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AOL compra Time Warner: la fusione vista da vicino

12 Gennaio 2000

AOL compra Time Warner: la fusione vista da vicino

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Il primo Internet provider del pianeta si compra il primo gruppo mondiale di comunicazione grazie a uno scambio di azioni del valore di 350 miliardi di dollari: la più imponente fusione mai realizzata. Siamo di fronte ad un ? Forse sì, anche se non è tutto oro quel che luccica

La prima cosa che è cambiata dopo la maxi fusione delle due società è stata la quotazione delle azioni della Time Warner in Borsa: più 50% subito dopo l’annuncio dell’accordo con AOL. Gli investitori hanno salutato in questo modo la decisione dei due gruppi di dare vita ad un colosso della comunicazione in grado di imporsi come leader mondiale incontrastato nel settore più promettente dell’economia. Il nuovo gruppo, battezzato AOL Time Warner, può contare già da ora su un giro d’affari di 30 miliardi di dollari e una capitalizzazione di 350 miliardi di dollari. Ma gli aspetti più interessanti dell’operazione sono, ovviamente, le prospettive future.

Questa fusione, come hanno sottolineato le due società, “creerà la prima impresa di comunicazione al mondo nel secolo di Internet. Sarà il primo fornitore mondiale di informazione, servizi di comunicazione e tempo libero”. E questo su diverse piattaforme: da Internet alla televisione via cavo, passando per la stampa tradizionale.

Gli azionisti di AOL, che riceveranno un’azione del nuovo gruppo per ogni azione posseduta, deterranno il 55% della nuova società. Quelli di Time Warner riceveranno 1,5 titoli di AOL Time Warner per ogni azione posseduta. In poche parole è stata AOL ad acquisire Time Warner e non viceversa.

La grande sfida della larga banda

La nuova società fornirà “una nuova piattaforma di distribuzione a banda larga per i servizi interattivi di AOL” grazie all’infrastruttura di Time Warner che è, insieme ad AT&T, il più importante operatore via cavo negli Stati Uniti. L’introduzione dell’accesso alla Rete a larga banda su tutto il territorio americano sarà la prima rivoluzione che la nascita del nuovo colosso porterà nella scena mondiale.

Le attività del nuovo gruppo spazieranno però in tutti i settori: giornali tradizionali, Internet e televisione. I marchi che fanno capo alla nuova società ne spiegano da soli le potenzialità: CompuServe, Netscape (acquisita nel ’98 da AOL), Warner Bors, Time, CNN, Sports Illustrate, People, HBO, TBS, TNT, Cartoon Network, Digital City, Warner Music Group, Spinner, Winamp (leader nel settore software per MP3), Fortune, Entertainment Weekly e Looney Tunes.

Il mondo sta cambiando

L’attuale CEO (amministratore delegato) di AOL, Steve Case, sarà nominato presidente di AOL Time Warner, mentre il CEO di Time Warner, Gerard Levin, diventerà direttore generale del nuovo gruppo. Ted Turner, fondatore della CNN e vice presidente di Time Warner, ha accettato di votare a favore della fusione. Attualmente possiede il 9% di Time Warner e sarà nominato Vice presidente di AOL Time Warner.

“È un momento storico – ha dichiarato Steve Case dopo l’annuncio della fusione – un nuovo media è finalmente passato all’età adulta. Noi abbiamo sempre detto che la missione di AOL era quella di rendere Internet altrettanto importante per la vita della gente che il telefono o la televisione, e forse anche di più. Adesso abbiamo la possibilità di realizzare questo obiettivo”.

Internet non sarà più la stessa

La prima cosa che cambierà profondamente con la fusione di AOL e Time Warner sarà Internet stessa. Questo per lo meno negli Stati Uniti. Uno degli obiettivi più importanti dell’operazione sembra essere infatti proprio la possibilità di “fornire accessi a Internet a grande velocità su tutto il territorio americano”, come sottolinea il comunicato ufficiale. Internet a grande velocità è senza dubbio la piattaforma ideale per ogni tipo di comunicazione, compresa la tanto attesa televisione on demand. Ma sarà anche la piattaforma ideale per un autentico decollo del commercio elettronico, un settore strategico nel quale AOL è già uno dei leader mondiali.

È definitivamente morta l’era del World Wide Wait, la grande attesa mondiale, com’era stata sarcasticamente soprannominata la Rete a causa della sua lentezza. Internet non sarà più, come oggi, prevalentemente testuale, per passare rapidamente ad un modello TV like, nel quale le immagini in movimento, avranno un ruolo predominante. La gente andrà sempre meno alla ricerca di informazioni e sempre più alla ricerca d’intrattenimento.

Siamo alla vigilia di un lungo processo che porterà a quella “convergenza dei media” dei quali in molti stiamo parlando da tempo. Una convergenza che potrebbe non riguardare solo Internet e TV, ma anche cinema, radio, giornali stampati: tutto.

Ma non è tutto oro quel che luccica

Le fusioni, soprattutto quelle gigantesche, non sempre si rivelano però dei buoni affari. Quanto meno comportano rischi ed effetti collaterali non desiderati e non previsti. In effetti, una fusione su due sfocerebbe, secondo quando scritto in questi giorni da Le Monde, in un fallimento. I licenziamenti che accompagnano quasi sempre questo tipo di operazioni, demotiverebbero i dipendenti che non sempre sono disponibili a seguire il percorso tracciato dai loro dirigenti. Così, molte delle fusioni annunciate proprio nel mondo dell’Information Technology in questi ultimi mesi, sono rimaste al livello delle buone intenzioni.

Infine c’è l’incognita dell’antitrust americano, molto attivo nel controllo del mercato come il caso Microsoft insegna. I giudici statunitensi guarderanno senza battere ciglio la nascita di un colosso in grado di controllare il settore della comunicazione o qualche collega del giudice Jackson ha già aperto un nuovo dossier sulla sua scrivania?

E in Italia?

La notizia della fusione tra AOL e Time Warner in Italia non è passata inosservata e tutti gli organi d’Informazionegli hanno dato ampio rilievo. Anche se, dall’ottica del Bel Paese, quanto sta succedendo negli Stati Uniti nel settore dell’Information Technology appare sempre più come un altro mondo. È proprio quanto ha affermato Cesare Romiti intervenendo ad un convegno all’università Bocconi. ”Posso solo fare i complimenti all’operazione americana – ha detto il presidente di RCS – vuol dire che ci sanno fare, è un altro mondo”.

Secondo Romiti, per portare avanti operazioni come queste, ci vuole molto coraggio. E molta lungimiranza, aggiungeremmo noi; forse quella che è mancata a RCS, Fiat e Ifil che non si sono accordate per una comune strategia Internet decidendo di andare avanti in ordine sparso. Fiat e Ifil con una serie di operazioni tra le quali il portale Ciaoweb; RCS con qualcosa che ancora tarda a vedere la luce. Se le strategie dei grandi gruppi nazionali rimarranno ancorate a queste logiche di cortile la prospettiva più probabile rimane quella di una sempre maggior colonizzazione dell’Italia da parte dei colossi statunitensi.

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