo ultimo articolo, compie un’analisi interessante che lega gli scandali finanziari di Wall Street, i bilanci in disavanzo dei giganti dell’hi-tech e la crisi di AOL. Su …

Bernardo Parrella nel suo ultimo articolo, compie un’analisi interessante che lega gli scandali finanziari di Wall Street, i bilanci in disavanzo dei giganti dell’hi-tech e la crisi di AOL.

Su quest’ultimo colosso americano l’aria di crisi si mescola con un possibile scandalo finanziario, stando a quanto scrive il Washington Post.
Secondo il quotidiano americano, infatti, AOL avrebbe aumentato il fatturato di circa 270 milioni di dollari.

Più esattamente il giornale parla di entrate pubblicitarie gonfiate utilizzando pratiche che il giornale giudica “non convenzionali” dal 2000 al 2002: in pratica prima e dopo la megafusione con Time Warner.

Il quotidiano elenca i punti oscuri della strategia: conversione delle liti giudiziarie in contratti di vendita di pubblicità; la rendicontazione delle entrate pubblicitarie vendute sul sito eBay, come fossero proprie di AOL; accordi di scambio di materiale informatico con Sun Microsystems, considerati come entrate pagate in natura; la rinegoziazione di contratti a lungo termine, compromessi dalla situazione finanziaria difficile dei clienti, in contratti a breve termine, che permettono di migliorare i risultati finanziari del trimestre.

Per rafforzare queste informazioni, il quotidiano cita anche l’ex vicepresidente della divisione pubblicità di AOL, Robert O’Connor che parla di discussioni interne dovute all’uso di queste pratiche.

Bisogna dire che i 270 milioni di dollari rappresentano solo il 2,5 % del totale del fatturato di AOL in questi due anni.
Il Washington Post insiste sul fatto che senza questi introiti in tre riprese, AOL non avrebbe raggiunto le previsioni di guadagni pubblicitari e di commercio elettronico stabiliti dagli analisti.

Se non fossero stati raggiunti questi risultati, ci sarebbero sicuramente stati impatti negativi sul valore delle azioni, che avrebbe potuto compromettere la conclusione dell’accordo di acquisto di Time Warner.

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