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Apple 1999: tutte le novità presentate al MacWorld

11 Gennaio 1999

Apple 1999: tutte le novità presentate al MacWorld

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Da San Francisco, sede tradizionale del MacWorld, le strategie di Steve Jobs per una trasformazione radicale del mondo dei personal computer.

Se New York ha visto l’esordio del nuovo stile di Apple con il varo dell’iMac, San Francisco, sede tradizionale per il MacWorld, la manifestazione semestrale della mela iridata, ha ospitato il dispiegamento del progetto di Jobs per una trasformazione radicale del mondo dei personal computer. Chi si aspettava poco più che l’annuncio di due nuovi portatili, ha assistito al rilancio delle piattaforme professionali e ad una sfida per la fine del millennio (se non si potesse ancora dire per l’inizio del prossimo) condotta a colpi di nuove tecnologie.

Accanto ad una riproposta dell’iMac, le principali sorprese del MacWorld sono state la nuova linea di desktop, il sistema operativo per i server Mac OS X Server, e il consolidamento delle partnership, prima fra tutte quella con Microsoft.

iMac a misura d’uomo

Fragola, mirtillo, mandarino, uva e lime è il cabaret di colori che caratterizza i nuovi iMac, vestiti della stessa inconfondibile linea nella carrozzeria traslucida blu glaciale. La macchina che secondo gli analisti ha costituito il maggiore propellente per la ripresa di interesse dei consumatori verso l’oggetto-computer si rinnova all’insegna della personalizzazione. È Jobs stesso a suggerire il pensiero presunto dei consumatori: “Io non mi curo dell’oggetto materiale – ha detto – quello che sento è che voglio esprimere me stesso”. Il cuore invece cambia un po’: scompaiono le porte a infrarossi, mentre migliorano la scheda grafica, le dimensioni del disco (6 Giga contro i 4 di prima) e la velocità del processore (da 233 a 266 Mhz); non aumenta invece la dimensione della cache (il vero amplificatore di potenza della linea G3).

Non cambia il prezzo che per l’Italia sarà attorno ai 2 milioni e 4, mentre quello dei modelli precedenti, non ancora tolti dal mercato scende di più di 600 mila lire, portandosi a circa un milione e ottocentocinquanta mila lire (sempre Iva esclusa). Ecco come Apple ha risposto a quelli che sostenevano che la caduta dei prezzi degli iMac presso i grandi rivenditori trovasse il marketing dei produttori impreparato! Si preventiva, anzi, addirittura, un ulteriore calo dei prezzi per il mese di marzo, a confermare che per Apple iMac ha il compito di sbaragliare il mercato di base. Di queste macchine Apple stima di averne vendute circa ottocentomila, mentre valuta di piazzarne nella ripresa dell’anno altri quattrocentomila esemplari.

Chi sono gli acquirenti di una macchina unica e innovativa come iMac? Finalmente sembra che si possa tracciare un identikit. Si tratta in gran parte di nuovi arrivati del mondo Mac: di esordienti dell’informatica (32%) e di stanchi del PC IBM compatibile (13%). Per Jobs, poi, il 30% dei rimanenti è costituito da proprietari di altre macchine Apple per cui l’iMac è una soluzione alternativa o complementare.

Yosemite

La vera regina della manifestazione è stata tuttavia la nuova linea di soluzioni desktop già nota con il nome in codice di Yosemite. Fortemente influenzata sia nell’estetica che nell’orientamento tecnologico dal modello iMac, si presenta ad oggi come la proposta più potente, ma soprattutto coraggiosa per i suoi contenuti innovativi. Lo chassis dei nuovi G3 è molto simile a quello dell’iMac, come pure i monitor che vengono proposti in accompagnamento. Come l’iMac non monta il drive del floppy (ma VST Technologies ha presentato proprio in questi giorni un drive esterno per USB e iMac), carica le ROM nella RAM (invece che in apposite unità come i modelli precedenti) ed è dotata di due porte USB e di una Ethernet, ma anche di un’ADB tradizionale e di quattro slot PCI di espansione.

Ma ecco che da questo computer dalle dimensioni contenute e poco industriali, facile persino nell’apertura e nell’aggiornabilità delle componenti, spuntano le vere chicche di potenza e innovazione.

La velocità dei processori, innanzitutto, che seguendo la legge di Moore, continua ad aumentare, arrivando a toccare i 400 Mhz (ma con prestazioni molto superiori ai PII 450) con bus a 100 Mhz. La RAM che monta può supportare unità fino a 256 MB a 128 Mbit ciascuna, per un totale complessivo potenziale di 1 GB e la backside cache arriva a lavorare a 200 Mhz. La scheda grafica ATI rage a 128 graphic chip supporta l’accelerazione 2D e 3D, lavorando a 66 Mhz con una dotazione di 16 MB di SDRAM.

Soprattutto, però, fa il suo esordio nel mercato FireWire, il nuovo standard di connettività (IEEE 1394) brevettato da Apple e progettato con l’ausilio di Texas Instrument. Se USB lavora a 12 Mbps, surclassando le prestazioni di qualsiasi porta tradizionale che non sia SCSI, FireWire arriva a collegare fra loro fino a 63 periferiche, supportando cavi fino a 5 metri. Ma quello che più conta è che può lavorare a 400 megabits per secondo e può essere connessa a caldo con la stessa facilità con cui si inserisce il plug-in dell’apparecchio telefonico. Per questo le due porte FireWire di cui sono dotati i nuovi G3 sono il passaggio ideale per veicolare periferiche multimediali, prime fra tutte i camcorder (e non è un caso che tutte le case di sistemi di videoproduzione abbiano subito messo sul mercato numerosi apparecchi dotati di questo interfaccia).

L’altra grande finalità è costituita dalla connettività delle memorie di massa (hard disk, nastri, masterizzatori), come quelle presentate al MacWorld da Castlewood Systems. La mancanza di una porta SCSI potrebbe indispettire i non pochi utenti Macintosh che hanno una dotazione non indifferente di periferiche di questo tipo. Pertanto Apple ha previsto uno slot di espansione PCI proprio per una scheda SCSI aggiuntiva. Ogni acquirente potrà infatti, proseguendo con un modello di successo consolidato da un anno, collegarsi con l’Apple Store, presente finora in USA e in Gran Bretagna, ma già dalla fine di gennaio negli altri principali paesi d’Europa fra cui l’Italia, per scegliere il suo modello di riferimento e modificarne la composizione. Si direbbe anzi che i G3 sono fatti proprio per essere personalizzati, lasciando suggerire all’acquirente che l’acquisto ottimale è quello del kit di montaggio dell’Apple Store.

Ad esempio, i dischi sono generalmente di tipo ATA, come nel caso dei PC tradizionali, ma con pezzature che vanno dai 6 ai 12 GB. Tuttavia non manca la possibilità di montare dischi SCSI di tipo Ultra2 a 80Mbps. La velocità del processore può non essere così importante, ma si può comunque scegliere fra i 300, 350 e 400 Mhz, così come si può scegliere di sfruttare la potenza di 1 MB di backside cache o di risparmiare comprandone 512. Si può scegliere di montare un CD ROM 24x o un DVD 5x/32x. E così via. Così, a seconda di quello che si sceglie, i prezzi stessi si adegueranno a partire dai tre milioni di lire circa del modello base (300 MHz/512K/64MB/6GB/CD) alla decina di milioni e oltre del top della gamma, passando per il modello di riferimento (350 MHz/1MB/64MB/6GB/DVD) del valore di poco meno di tre milioni e ottocentomila lire. Non potrete tuttavia non abbinare i monitor che completino la linea, anch’essi in stile iMac, potendo scegliere fra un 17 o un 21 pollici tradizionale, oppure uno schermo TTF ultrapiatto, spendendo rispettivamente meno di uno, tre o due milioni di lire circa.

Mac OS X Server

Attendendo l’ormai prossima uscita di Mac OS 8.6 e quindi delle anteprime dell’OS X, caratterizzate dalla comparsa di un nanokernel che dovrebbe consentire una prima forma di multitasking reale e una maggiore protezione del sistema, potremo apprezzare l’esordio del progetto Rapsody con la piattaforma con cui NexStep in versione Mac OS X fa la sua apparizione limitatamente al mondo dei server. In molti pensano che si tratti più di delle prove generali per OS X che di un vero investimento nel settore da parte di Cupertino. Certo è che si tratta di una risposta forte al predomini di NT, sempre più minacciato dal mondo UNIX (che conquista una posizione sempre più forte nelle soluzioni server).

Nonostante possa funzionare anche in ambiente Windows, non si tratta certo di un prodotto nato per i PC e si propone piuttosto in concorrenza con il mondo Wintel. Non bastavano i concorrenti tradizionali, come Solaris, o quelli alternativi Open Source, come Linux, ci si mette anche Apple, con un sistema anch’esso dall’anima UNIX (ne sono una prova i primi applicativi compatibili, molti dei quali, come WebObject o come Apache Web Server, nati e cresciuti in quel mondo), principale eredità di NexStep. In più, a consolidare la posizione antagonista a Microsoft, in onore di quel Larry Allison, consigliere d’amministrazione Apple e CEO di Oracle, la strategia server di Apple si proclama tutta distribuita sul modello Java-oriented dei Network Computer (compito quest’ultimo a cui sembra poter mirare proprio l’iMac).

Destinatari potenziali di questo prodotto le imprese multimediali, l’editoria e le scuole, tutti mercati verticali da cui Apple stava per essere estromessa, almeno sul versante dei server di rete.
Come nello stile della casa, anche questo sistema operativo si distingue per la facilità di configurazione e di utilizzo. Non per questo il suo cuore è meno robusto, grazie al microkernel Mach e la tecnologia BSD 4.4. La sua architettura garantisce la memoria protetta e il più completo multitasking, oltre a un potente file-serving scalabile in grado di supportare migliaia di files aperti e diverse migliaia di utenti concorrenti.

Messo alla prova al MacWorld ha stupito per le sue prestazioni. Un solo server ha infatti trasmesso tre video separati su 50 diversi iMac. Ognuno di essi funzionava con il sistema operativo del server, ma lavorava con il processore proprietario, secondo l’originario concetto di un network computer che, mentre scaricava un intero programma Java-based lo elaborava in locale. Se il server, per un qualsiasi motivo andasse in crash, il client continuerebbe a funzionare come computer standalone; nello stesso modo non sarebbe possibile che il blocco di un client influenzi il funzionamento del server. La capacità di questo sistema di installare software in meno di 30 minuti lo rende particolarmente interessante nel mercato educational, in quanto facilita il compito dell’insegnante di gestire una rete di studenti in tempi accettabili. Mac OS X Server esige un sistema G3 con almeno 64 MB di RAM, 1 GB libero nell’hard disk e un lettore CD-ROM. Inoltre il suo costo non è dei più competitivi, essendo stimato attorno ai mille dollari.

Si rafforzano le partnership

Nonostante l’evidente concorrenza di taluni prodotti, come il server OS X, Microsoft è risultata essere uno dei principali partner del nuovo corso di Apple. In particolare la divisione Macintosh della casa di Redmond spicca per le sue iniziative. Da qualche giorno è infatti attivo un sito Microsoft interamente dedicato al mondo Macintosh chiamato Mactopia (http://www.microsoft.com/mac/default.htm).

Una prova della bontà del lavoro di questa divisione, non fosse bastato l’ottimo MS Office 98 per Mac, è data dal nuovo MS Internet Explorer 4.5, che si conferma sempre di più, non solo come il migliore browser per Macintosh (a detta di Jobs stesso), ma anche probabilmente come il più interessante in assoluto. È lo stesso group product manager per della Microsoft Macintosh business unit a precisare che “Non si tratta di un semplice porting delle funzionalità Windows in ambiente Mac. Attraverso tutti i nostri prodotti Mac potete trovare innovazioni disponibili solo sulla piattaforma Macintosh”. Il risultato di questo lavoro si vede, non solo dalla rifidelizzazione dei vecchi utenti, ma anche dallo sviluppo di una clientela dedicata, come nel caso del Giappone, dove MS Office 98 per Mac rappresenta il 20% delle entrate complessive nel solo mese di agosto 98.
È vero infatti che, al di là di certi termini e immagini comuni, non troverete nell’analogo prodotto per Windows nessuno dei tanti vantaggi del prodotto Mac, come il Download Manager o la possibilità di scaricare sotto forma di Web Archive in un unico file una pagina con tutta le sue componenti multimediali e le pagine ad essa collegate per un numero di livelli di approfondimento personalizzabile.

Nello stesso modo non potrete trovare nessuna delle novità introdotte dalla nuova versione, fra le quali spiccano l’integrazione delle funzioni di Sherlock, la tecnologia di ricerca su Internet dell’OS 8.5; oppure PageHolder, che consente di visualizzare in un frame separato l’intero elenco dei link presenti in una pagina, facilitando la navigazione nell’indice del sito; e neppure troverete la possibilità di sistemare il contenuto di una pagina Web per ottimizzarla all’interno di un foglio e consentirne una stampa ottimale basandosi sull’interpretazione del suo layout.

La tecnologia introdotta con Office per Mac di autoinstallazione ed autoriparazione del programma (compreso il ripristino dei files di sistema corrotti o rimossi) è stata introdotta anche in questo Explorer, che installerete semplicemente copiandone la cartella sull’hard disk e lasciando che si autoconfiguri al primo avvio. Per chi non fosse stato soddisfatto dalle prestazioni delle precedenti versioni, i managers della Macintosh Microsoft business unit sottolineano come queste siano raddoppiate e come ora il programma sia in grado di mostrare pagine Web archiviate in memoria fino a 30 volte più velocemente.

L’anno che verrà

Il 99 per Apple inizia sotto entusiasmanti auspici e tutta l’informatica guarda al MacWorld e a Cupertino con interesse ed entusiasmo, imparando dall’unica impresa del settore che ha ancora nuove tecnologie da proporre e lo fa con coraggio, anche contrastando le resistenze dei consumatori poco inclini a rivoluzioni comunque costose e impegnative. Apple mostra i denti sotto il profilo commerciale soprattutto per le strategie che mette in campo, dimostrando il potere visionario della sua nuova leadership e insegna dove occorre andare nella società dell’Informazionee come occorre capire, interpretare e tradurre in oggetti e progetti i desideri, più che dei tecnici, delle persone reali.

Facendo questo si riappropria tanto della sua clientela fedele, di quell’esercito degli innamorati della mela iridata che nessun’altra industria del mercato dell’IT può vantare. E loro, i clienti, capiscono, si entusiasmano, tornano a credere, orgogliosi della loro posizione d’avanguardia. Perché sembra proprio che Apple sia rimasta la sola che ha ancora qualcosa da dire e da inventare, in un panorama in cui sembrano tutti intenti a clonare e a conformarsi. Tutto questo ancora non basta.

È vero che nel 99 dovranno uscire ancora due soluzioni portatili, ma è altrettanto vero che il vuoto lasciato da Newton non sarà così facilmente colmato (anche se c’è chi sparge indiscrezioni su fantomatici progetti comuni con la divisione PalmPilot di 3Com); così pure continua a mancare una soluzione per i giochi, come quel Columbus di cui si era fatto parlare poco meno di un anno fa come di una consolle multimediale a largo spettro. Non si intravede ancora quella limpida e lucida strategia delineata da Jobs in una recente intervista, in cui annunciava che il mondo dei computer non era alla fine, ma solo alle porte dell’inizio della sua maturità, fatta, quest’ultima, di una pluralità d’oggetti che soddisfino i bisogni dei consumatori e soprattutto che inventino nuove possibilità e nuovi connubi improbabili, come quello nato in un garage della west coast da una coppia di ragazzi che vedeva il computer come uno strumento domestico, personale, una macchina per pensare e comunicare fatta a misura d’uomo.

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