Standard aperti per le pubbliche amministrazioni (PA) del pianeta. Questo uno dei filoni che la comunità open source sta perseguendo un po’ ovunque. E non mancano i successi, visto il concreto interesse verso sistemi e programmi gratuiti o a basso costo, agili, personalizzabili riscontrato negli ultimi tempi in paesi asiatici, sudamericani ed europei. Non è certo un mistero come invece negli USA — con il radicamento del software proprietario e al pantagruelico appetito di Microsoft — tale interesse sia decisamente scarso. Scenario che però sembra destinato a cambiare, grazie in primis all’attivismo a tutto campo dei programmatori californiani. E soprattutto alle iniziative di Bruce Perens, che guida gli sforzi per la creazione di standard governativi su cui le PA debbano basarsi nell’acquisto (e utilizzo) di programmi informatici.
Da sempre basato nella Bay Area di San Francisco, stavolta Perens ha lanciato Sincere Choice, onde offrire agli utenti una “scelta sincera” all’interno di un mercato del software equo e competitivo, dove esista spazio, attenzione e visibilità sia per quello proprietario che open source. L’uscita è la diretta replica ad una recente iniziativa della grande industria (sotto l’immancabile egida di Microsoft) che, pur schierandosi su posizioni apparentemente analoghe a quelle open source (tra cui standard aperti, competizione basata sul merito, copyright differenziati), alla fine continua a volere un mercato pesantemente sbilanciato a favore del software proprietario. Una sorta di piattaforma politica in cui, scrive News Forge, con “scelta” ci riferisce alla possibilità che “i consumatori possano optare per il software proprietario oppure per… il software proprietario. Tra l’altro, il testo della “Initiative for Software Choice” è stato analizzato a fondo dallo stesso Perens, evidenziandone le ambiguità nell’apposito documento (The Initiative for Software Choice Decomposed), ampiamente ripreso circa un mese dalla testata londinese The Register in occasione del lancio di Sincere Choice.
L’aria sembra surriscaldarsi anche a livello strettamente politico, quindi, a testimonianza dell’alta posta in gioco. Solo in California, ad esempio si è scoperto recentemente uno spreco di almeno 100 milioni di dollari per i sistemi informatici a sostegno dell’infanzia oltre all’acquisto di migliaia di licenze da Oracle poi dimostratasi del tutto inutili. Denaro dei contribuenti andato letteralmente in fumo. Ulteriore motivo per cui è nell’agone parlamentare che vanno convergendo le energie dei programmatori open source locali. Non a caso durante la Linux World di ferragosto a San Francisco è stato presentato il Digital Software Security Act (DSSA), proposta di legge di prossima presentazione al parlamento statale. Dove si prevede che la PA possa acquistare soltanto “software il cui codice sia aperto e disponibile.” Le varie agenzie potranno inoltre scegliere tra aziende rivali nel caso di contratti per la gestione e l’upgrade dei sistemi, anziché rimanere vincolati a fornitore originario del software.
Un’iniziativa, questa del DSSA, che trova supporto e complemento proprio grazie a quella analoga di Bruce Perens. La quale si pone come “una via di mezzo” tra le due posizioni in ballo. Anziché abbracciare la tesi più radicale del movimento open source — divieto assoluto di acquisto di software proprietario “closed source” da parte delle PA — Sincere Choice sostiene infatti che occorre stilare e seguire “una serie di linee-guida capaci di definire con la massima esattezza quali parti dell’infrastruttura informatica dello stato debba rimanere aperta.” Ci si riferisce in particolare alla inter-operabilità del software: formati e metodi di trasferimento dei file devono rimanere aperti e gratuiti. Un po’ come la e-mail, i cui diversi programmi proprietari sono basati su protocolli comuni che consentono comunque il libero scambio dei messaggi. Una soluzione elegante, mirata ad evita un inutile scontro frontale, quella proposta da Perens, uno dei pochi a vantare lunga esperienza nel mondo open source/free software
Facendo un po’ di storia veloce, Perens, programmatore Unix prontamente innamoratosi di GNU/Linux, già verso la fine degli anni ’80 aderì al piano politico di Stallman e della Free Software Foundation (FSF), iniziando a produrre distribuire software libero fin dal 1987. Già noto come creatore di Electric Fence, apprezzata utility Unix, più tardi divenne leader del gruppo di sviluppo di Debian per GNU/Linux, dopo l’abbandono di Ian Murdock. Ancora, quando nel 1998 Eric Raymond lanciò la Open Source Initiative (OSI), organizzazione mirata a monitorare il corretto uso del termine “open source” e a fornire una definizione adeguata del concetto per le aziende interessate a realizzare programmi propri, ingaggiò Perens per stilare il testo di tale definizione.
Da notare come in seguito Perens si sarebbe dimesso dalla OSI, esprimendo rincrescimento per il fatto che l’entità finisse per operare in opposizione a Stallman e alla FSF. Proseguendo comunque nelle sue attività di programmatore e soprattutto di “evangelista del free software,” come lo definisce qualche giornalista.
Riusciranno Perens e gli altri attivisti ad imporsi alle politiche proprietarie? È presto per dirlo, ovviamente. Resta però il fatto che, dopo essere stato amichevolmente licenziato da Hewlett-Packard, prossimamente Perens interverrà su questi temi in Danimarca e a una riunione del Mercato Comune Europeo, con contatti in corso per visite in Venezuela, Brasile, Perù. Oltre a frequenti viaggi in quel di Washington, DC (“almeno una volta al mese”) per informare e fare “lobby” sui parlamentari del Congresso. Come vanno facendo anche gli aderenti all’American Open Technology Consortium/GeekPAC, ennesima emanazione del giro open source. Intanto, sono oltre mille le firme di società e individui pervenute in appoggio all’iniziativa Sincere Choice. La quale, conclude Perens, “è una piattaforma politica, non un’organizzazione. Il mio personale obiettivo è proseguire l’opera di lobby…. voglio continuare a fare quello che sto facendo — tutto questo lavoro di evangelizzazione a favore della libertà e del software libero.”